04 aprile 2008

Il sacerdozio comune dei fedeli

RISCOPRIAMO UN DONO NASCOSTO NEL TESORO DELLA CHIESA

L’arcivescovo, card. Dionigi Tettamanzi, nell’omelia tenuta durante la S. Messa crismale di Giovedì santo, ha sottolineato l’importanza della collaborazione di preti e laici nella Chiesa e per la sua missione. Qui di seguito ne riportiamo alcuni passi significativi.

1. La comune “dignità battesimale” dei fedeli (v. Lumen gentium n. 32
… «Se quindi nella Chiesa non tutti camminano per la stessa via, tutti però sono chiamati alla santità e hanno ricevuto a titolo uguale la fede che introduce nella giustizia di Dio (cfr. 2 Pt 1,1). Quantunque alcuni per volontà di Cristo siano costituiti dottori, dispensatori dei misteri e pastori per gli altri, tuttavia vige fra tutti una vera uguaglianza riguardo alla dignità e all'azione comune a tutti i fedeli nell'edificare il corpo di Cristo».
In particolare con il Battesimo si è configurati a Cristo sacerdote: il popolo di Dio, infatti, è popolo sacerdotale.
… Il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l'uno all'altro; infatti l'uno e l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano all'unico sacerdozio di Cristo. Il sacerdote ministeriale, con la potestà sacra di cui è investito, forma e regge il popolo sacerdotale, compie il sacrificio eucaristico in persona di Cristo e lo offre a Dio a nome di tutto il popolo; i fedeli, in virtù del loro regale sacerdozio, concorrono all'oblazione dell'Eucaristia, ed esercitano il loro sacerdozio col ricevere i sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con l'abnegazione e la carità operosa».
… Riascoltiamo di nuovo il Concilio: «I laici, come per benevolenza divina hanno per fratello Cristo, il quale, pur essendo il Signore di tutte le cose, è venuto non per essere servito ma per servire (cfr. Mt 20,28), così anche hanno per fratelli coloro che, posti nel sacro ministero, insegnando e santificando e reggendo con l’autorità di Cristo, svolgono presso la famiglia di Dio l'ufficio di pastori, in modo che sia da tutti adempiuto il nuovo precetto della carità. A questo proposito dice molto bene sant'Agostino: “Se mi atterrisce l'essere per voi, mi consola l'essere con voi. Perché per voi sono vescovo, con voi sono cristiano. Quello è nome di ufficio, questo di grazia; quello è nome di pericolo, questo di salvezza”» (Lumen gentium, n. 32).

2. La comunione corresponsabile
… il grande dono battesimale del sacerdozio comune dei fedeli fa luce sulla comunione missionaria, sprigiona forza e offre prospettive nuove e rinnovatrici …
… Davvero stupende sono le sorgenti della comunione nella Chiesa: essa scaturisce dall’accoglienza nella fede della parola di Dio e dal Battesimo – sacramento che ci inserisce nella stessa comunione trinitaria vissuta nel popolo di Dio – e trova la sua massima espressione e il suo continuo nutrimento nell’Eucaristia …
Solo collocandoci a questo livello fondamentale, prima di ogni distinzione, possiamo riscoprire la ricchezza unica e immensa della comunione ecclesiale, di cui è parte viva ogni singolo battezzato. E così possiamo e dobbiamo allargare enormemente gli orizzonti a cui guardare, nella condivisione con tutti gli uomini e le donne credenti nel Signore, tutti corresponsabili e tutti missionari.
In particolare, per noi presbiteri, la comunione dentro il presbiterio è certo un dono dello Spirito e un guadagno al quale non potremo mai più rinunciare. Nello stesso tempo non possiamo non chiederci: ma questo dono dello Spirito è proprio ed esclusivo dell’ordinazione presbiterale o è anche anticipato in qualche modo nel Battesimo e nella Cresima ed espresso in comune pienezza nell’Eucaristia? Può esistere una comunione presbiterale che non sia, necessariamente, espressione della comunione ecclesiale? E la comunione tra presbiteri, nel suo tipico aspetto ministeriale, non deve aprirsi ai diaconi e ai fedeli che, in forza del Battesimo, della loro vocazione e, talvolta, di un esplicito mandato del Vescovo si impegnano a collaborare in una comunione corresponsabile nel servizio pastorale rivolto ad una comunità cristiana?
… Anche le forme più diffuse – ma non per questo meno significative – di corresponsabilità pastorale, all’interno delle parrocchie, delle comunità pastorali, dei decanati, dovrebbero essere viste maggiormente come espressione di una profonda comunione. Penso in particolare ai Consigli pastorali …
Strettamente collegato con i temi della comunione e della missione – come vado sottolineando negli incontri con i Consigli pastorali e per gli affari economici durante le Visite pastorali decanali – deve essere considerato, come assolutamente necessario
e urgente, l’impegno per la formazione. La collaborazione corresponsabile infatti non si improvvisa affatto; al contrario, esige una formazione specifica, per i laici ma anche per i presbiteri. …
La comunione tra presbiteri e laici, poi, deve aprirsi a tutti i fedeli. Dobbiamo imparare a guardare anche a quello che riceviamo dalle nostre comunità e non solo a quello che diamo. Alludo alla testimonianza di fede di tanti, agli esempi di carità, di umiltà, di pazienza, di generosità e di fedeltà, al coraggio di alcune scelte professionali ed affettive, alla forza che alcuni sanno dimostrare nel momento della malattia e della morte. Siamo veramente aiutati, da tutta questa vita vissuta secondo il Vangelo da parte della nostra gente, molto di più di quanto pensiamo. E se in altre occasioni ho sentito il bisogno di richiamarvi, carissimi confratelli, alla grave responsabilità del ministero con le connesse fatiche, delusioni e incomprensioni, oggi sento in un modo più forte il bisogno di invitarvi a raccogliere anche la grazia e la conseguente gioia del vostro essere al servizio della gente. Sì, la gente ci ripaga, spiritualmente parlando, in modo più che abbondante!

3. Preti e fedeli laici insieme nel cammino verso la santità
Una comunione “allargata”, perché fondata sul Battesimo oltre che sul mangiare l’unico Pane e bere l’unico Calice, può portare a nuove forme di santità per le nostre Comunità, preti e fedeli laici insieme. Accenno solo ad alcune di queste possibili forme di santità “condivisa”.
La santità alla quale tutti siamo chiamati è quella di sempre: l'appartenenza al Signore che ci dona lo Spirito di Cristo. …

4. La forza missionaria di ogni battezzato
I Sacri Oli, che proprio in questa celebrazione dalla preghiera del Vescovo sono resi segni efficaci dell’azione santificante del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, partono dall’unica sorgente dell’Eucaristia che stiamo celebrando e da questa unica sede Cattedrale per rifluire in mille rivoli fino ad ognuna delle nostre comunità cristiane sparse in ogni angolo del vasto territorio della Chiesa ambrosiana. E da lì ancora saranno poi usati per ungere i corpi dei bimbi e degli infermi, dei ragazzi cresimandi e dei catecumeni adulti e le mani di coloro che vengono ordinati presbiteri... Spettacolo, questo, semplice e ricco di singolare suggestività teologica, spirituale e pastorale!
Mi piace leggere questa Eucaristia unitaria con l’immagine biblica del vino e dell’olio copiosi e traboccanti che fuoriescono dai calici e dalle ampolle per diffondersi nelle nostre strade e raggiungere le case degli uomini che abitano i nostri paesi e le nostre città e per risalire su su fino in cima ai condomini e alle torri, dovunque la nostra gente vive, ama, soffre, lavora, riposa, muore.
Questi oli non sono fatti per rimanere chiusi e ben custoditi nelle nostre sacristie, ma sono il profumo che si effonde sui nostri bimbi che rinascono alla vita nuova dall’acqua e dallo Spirito e la mirra che prepara i corpi dei nostri malati alla vita eterna. Sono i compagni di viaggio delle nostre visite alle famiglie e sono il balsamo che fortifica i nostri giovani, come atleti che si preparano alle lotte della vita.
Non siamo missionari soltanto noi, ministri ordinati che usiamo i santi oli. Sono missionari a pieno titolo anche tutti coloro che questi oli ricevono! Insieme, tutti insieme, diffondiamo il profumo di Cristo! …
In particolare ricordavo anche nella seconda tappa del Percorso pastorale che i cristiani – e in specie le famiglie cristiane – trasmettono la fede e l’amore di Cristo non solo quando rivestono qualche specifico compito o ruolo nelle comunità, ma per il semplice fatto di vivere da cristiani veri, gioiosi e seri, con un vissuto quotidiano che è frutto della grazia battesimale.
Anche l’impegno a ripensare e a ristrutturare le nostre comunità in un’ottica di “pastorale di insieme” ha assoluto bisogno di questa coscienza missionaria di tutti i fedeli. …
Guai a noi se dovessimo rinunciare alla forza missionaria, dono infuocato dello Spirito, che è insita in ogni battezzato!
Mi pare però di leggere una potente crescita del bisogno di identità cristiana nei nostri fedeli, in decisa controtendenza rispetto a quanto succedeva fino a una decina d’anni fa. Paradossalmente, o meglio provvidenzialmente, confido che sarà proprio la forte affermazione di identità dei seguaci di altre fedi religiose che incoraggerà i nostri battezzati a riconoscere la propria identità cristiana e a testimoniarla anche nella società diventata sempre più multiculturale e multireligiosa. E a testimoniarla, ovviamente, anche ai non cristiani: perché l’annuncio di Cristo, rispettoso e autentico, è per tutti, nessuno escluso: perché per tutti e per ciascuno Cristo è morto e risorto!
Pensiamo a quanti innumerevoli contatti “ordinari” hanno i cristiani laici: in famiglia, tra parenti, con colleghi di lavoro o di studio, tra amici, tra genitori dei compagni di scuola o di gioco dei loro figli, nei più diversi ambiti della vita economica, sociale, culturale,
politica… E’ tutto un tessuto, fittissimo e amplissimo, di relazioni interpersonali le più disparate, già costruite e in continua costruzione nel tempo… Un tessuto formidabile per le potenzialità che racchiude e per gli sbocchi che può avere… Ebbene, quando ci si renderà conto di condividere, grazie al Battesimo ricevuto, la missione di comunicare la fede e l’amore (traditio fidei et amoris), una forza meravigliosa e rispettosissima insieme potrà spargersi nei nostri quartieri e nelle nostre città e potrà così penetrare, rinnovandolo, nell’intimo dei cuori e contagiare la vita di ciascuno. …

5. A servizio del Vangelo e dell’uomo
Il sacerdozio comune dei fedeli è quindi un sacerdozio missionario rivolto all’esterno, a servizio del mondo e che realizza un culto che si esercita non solo nel tempio, ma lungo le strade, nei luoghi di incontro, di lavoro, di gioia e di sofferenza. E' un sacerdozio che viene prima delle differenze di carismi e ministeri specifici nella Chiesa. Da questo sacerdozio basilare ha origine e cresce la corresponsabilità di tutti i cristiani per la comune missione evangelizzatrice.
Quali conseguenze potrebbero sprigionarsi se la dottrina del sacerdozio comune fosse ben compresa, vissuta e valorizzata dai cristiani della nostra società pluralista dal punto di vista etnico, culturale, religioso? E nel contesto di una società ampiamente secolarizzata, indifferente, persino scristianizzata e senza validi riferimenti alla stessa razionalità umana?
Il sacerdozio battesimale è nell’ordine del fine, cioè il Regno di Dio nella sequela di Gesù, vero Dio e vero uomo, mentre il sacerdozio ministeriale rientra nell’ordine dei mezzi, come dice l’aggettivo che lo qualifica. Non è un bel rovesciamento? Sì. E’ un rovesciamento bello, perché porta tutti noi, preti ordinati e cristiani battezzati, alla serenità e alla gioia, quella dei servi “operosi” eppure evangelicamente “inutili”, cioè non decisivi, affidati all’azione unicamente risolutiva dello Spirito di Cristo nei riguardi della sua Chiesa chiamata a servire il Vangelo e l’uomo. ...

+ Dionigi card. Tettamanzi
Arcivescovo di Milano