10 ottobre 2008

Dal Ritiro spirituale degli Adulti tenutosi ad Albino il 27 e 28 settembre


Dal Ritiro spirituale degli Adulti tenutosi ad Albino il 27 e 28 settembre uu.ss. sul tema: «A TU PER TU CON SAN PAOLO: conoscere, amare e imitare Gesù con San Paolo», una partecipante ha pensato in modo originale alla conversione di Paolo sulla strada di Damasco narrata dal Santo medesimo in questa immaginaria “lettera-confessione”

Caro amico,
voglio aprirti il mio cuore e raccontarti in confidenza gli anni in cui “non ho vissuto”

Io, Saul, ebreo osservante, perfetto di fronte a Dio e agli uomini, un tantino presuntuoso e convinto che il mio agire fosse il più conforme ai voleri di Dio, ho dato letteralmente la caccia ai cosiddetti “cristiani”, colpevoli di non pensare a Dio come lo pensavo io.

Ogni volta però che arrestavo alcuni di loro, rimanevo perplesso: non mi insultavano, non mi minacciavano di castighi eterni, non mi guardavano con odio: anzi, pregavano per me!
Cercavano di darsi forza tra loro, chiedevano a Dio di sostenerli nella prova e pregavano tutti insieme.
Non era logico! Avrebbero dovuto essere violenti, vendicativi… invece... pregavano per me!

Poco alla volta una grande inquietudine si è fatta strada nel mio cuore: - e se ci fosse stato qualcosa di vero in quello che andavano dicendo?

A volte, ma attentissimo a non farmi riconoscere, mi avvicinavo a qualcuno che parlava di Gesù; di come era vissuto, del suo messaggio, di come era morto, di come l’avevano incontrato dopo la sua risurrezione… e una serie di domande continuava a risuonare nella mia testa:

Ma sarà poi vero che il Messia deve essere per forza un re distruttore di nemici?
E se davvero fosse questo il Salvatore promesso da Dio?
Se la salvezza passasse attraverso l’amore e non la violenza?

Ero molto confuso, ma mi ribellavo contro questa mia “debolezza”e così un giorno ho chiesto di compiere altri arresti a Damasco.

Mi sono messo in viaggio, ma… la strada era lunga… il sole cocente… e la mia bocca amara.
Ho pensato alla mia vita piena di violenze e di sangue: di colpo ne ho sentito tutto l’orrore.
Tutte le mie sicurezze sono svanite e mi sono ritrovato a terra, spento, come malato.
I miei compagni, perplessi e spaventati, hanno dovuto quasi trascinarmi a Damasco.
Mi sono rinchiuso in una stanza e non volevo né bere né mangiare, ma soprattutto non volevo vedere nessuno.

Dopo tre giorni, uno sconosciuto, un tale che si chiamava Anania, volle assolutamente parlarmi.
Disse frasi che in un primo momento non compresi, ma quello che capii benissimo era che mi chiamava fratello.
Eppure sapeva chi ero e che cosa avevo fatto!
…Ma ugualmente mi chiamava fratello….

In quel momento i miei occhi si aprirono e tutto fu chiaro: Gesù sarebbe stata la mia sola luce, la mia vita.


Ti abbraccio con il mio nuovo nome: Paolo…piccolo di fronte a Gesù