31 ottobre 2008

Famiglia e scuola: un’alleanza necessaria

Dalla terza tappa del Percorso Pastorale dell’Anno 2008-2009
«L’AMORE DI DIO È IN MEZZO A NOI: “Famiglia diventa anima del mondo”, ovvero la missione della famiglia al servizio del Vangelo, riportiamo il pensiero del nostro Arcivescovo su:

Famiglia e scuola: un’alleanza necessaria

Nell’impegnativo e affascinante compito di far cre-scere nella pienezza della loro umanità i propri figli, la famiglia non può fare a meno della scuola, proprio perché l’educazione è aprire alla relazione con gli altri, con la società. Anche se, per assurdo, una famiglia avesse tutte le competenze e tutte le conoscenze necessarie per far fare ai propri figli un percorso intellettuale analogo a quello scolastico, la scuola sarebbe comunque necessaria. Essa – al di là dei suoi limiti, a volte molto evidenti – rimane la principale risorsa formativa e culturale di cui la società oggi dispone.
La scuola, in realtà, esprime l’attenzione educativa di un popolo, trasmette alle nuove generazioni valori, sentimenti, emozioni, inclinazioni, conoscenze, ecc. che formano la tradizione di “sapienza” di una società, apre gli orizzonti a uno sguardo sul mondo intero e fa maturare le capacità di relazione, di pensiero critico e di decisione, indispensabili per la piena realizzazione del progetto di vita di ogni ragazzo e di ogni ragazza. La scuola deve dirsi uno dei patrimoni più preziosi di una nazione. Proprio per questo, la comunità cristiana non può non nutrire stima e amore per la scuola e per chi in essa lavora, e si sente chiamata a collaborare con loro in ordine al bene comune.
Il passaggio dall’ambiente della famiglia allo spazio sociale della scuola conduce a un particolare arricchimento personale, del tutto necessario. Nella scuola infatti si incontrano stili di vita, abitudini, mentalità differenti da quelli che la famiglia ha fin lì trasmesso in modo pressoché esclusivo.
Oggi poi l’incontro arricchente – ma anche non privo di problemi – con persone diverse è anche, molto spesso, l’incontro con etnie, lingue, tradizioni, religioni e abitudini differenti. E’ un fatto, questo, che merita una riflessione. Il fatto è che silenziosamente sta già avvenendo l’integrazione di moltissimi ragazzi stranieri proprio a partire dalla quotidiana esperienza comunitaria che si attua nelle classi scolastiche. Ognuno dei nostri figli, specie in tenera età, vanta nella cerchia delle sue relazioni un piccolo “amico” nato da genitori di etnie e culture profondamente differenti dalla nostra. E loro, i bambini, diversamente dagli adulti, prima di vedere una diversità etnica sono capaci di scorgere un loro simile, un bambino come loro, portatore degli stessi diritti… Così, sia la scuola che la famiglia, non possono non sentirsi maggiormente impegnate ad accompagnare questa esperienza di inserimento culturale e di integrazione sociale, spesso di non facile e immediata comprensione, ma necessaria per il bene, attuale e futuro, di tutti.
Non ci si può nascondere che da decenni la scuola italiana vive una situazione di disagio: i continui e sempre interrotti tentativi di riforma, la cronica carenza di risorse e di strutture adeguate, l’insoddisfacente riconoscimento della professionalità di chi in essa vi lavora con serio impegno e, viceversa, la trascuratezza e la mancanza di un responsabile intervento nei confronti di chi non svolge il proprio compito, e così via.
Questo disagio, che in certe situazioni si accentua sino a compromettere anche gravemente la possibilità di offrire ai ragazzi un percorso educativo sereno ed efficace, può portare a un rimpallo di responsabilità. Si sente allora dire – a seconda della parte che si fa “accusatrice” – che se la scuola va male la colpa è del governo e delle istituzioni; oppure è degli insegnanti che sono impreparati e inconcludenti; o del personale non docente che non fa il suo mestiere; o dei dirigenti che non sono capaci di coordinare e governare; o dei genitori che non seguono a casa i propri figli e non insegnano loro un minimo di disciplina; oppure dei ragazzi che “hanno la testa per aria”, sono continuamente distratti e diventano spesso protagonisti impunibili di fenomeni di “bullismo”; o ancora di quegli alunni “difficili” (spesso stranieri) che impediscono alla classe di proseguire nel programma; o della televisione e di internet che offrono modelli alternativi a quelli della scuola; o, infine, della società, questa specie di entità astratta che ha comunque tutte le colpe…
Considerazioni in tutto o in parte vere, ma l’accusa reciproca non porta lontano. Solo una vera alleanza tra tutti coloro che hanno a cuore l’educazione integrale delle nuove generazioni può far uscire la scuola italiana dalla crisi, in particolare l’alleanza tra genitori, insegnanti e operatori scolastici.