27 marzo 2009

Buona Pasqua, vita nuova!

Famiglie di San Barnaba,
il nostro cammino quaresimale si avvia verso “il gran finale” della Pasqua. Che vivremo con il desiderio che la memoria della risurrezione di Gesù ci inondi della potenza della Vita che vince ogni paura insieme alla morte.
È una festa di Pasqua che viviamo in un clima di incertezza perché non stiamo ancora “pagando” la crisi di cui si parla da mesi. È una crisi a macchia di leopardo: alcune famiglie sono toccate pesantemente (soprattutto pesa la mancanza di lavoro …), mentre altre procedono nella loro vita “normale” senza gravi contraccolpi. Purtroppo ci sono casi gravi in cui la lenta macchina dello Stato non riesce ad avere la necessaria tempestività per affrontare situazioni di emergenza. Va dato atto dell’ottimo impegno sia dei volontari del nostro Banco Alimentare che di quelli della Previdenza Sociale che cercano di “velocizzare” la ricerca di diversi “bonus” per le persone e le famiglie in grave disagio.
È questo allora il momento per mettersi sotto la croce, per amare in modo più generoso e riscoprire tutte le energie che sono in noi e tra noi! È questo il momento per stare davanti al sepolcro vuoto: lì si vede che ogni paura non ha più senso perché con Gesù Risorto ogni strada è aperta!
Proprio da qui nasce il mio augurio a tutte voi per la prossima festa del Risorto.
Questa Pasqua sia momento per sperimentare la forza dell’azione di Dio Padre: le crisi - soprattutto quelle più gravi e profonde - le affronta Lui con il suo Spirito … e Dio porta sempre successo con la mitezza e la carità!
Per le nostre famiglie sia tempo per sentire il respiro della speranza che solo Gesù Risorto dà!
Che sia momento per collaborare con tutta la Chiesa per vivere la missione di essere popolo della vita in mezzo a tanti segni di disperazione e di morte che ci vengono dalla società.
Che sia una Pasqua in cui Gesù Risorto “inserisca” nel nostro cuore la certezza che quanto facciamo con amore e passione è collaborazione a costruire il Regno con Lui: “rimbocchiamoci le maniche”, “sporchiamoci le mani”, diveniamo responsabili delle cose di questo mondo, ma con lo sguardo illuminato da Colui che è “Luce della Pasqua”.
S. Ignazio di Loyola suggeriva un impegno che mi pare dia un indirizzo a come vivere i frutti della Pasqua: “Agisci come se tutto dipendesse da te, convinto che tutto dipende da Dio!” Il Signore Gesù rinnova anche in questa Pasqua l’invito a partecipare alla sua Missione attraverso lo Spirito: guai a noi se continuiamo a omettere la nostra parte!
Buona Pasqua, fatta di pace, pace interiore e pace condivisa con familiari e vicini,
Fraternamente,

don Giorgio

LAVORI IN CHIESA

Da Martedì 14 aprile riprenderanno i lavori in Chiesa.

Per questo motivo le Eucaristie festive si celebreranno nei luoghi sotto indicati:

Sabato ore 18,00: in Centro Parrocchiale


Domenica ore 8,30 e 18,00: in Centro Parrocchiale

Domenica
ore 10,30: nel cortile dell’Oratorio

Inoltre si provvederà alla nuova sistemazione del Sagrato.

Rientreremo in chiesa Sabato 2 maggio.

In questo periodo i funerali si celebreranno presso la Parrocchia Maria Madre della Chiesa.

Per celebrare il Sacramento della Riconciliazione

Un aiuto prepararsi a celebrare il Sacramento della Riconciliazione (o Penitenza) in occasione della Pasqua

“… Agire secondo verità nella carità”

Lettera agli Efesini (cap. 4,15-32)
Fratelli, agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo. 16Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità.
17Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri, 18accecati nella loro mente, estranei alla vita di Dio a causa dell’ignoranza che è in loro e della durezza del loro cuore. 19Così, diventati insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza e, insaziabili, commettono ogni sorta di impurità.
20Ma voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, 21se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, 22ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, 23a rinnovarvi nello spirito della vostra mente 24e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità. 25Perciò, bando alla menzogna e dite ciascuno la verità al suo prossimo, perché siamo membra gli uni degli altri. 26Adiratevi, ma non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, 27e non date spazio al diavolo. 28Chi rubava non rubi più, anzi lavori operando il bene con le proprie mani, per poter condividere con chi si trova nel bisogno. 29Nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca, ma piuttosto parole buone che possano servire per un’opportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltano. 30E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione. 31Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. 32Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.

PREGHIERA DI PENTIMENTO
Confessiamo a Te, Signore e Padre nostro,
le nostre mancanze e le nostre incoerenze.
Noi sappiamo, Signore, che il peccato
non è tanto la piccola trasgressione,
che la debolezza umana ripete tanto spesso,
quanto la scelta di fondo nella vita di una persona,
vivere unicamente per se stessi, e non per i fratelli,
condurre la propria esistenza, nei vagoni chiusi dei propri interessi e piaceri.
Da ciò derivano tante noncuranze, indifferenze, connivenze,
come tante violenze, ingiustizie, oppressioni,
che sono le numerose facce del peccato,
a scuola, al lavoro, in famiglia, nella chiesa.

Peccato è infatti vivere da imboscati,
come se i problemi del mondo non ci riguardassero,
come se la parola "fratello" non avesse senso ai nostri orecchi.

Peccato è vivere soltanto nel guscio familiare e amicale,
murati dentro la propria casa e i propri affetti,
chiusi a doppia chiave in ciò che ci dà sicurezza,
ripiegati su se stessi e il proprio futuro.

Peccato è non essere solidali coi compagni di scuola, di lavoro,
e con chi lotta per una società più giusta,
pensando più ai propri vantaggi che al bene collettivo.

Perdonaci, Signore, questi peccati di omissione,
frutto delle nostre paure e dei nostri opportunismi.
E perdonaci pure il nostro sciocco orgoglio,
che non ci fa accettare chi è differente da noi,
che ci rende intolleranti in casa e fuori di casa,
che ci porta a giudicare gli altri in maniera spietata,
che ci fa essere razzisti verso i diversi, neri o bianchi che siano,
e verso chi, per qualunque ragione, abbiamo messo tra gli inferiori.

Signore, perdonaci perché con facilità diamo la colpa agli altri
dei nostri errori, pigrizie e vigliaccherie.

Ma noi speriamo in Te e nel tuo perdono.
Dinanzi a Te, non ha senso abbatterci,
qualunque siano le nostre debolezze e il nostro passato.
Il vero pentimento non consiste nell'avvilirci,
nel proclamarci peccatori e buoni a nulla,
nel riempirci di tristezza, di scrupoli e di paure.
Consiste, invece, nel coraggio di riprendersi, di ricominciare,
orientando, però, la nostra vita, sugli altri
Tu sei più grande delle nostre debolezze
e dei nostri ritardi.
Amen.

Completiamo la pubblicazione della bella e lunga lettera che don Renato Lavagnoli, ex direttore del Centro P. Vismara, ci ha scritto dal Kenia .

Nairobi, 11 febbraio 2009

Il 5 marzo passaggio di consegne della parrocchia da parte di Alves,
l’otto ingresso ufficiale, il dieci lui parte per l’Angola. Siete tutti invitati: si mangia pecora arrosto e magari costine di coccodrillo: una specialità. A proposito di arrosti qualche sabato fa hanno ammazzato due pecore e fatte alla brace (una meraviglia!) poi tutte le interiora le hanno fatto bollire per un paio di ore con tonnellate di peperoncino, peperoni, cipolle e pomodori. Ne è venuta fuori una brodaglia da odore e aspetto ESTREMAMENTE sgradevole ma dal gusto passabile: preparatevi!
In realtà ho un po’ di fifa: ci sono tante cose da fare e molti punti di domanda. Il non riuscire a parlare mi pesa, la pastorale è difficile, le abitazioni sono sparpagliate, la sera è pericoloso uscire … ma sono certo che la matassa si sbroglierà a suo tempo (c'è Qualcuno che ci sta lavorando ...). Penso a don Calabria (ma soprattutto a Matteo 6!) e mi tranquillizzo: “a ciascun giorno basta la sua pena”.

Questi ritmi tranquilli mi aiutano anche fisicamente, sto bene, sono addirittura ingrassato un po’! Il clima è abbastanza strano ma non brutto … per ora: il sole picchia duro, ma il vento è fresco e di notte la temperatura scende di un bel po’. I posti sono magnifici: andando a Nyahururu la scorsa settimana siamo passati dalla savana di Nakuru con le zebre a pascolare e i babbuini a ... grattarsi, alle piantagione di te e caffè sulle highlands, passando a due passi da crateri fantascientifici. Sembra di vivere in un film ... Nyahururu è una cittadina a più di 2500 mt. proprio sull'equatore. Un posto meraviglioso con una visione magnifica della Rift Valley, le cascate, il vulcano etc etc. Eravamo tutti i parroci della diocesi di Nakuru (una 60ina per 42 parrocchie e 350.000 cristiani circa) e l’amministratore apostolico (il vescovo è diventato arcivescovo di un’altra città e stiamo aspettando che Roma elegga il successore). È stato un incontro illuminante, sia per conoscere i preti che per capire il progetto pastorale. Fanno tantissima azione educativa (scuole, asili, sostegno ai ragazzi, ...) e attività sociale. L'evangelizzazione (a parte la catechesi ai bambini) è “affidata” ad alcuni gruppi e ad aspetti organizzativi (le comunità di base), oltre alla predicazione domenicale lunghissima!

Le ultime settimane sono state segnate dalla morte: meno di un mese fa un sacerdote italiano è stato assassinato da un ex seminarista che aveva finito filosofia l'anno precedente ed era poi uscito per una ragazza.
Insieme hanno tentato di rapinare il prete di quasi ottant'anni nel suo studio, è morto per la violenza. Qualche giorno dopo un autobus che tornava dai villaggi vicini a Nairobi si è scontrato con un camion, 28 morti (intere famiglie spazzate via); otto giorni fa ha preso fuoco un supermercato, le uscite erano bloccate per i continui furti, sono morte 23 persone; sabato poco lontano da Nakuru si è rovesciata un'autocisterna di benzina. Mentre la gente rubava il combustibile la cisterna è scoppiata: 130 i morti, una trentina i bambini delle elementari, ma quasi 150 sono ancora in ospedale, alcuni gravi con ustioni orribili. Inoltre è tanto che non piove e cominciano ad essere riportati i primi morti per denutrizione ... fame. Ci sono delle cose che fanno rabbrividire: la causa del gran numero di morti al supermercato e a Nakuru è dovuta che all'inizio dell'incendio nel supermercato la gente ha cominciato a correre DENTRO per portare via cibo e altre cose e sembra che la sorveglianza abbia bloccato tutto per evitare il saccheggio impedendo però in questo modo a chi era dentro di uscire fino a che è stato troppo tardi, così come la gente è corsa a rubare il combustibile dalla cisterna per rivenderlo (più di trecento persone!!). C'è questa grande parte della popolazione che sopravvive alla meglio abbagliata dal lusso di pochi e dall'illusione dell'arricchirsi. Così si mescola la fame con questa "speranza" mondana.

Domenica scorsa poi, tornando da Nyahururu, durante il viaggio siamo passati a fianco ad un incidente, un camion ha travolto un ragazzino in bicicletta che è morto di fronte a noi in un mare di sangue. Stiamo veramente vivendo con la morte a fianco!

Sento chiaramente che attraverso le vicende di questo tempo il Padre mi sta conducendo verso un bivio, che è tempo di rinnovare la scelta: "chi vuole essere mio discepolo, prenda la sua croce ...", anche se sono confuso, non capisco bene cosa fare …

Su un libro molto bello che ho letto su Edith Stein e Simone Weil c'era una frase di Michelangelo che mi ha rallegrato e che trovo profondamente vera: "Nella sua bontà il Padre ha dato un fratello alla speranza: il ricordo". E ricordo sia le meraviglie del passato, i miracoli visti, la testimonianza di tanti fratelli. Mi torna in mente anche la sera di Natale, come mi sentivo un po’ sperso. Già vi ho scritto che non c’è stata la messa di mezzanotte, ma con Luciano ho celebrato al Boys Ranch con alcuni dei ragazzi/e accolti. Dopo un forte senso iniziale di smarrimento, mi accorsi e sempre più mi accorgo ora della presenza di Cristo vivo e operante: nei ragazzi contenti perché ero là, nella presenza di Luciano e Alves ("non sono solo"), nel sacramento, come anche nel tempo per la scrutatio, la preghiera, il riposo che mi è stato donato in abbondanza ... Mi sentivo come il pastore del presepe napoletano (non so se ce l'avete presente, quello seduto in disparte incacchiato perché si aspettava tutta un'altra cosa e invece c'è solo un bambino come ne aveva visto un milione) che il Padre prende per mano e un po’ alla volta gli spiega le cose (tipo bimbo ritardato...). Beh, meno male che ha pazienza!

Spero proprio che il Padre continui a portar pazienza con me e mi lasci qui un bel po’! E così quando verrà a chiamarmi spero che mi trovi tra i poveri, così il giudizio sarà meno severo!

Scusate la lunghezza, appena comincio a lavorare mi raccorcio!

Un abbraccio fortissimo a tutti, Renato

PS: Mio indirizzo (cioè dove abito, ma non passa il postino!) è: St. John the Evangelist Parish, Muguga (Pipeline), Nakuru, Kenya.
L'indirizzo postale è: P.O. Box 3650 - 20100 Nakuru - Kenya.
Il cellulare (non abbiamo telefono fisso) è: +254716243239.
La mail: donrenatolavagnoli@gmail.com

don Renato

SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE

TEMPO PER ACCOSTARSI AL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE (CONFESSIONE)

Lunedì - Martedì - Mercoledì: dalle ore 17,30 alle ore 19,30
Giovedì: dalle ore 15,00 alle ore 19,30
Venerdì: dalle ore 9,00 alle ore 12,00
dalle ore 16,30 alle ore 19,30

Sabato: dalle ore 9,00 alle ore 12,30, dalle ore 15,00 alle ore 19,30

NON SI CONFESSA PRIMA DELLA VEGLIA PASQUALE E DURANTE LE SS. MESSE DEL GIORNO DI PASQUA

Appuntamenti da Domenica 29 marzo 2009

DOMENICA 29 marzo
«V DOMENICA DI QUARESIMA»
Lettura del libro del Deuteronomio (6,4a.20-25)
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini (5,15-20)
Vangelo secondo Giovanni (11,1-53
«Domenica di Lazzaro»


Lunedì 30 marzo
ore 21,00 presso il Centro Parrocchiale: Incontro degli Adolescenti.

Martedì 31 marzo
ore 20,45 «RICOLMI DELLO SPIRITO - La vita nuova in Cristo: La morale: corsa verso Cristo». Catechesi quaresimale tenuta dall’arcivescovo, card. Dionigi Tettamanzi, trasmessa da TELENOVA (e da Radio Marconi Mhz 94,8 alle ore 21,00).

Mercoledì 1 aprile
ore 15,00 presso il Centro Parrocchiale: Sacramento della Riconciliazione per la TERZA ETÀ.
ore 15,30 presso il Centro Parrocchiale: Servizio di Assistenza per pratiche previdenziali ed assistenziali.
ORE 20,45 VIA CRUCIS CITTADINA: PARROCCHIA S. MARIA NASCENTE (uscita MM1-QT8).

Giovedì 2 aprile
ore 21,00 presso la Parrocchia Ss. Giacomo e Giovanni: SCUOLA DELLA PAROLA GIOVANI «Maestro dove abiti?». L’incontro sul tema sarà guidato da don Augusto Bonora.

Venerdì 3 aprile
ore 8,00 in Chiesa: Via Crucis per i ragazzi delle Elementari.
ore 9,00 in Chiesa: Via Crucis.
ore 17,00 in Chiesa: Sacramento della Riconciliazione per i Pre-adolescenti (1a, 2a e 3a media).
ORE 21,00 IN CHIESA: CELEBRAZIONE COMUNITARIA DEL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE PER GIOVANI E ADULTI.


Sabato 4 aprile
ore 10,30 presso il Centro Parrocchiale: Catechesi dell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi del CIC2 e del CIC3.
ore 10,30 presso il Centro P. Vismara: «REGALIAMOCI UNO STOP.». Incontro decanale di spiritualità biblica: “Paolo: per me vivere è Cristo - 3”. Guiderà l’incontro don Santo Laffranchini.
ore 14,30 presso il Centro Parrocchiale: Catechesi dell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi del CIC2 e del CIC3.
ore 20,45 in Duomo: Veglia in Traditione Symboli per GIOVANI e 18nni (partenza dalla Chiesa alle ore 20,00).


DOMENICA 5 aprile
«DOMENICA DELLE PALME»
Lettura del profeta Zaccaria (9,9-10)
Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi (1,15-20)
Vangelo secondo Giovanni (12,12-16)

In questo giorno la Chiesa fa memoria dell’ingresso di Cristo in Gerusalemme, per portare a compimento il suo Mistero Pasquale. Perciò lo celebriamo con la processione solenne prima delle Ss. Messe.

ore 10,15 presso il Centro Parrocchiale: Benedizione degli ulivi, processione e poi S. Messa.
Nelle altre Ss. Messe: benedizione degli ulivi davanti all’ingresso della Chiesa, indi ingresso solenne.


Dopo la S. Messa delle ore 10,30 i PreAdolescenti e gli Adolescenti faranno visita ad anziani e malati della nostra comunità.

Lunedì 6 aprile
ore 8,00 in Chiesa: Preghiera per i ragazzi delle Elementari.
ore 17,00 in Chiesa: Sacramento della Riconciliazione per gli Adolescenti e i 18/19nni.

Martedì 7 aprile
ore 8,00 in Chiesa: Preghiera per i ragazzi delle Elementari.

Mercoledì 8 aprile
ore 8,00 in Chiesa: Preghiera per i ragazzi delle Elementari.

TRIDUO PASQUALE

GIOVEDÌ SANTO 9 aprile
«in cena Domini»

ore 9,30 in Duomo: Celebrazione della S. Messa Crismale.
ore 21,00 in Chiesa: Celebrazione dei Vesperi e della S. Messa «in cena Domini».
È un momento forte per la scoperta della centralità dell’Eucaristia nella vita della comunità e dei singoli.

VENERDÌ SANTO 10 aprile
«nella Passione del Signore»

ore 15,00 in Chiesa: Celebrazione della Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo. Adorazione della Croce. Solenne preghiera universale.
Il clima di silenzio, di ascolto della Parola di Dio e di preghiera individuale continuerà fino alle ore 23,00.
Dalle ore 21,00 alle ore 21,30 è previsto un momento comunitario di preghiera.


SABATO SANTO 11 aprile
Per tutta la giornata continuano l’adorazione della Croce e le Confessioni

ore 22,00 in Chiesa: Inizio della solenne Veglia Pasquale nella Notte Santa.
Nella Veglia Pasquale la Chiesa: celebra la liturgia della Luce (prima parte della Veglia); medita «le meraviglie» che il Signore ha compiuto per il suo popolo fin dall’inizio e confida nella sua parola e nella sua promessa (seconda parte: Liturgia della Parola); rivive, con i suoi membri rigenerati nel Battesimo, il giorno della Risurrezione (terza parte: Liturgia Battesimale); viene invitata alla mensa che il Signore ha preparato al suo popolo per mezzo della sua morte e risurrezione (quarta parte: Liturgia Eucaristica).


DOMENICA 12 aprile
PASQUA NELLA
RISURREZIONE DEL SIGNORE
Lettura degli Atti degli apostoli (1,1-8a)
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (15,3-10a)
Vangelo secondo Giovanni (20,11-18)

Gli orari della Ss. Messe sono i seguenti: 8,30 -10,30 -18,00


LUNEDÌ DELL’ANGELO 13 aprile
Solo due Ss. Messe: 9,00 - 18,00

Mercoledì 15 aprile
ore 15,00 presso il Centro Parrocchiale: Il nostro Gruppo della TERZA ETÀ incontrerà quello della Parrocchia Maria Madre della Chiesa.
ore 15,30 presso il Centro Parrocchiale: Servizio di Assistenza per pratiche previdenziali ed assistenziali.

Giovedì 16 aprile
ore 20,45 presso il Salone della Basilica di Sant’Ambrogio: Convegno diocesano dei Giovani sul tema: «Lavori in corso - Dalle Consulte alle Équipe di Pastorale Giovanile».

Venerdì 17 aprile
ore 18,30 presso il Centro Parrocchiale: Incontro dei Pre-Adolescenti (1a media).
ore 20,30 presso il Centro Parrocchiale: Incontro dei Pre-Adolescenti (2a e 3a media).

Sabato 18 aprile
ore 18,00 la S. Messa vigiliare verrà celebrata in Centro Parrocchiale.

DOMENICA 19 aprile
«II DI PASQUA»
Lettura degli Atti degli Apostoli (4,8-24a)
Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi (2,8-15)
Vangelo secondo Giovanni (20,19-31)

Le Ss. Messe delle ore 8,30 e 18,00 si celebreranno in Centro Parrocchiale, mentre quella delle ore 10,30 si celebrerà nel cortile dell’Oratorio


Dopo le Ss. Messe del mattino, in Oratorio si effettua la vendita dei prodotti del Mercatino Equo e Solidale.
Dopo la S. Messa delle ore 10,30, in Oratorio: Incontro dei Genitori dei ragazzi di 2a e 3a media.

DOMENICHE DA ORATORIO

Stefano Gatti, a nome del Consiglio dì Oratorio, lancia con la lettera che pubblichiamo un appello-proposta per realizzare nel prossimo mese di maggio l’esperimento di “Domeniche da Oratorio”

Ciao ragazzi.

Come in cantiere ormai da tempo, rispondendo ad una esigenza della comunità di S.Barnaba e ad un invito del Consiglio Pastorale, si è pensato nell'ultimo incontro del Consiglio di Oratorio di mettere in atto una presenza di genitori ed educatori durante alcune Domeniche pomeriggio.

Questo impegno vuole essere un modo semplice per far si che in oratorio ci sia un ambiente pronto ad accogliere, anche solo con la presenza, i ragazzi che desiderassero trascorrere lì il pomeriggio domenicale.
E non saremo soli! In questi pomeriggi ci saranno in oratorio anche famiglie che desiderano mettersi a disposizione.

L'invito è rivolto a tutti gli educatori, animatori e catechisti.
Non è richiesta nessuna organizzazione particolare ma solo una presenza attiva. E' una sorta di "esperimento"...

Metto in copia conoscenza anche le famiglie che hanno già ricevuto una mail da Luca della Giovanna, i membri del consiglio Pastorale e d'Oratorio e invito tutti a coinvolgere più persone in modo che il mese di Maggio possa avere Domeniche veramente "da Oratorio!"

Di seguito le date delle Domeniche, teniamo presente che il 24/5 c'è anche la festa dell'USSB.

- 26/4 (in concomitanza con l'eco corsa alla Cascina Campazzo)
- 3/5
- 17/5
- 24/5 ( festa dell'USSB)
- 31/5
- 7/6
Senza rispondere a tutti e sufficiente indichiate la vostra disponibilità a me e a Franz, mentre le famiglie possono darla a me e a Luca Della Giovanna.

Un abbraccio a tutti e buona Domenica!

STELLE O COMETE?

Testo liberamente tratto da Giorgio Compostella dal libro “ALLE SETTE CHIESE” scritto a ricordo di Fioretta Compostella

Nel firmamento della vita si può essere stelle o comete: le comete passano, le stelle restano.

C’è molta gente cometa. Sono così tanti protagonisti che brillano per qualche attimo sul palcoscenico della vita, e con la stessa rapidità scompaiono senza lasciare traccia.

Molti seguono le comete credendo di avere trovato l’astro che li guiderà, battono le mani al loro apparire, ma queste, dopo aver illuso molti, scompaiono per non tornare mai più.

Le comete non sono amici, giocano con i sentimenti umani, pensano ai loro interessi e non si innamorano di nessuno.
La solitudine e il pessimismo di tante persone è il risultato di una vita da comete o di chi ha creduto in loro, non hanno amicizie vere, non possono contare su nessuno.

Le stelle non vogliono essere passeggere, vogliono rimanere, essere presenti, essere luce, calore, vita.

È necessario creare un mondo di stelle per la vita della gente, su di loro si può contare, sono presenza, luce nei momenti oscuri, aiuto quando c’è debolezza, conforto nello scoraggiamento, calore per molti cuori.

Essere stelle in questo mondo con tante comete è una sfida, ma non siamo soli, guardiamo a quell’unica grande immensa stella che è Cristo Signore, Figlio di Dio, stella che brilla di infinito amore, bellezza, dono di sé, amicizia … per sempre ….

Puliamo Gratosoglio

13 marzo 2009

“Dio illumini gli occhi del vostro cuore…”

Famiglie di San Barnaba,
il nostro cammino quaresimale procede. Spero che nelle vostre case regnino la preghiera unita all’ascolto della Parola di Dio e la sobrietà che derivano dallo stile di penitenza che predispone alla conversione a Dio e all’amore più deciso verso gli altri.
Abbiamo iniziato questo tempo forte di Dio con un segno dello Spirito. Sul nostro cammino quaresimale è scesa la Benedizione di Mons. Giuseppe Negri che ha celebrato l’Eucarestia con noi, poche settimane dopo essere stato nominato Vescovo titolare di Blumenau (Stato di Santa Catarina). Una Benedizione che ci ha riempito di entusiasmo e di riconoscenza. È sempre bello avere tra noi Peppime che ci porta la sua freschezza e anche le sua “ansie pastorali”. Non dimentichiamolo e affidiamo sempre al Signore lui e il suo ministero in Brasile.
Nella scorsa settimana io ho vissuto con altri preti i miei Esercizi Spirituali presso Vicenza. È stato un momento molto significativo anche perché eravamo un trentina di confratelli nel Presbiterato e ci siamo incamminati “sulle orme di Paolo” ponendoci in ascolto della sua Lettera agli Efesini. È stato anche l’occasione per pregare per tutti voi, soprattutto per coloro che sono toccati da qualche bisogno particolare. In particolare ho chiesto per voi che “il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore” (san Paolo).
È nella scia di questa pagina della Lettera agli Efesini che vi ripeto il mio invito a “lottare” in questa Quaresima contro ogni forma di paura, che possa sorgere sull’onda delle sempre più incerte e drammatiche notizie che ci illustrano la crisi che stiamo pagando insieme a tutto il mondo. Se avessimo “gli occhi del cuore” di cui parla san Paolo la Quaresima diventerebbe occasione d’oro. Perciò…
Sia questo un tempo per “lasciarsi tentare dal diavolo” insieme a Gesù: lottare con Lui e come Lui nel deserto delle nostre certezze e sicurezze porta ad abbandonarsi al Padre di ogni misericordia e provvidenza, a diventare liberi da modi distorti di vedere la nostra vita e da pretese che sono dannose, ad avere un cuore sempre più magnanimo e disponibile.
Sia questo un tempo di responsabilità: rimbocchiamoci le maniche avendo fiducia di noi stessi, di quanto facciamo, degli altri (sono veramente tanti!) che condividono la nostra stessa fatica di costruire con amore e solidarietà in casa, nella scuola, sul lavoro, nella società.
Sia questo un tempo soprattutto per verificare qual è il nostro contributo a “far andar male le cose”: spesso non è un contributo negativo (nessuno di noi vuol fare il male!), ma basta evitare di fare la nostra parte e di “metterci del nostro”, è già pericoloso continuare ad essere “maggioranza silenziosa”. Proviamo con onestà davanti a Dio e agli altri ad ammettere i nostri peccati di omissione, a chiedere perdono a Dio e ad attendere lo Spirito santo che Gesù Risorto dona a chi crede in Lui e con Lui desidera un mondo diverso.
Sia questo un tempo per essere più grandemente generosi: per esperienza sappiamo tutti che è meglio affrontare i momenti di difficoltà non chiudendoci o “facendo quadrato” per difendere quanto abbiamo, ma la strada è quella di avere riguardo per chi paga di più e mettere in comune le risorse di tutti. Questa è la via che ci ha indicato Gesù e che ci suggerisce anche il Papa nel suo Messaggio per la Quaresima. Non dobbiamo avere paura a mettere in discussione e a rinunciare al troppo che distrugge prima di tutto la nostra mente, il nostro vivere… e anche “le nostre tasche”! Non si tratta di buttarlo via, ma di donarlo per avere di più. Sarebbe un guaio per tutti se in questi mesi imparassimo a diventare avari invece di donare con più generosità!
Sia questo prima di tutto e soprattutto un tempo in cui Gesù col suo Vangelo porti luce e speranza, consolazione e incoraggiamento, voglia di impegnarsi e collaborare con tutti per essere pronti a cantare insieme l’Alleluia della Pasqua.

Fraternamente
don Giorgio

Appuntamenti da Domenica 15 marzo 2009

DOMENICA 15 marzo
«III DOMENICA DI QUARESIMA»
Lettura del libro dell’Esodo (32,7-13b)
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi (2,20-3,8)
Vangelo secondo Giovanni (8,31-59)
«di Abramo»

ore 10,00 presso la Parrocchia Maria Madre della Chiesa: Incontro tra i ministranti di San Barnaba, della SAMZ e di Maria Madre della Chiesa (ritrovo davanti alla nostra chiesa alle ore 9,30).

Lunedì 16 marzo
ore 21,00 presso il Centro Parrocchiale: Incontro degli Adolescenti.
ore 21,00 presso il Centro Parrocchiale: Incontro dei 18/19nni.

Martedì 17 marzo
ore 20,45 «RICOLMI DELLO SPIRITO - La vita nuova in Cristo: La morale: cammino di santità». Catechesi quaresimale tenuta dall’arcivescovo, card. Dionigi Tettamanzi, trasmessa da TELENOVA (e da Radio Marconi Mhz 94,8 alle ore 21,00).
ore 21,00 presso la Casa Parrocchiale: Riunione del Coordinamento Liturgico.

Mercoledì 18 marzoore 15,30 presso il Centro Parrocchiale: Catechesi della TERZA ETÀ.
ore 15,30 presso il Centro Parrocchiale: Servizio di Assistenza per pratiche previdenziali ed assistenziali.

Giovedì 19 marzo «S. GIUSEPPE, SPOSO DELLA B.V.M.»ore 21,00 presso il Centro Parrocchiale: Riunione del Consiglio d’Oratorio..

Venerdì 20 marzo
ore 8,00 in Chiesa: Via Crucis per i ragazzi delle Elementari.
ore 9,00 in Chiesa: Via Crucis.
ORE 21,00 IN CHIESA: CELEBRAZIONE QUARESIMALE:VIA CRUCIS DEI GIOVANI.

Sabato 21 e Domenica 22 marzo in occasione della FESTA DEL PAPÀ
“Torte e pasta fresca per la gioia delle famiglie “Il ricavato della vendita verrà devoluto a padre Jomon, quale contributo per il sostegno delle iniziative caritative della sua Parrocchia “San Tommaso” di Hong Kong
DOMENICA 22 marzo
«IV DOMENICA DI QUARESIMA»

Lettura del libro dell’Esodo (33,7-11a)
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi (4,1b-12)
Vangelo secondo Giovanni (9,1-38b)
«Domenica di Abramo»

- Durante la S. Messa delle ore 10,30: Consegna del Vangelo ai ragazzi del 2° anno di Catechesi dell’Iniziazione Cristiana (CIC2). Successivamente ragazzi e genitori si troveranno al Centro Parrocchiale per il pranzo.
- Ore 15,30 in Chiesa: Domenica Insieme con i genitori e i ragazzi del 3° anno di Catechesi dell’Iniziazione Cristiana (CIC3).
- Ritiro spirituale dei PRE-ADOLESCENTI a MORTARA

Lunedì 23 marzoore 21,00 presso il Centro Parrocchiale: Incontro degli Adolescenti.
ore 21,00 presso il Centro Parrocchiale: Incontro dei 18/19nni.

Martedì 24 marzo
ore 20,45 «RICOLMI DELLO SPIRITO - La vita nuova in Cristo: Comprendere qual è la volontà del Signore». Catechesi quaresimale tenuta dall’arcivescovo, card. Dionigi Tettamanzi, trasmessa da TELENOVA (e da Radio Marconi Mhz 94,8 alle ore 21,00).
ore 21,00 presso il Centro Parrocchiale: Iniziazione Cristiana: Pastorale Battesimale e dei Ragazzi condotta da don Paolo Sartor, Responsabile del Servizio Catecumenato della Diocesi di Milano.

Mercoledì 25 marzo «ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE»ore 15,00 presso il Centro Parrocchiale: TERZA ETÀ: Recita deI Vespri e Festa dei Compleanni.
ore 15,30 presso il Centro Parrocchiale: Servizio di Assistenza per pratiche previdenziali ed assistenziali.

Venerdì 27 marzo
ore 8,00 in Chiesa: Via Crucis per i ragazzi delle Elementari.
ore 9,00 in Chiesa: Via Crucis.
ore 18,30 in Chiesa: Via Crucis di tutti i Pre-adolescenti (1a, 2a e 3a media).
ORE 21,00 IN CHIESA: CELEBRAZIONE QUARESIMALE: «MEDITAZIONE SULLA PASSIONE».

Sabato 28 e Domenica 29 marzo
Ritiro spirituale decanale dei 18/19nni e dei GIOVANI a MAGGIO (LC)

DOMENICA 29 marzo
«V DOMENICA DI QUARESIMA»

Lettura del libro del Deuteronomio (6,4a.20-25)
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini (5,15-20)
Vangelo secondo Giovanni (11,1-53
«Domenica di Lazzaro»

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA QUARESIMA 2009
"Gesù, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame" (Mt 4,2)

Cari fratelli e sorelle!

All'inizio della Quaresima, che costituisce un cammino di più intenso allenamento spirituale, la Liturgia ci ripropone tre pratiche penitenziali molto care alla tradizione biblica e cristiana - la preghiera, l'elemosina, il digiuno - per disporci a celebrare meglio la Pasqua e a fare così esperienza della potenza di Dio che, come ascolteremo nella Veglia pasquale, "sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l'innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti. Dissipa l'odio, piega la durezza dei potenti, promuove la concordia e la pace" (Preconio pasquale). Nel consueto mio Messaggio quaresimale, vorrei soffermarmi quest'anno a riflettere in particolare sul valore e sul senso del digiuno. La Quaresima infatti richiama alla mente i quaranta giorni di digiuno vissuti dal Signore nel deserto prima di intraprendere la sua missione pubblica. Leggiamo nel Vangelo: "Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame" (Mt 4,1-2). Come Mosè prima di ricevere le Tavole della Legge (cfr Es 34,28), come Elia prima di incontrare il Signore sul monte Oreb (cfr 1 Re 19,8), così Gesù pregando e digiunando si preparò alla sua missione, il cui inizio fu un duro scontro con il tentatore.

Possiamo domandarci quale valore e quale senso abbia per noi cristiani il privarci di un qualcosa che sarebbe in se stesso buono e utile per il nostro sostentamento. Le Sacre Scritture e tutta la tradizione cristiana insegnano che il digiuno è di grande aiuto per evitare il peccato e tutto ciò che ad esso induce. Per questo nella storia della salvezza ricorre più volte l'invito a digiunare. Già nelle prime pagine della Sacra Scrittura il Signore comanda all'uomo di astenersi dal consumare il frutto proibito: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire" (Gn 2,16-17). Commentando l'ingiunzione divina, san Basilio osserva che "il digiuno è stato ordinato in Paradiso", e "il primo comando in tal senso è stato dato ad Adamo". Egli pertanto conclude: "Il 'non devi mangiare' è, dunque, la legge del digiuno e dell'astinenza" (cfr Sermo de jejunio: PG 31, 163, 98). Poiché tutti siamo appesantiti dal peccato e dalle sue conseguenze, il digiuno ci viene offerto come un mezzo per riannodare l'amicizia con il Signore. Così fece Esdra prima del viaggio di ritorno dall'esilio alla Terra Promessa, invitando il popolo riunito a digiunare "per umiliarci - disse - davanti al nostro Dio" (8,21). L'Onnipotente ascoltò la loro preghiera e assicurò il suo favore e la sua protezione. Altrettanto fecero gli abitanti di Ninive che, sensibili all'appello di Giona al pentimento, proclamarono, quale testimonianza della loro sincerità, un digiuno dicendo: "Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire!" (3,9). Anche allora Dio vide le loro opere e li risparmiò.


Nel Nuovo Testamento, Gesù pone in luce la ragione profonda del digiuno, stigmatizzando l'atteggiamento dei farisei, i quali osservavano con scrupolo le prescrizioni imposte dalla legge, ma il loro cuore era lontano da Dio. Il vero digiuno, ripete anche altrove il divino Maestro, è piuttosto compiere la volontà del Padre celeste, il quale "vede nel segreto, e ti ricompenserà" (Mt 6,18). Egli stesso ne dà l'esempio rispondendo a satana, al termine dei 40 giorni passati nel deserto, che "non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4). Il vero digiuno è dunque finalizzato a mangiare il "vero cibo", che è fare la volontà del Padre (cfr Gv 4,34). Se pertanto Adamo disobbedì al comando del Signore "di non mangiare del frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male", con il digiuno il credente intende sottomettersi umilmente a Dio, confidando nella sua bontà e misericordia.

Troviamo la pratica del digiuno molto presente nella prima comunità cristiana (cfr At 13,3; 14,22; 27,21; 2 Cor 6,5). Anche i Padri della Chiesa parlano della forza del digiuno, capace di tenere a freno il peccato, reprimere le bramosie del "vecchio Adamo", ed aprire nel cuore del credente la strada a Dio. Il digiuno è inoltre una pratica ricorrente e raccomandata dai santi di ogni epoca. Scrive san Pietro Crisologo: "Il digiuno è l'anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno, perciò chi prega digiuni. Chi digiuna abbia misericordia. Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chi vuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica" (Sermo 43: PL 52, 320. 332).

Ai nostri giorni, la pratica del digiuno pare aver perso un po' della sua valenza spirituale e aver acquistato piuttosto, in una cultura segnata dalla ricerca del benessere materiale, il valore di una misura terapeutica per la cura del proprio corpo. Digiunare giova certamente al benessere fisico, ma per i credenti è in primo luogo una "terapia" per curare tutto ciò che impedisce loro di conformare se stessi alla volontà di Dio. Nella Costituzione apostolica Pænitemini del 1966, il Servo di Dio Paolo VI ravvisava la necessità di collocare il digiuno nel contesto della chiamata di ogni cristiano a "non più vivere per se stesso, ma per colui che lo amò e diede se stesso per lui, e ... anche a vivere per i fratelli" (cfr Cap. I). La Quaresima potrebbe essere un'occasione opportuna per riprendere le norme contenute nella citata Costituzione apostolica, valorizzando il significato autentico e perenne di quest'antica pratica penitenziale, che può aiutarci a mortificare il nostro egoismo e ad aprire il cuore all'amore di Dio e del prossimo, primo e sommo comandamento della nuova Legge e compendio di tutto il Vangelo (cfr Mt 22,34-40).

La fedele pratica del digiuno contribuisce inoltre a conferire unità alla persona, corpo ed anima, aiutandola ad evitare il peccato e a crescere nell'intimità con il Signore. Sant'Agostino, che ben conosceva le proprie inclinazioni negative e le definiva "nodo tortuoso e aggrovigliato" (Confessioni, II, 10.18), nel suo trattato L'utilità del digiuno, scriveva: "Mi dò certo un supplizio, ma perché Egli mi perdoni; da me stesso mi castigo perché Egli mi aiuti, per piacere ai suoi occhi, per arrivare al diletto della sua dolcezza" (Sermo 400, 3, 3: PL 40, 708). Privarsi del cibo materiale che nutre il corpo facilita un'interiore disposizione ad ascoltare Cristo e a nutrirsi della sua parola di salvezza. Con il digiuno e la preghiera permettiamo a Lui di venire a saziare la fame più profonda che sperimentiamo nel nostro intimo: la fame e sete di Dio.

Al tempo stesso, il digiuno ci aiuta a prendere coscienza della situazione in cui vivono tanti nostri fratelli. Nella sua Prima Lettera san Giovanni ammonisce: "Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l'amore di Dio?" (3,17). Digiunare volontariamente ci aiuta a coltivare lo stile del Buon Samaritano, che si china e va in soccorso del fratello sofferente (cfr Enc. Deus caritas est, 15). Scegliendo liberamente di privarci di qualcosa per aiutare gli altri, mostriamo concretamente che il prossimo in difficoltà non ci è estraneo. Proprio per mantenere vivo questo atteggiamento di accoglienza e di attenzione verso i fratelli, incoraggio le parrocchie ed ogni altra comunità ad intensificare in Quaresima la pratica del digiuno personale e comunitario, coltivando altresì l'ascolto della Parola di Dio, la preghiera e l'elemosina. Questo è stato, sin dall'inizio, lo stile della comunità cristiana, nella quale venivano fatte speciali collette (cfr 2 Cor 8-9; Rm 15, 25-27), e i fedeli erano invitati a dare ai poveri quanto, grazie al digiuno, era stato messo da parte (cfr Didascalia Ap., V, 20,18). Anche oggi tale pratica va riscoperta ed incoraggiata, soprattutto durante il tempo liturgico quaresimale.

Da quanto ho detto emerge con grande chiarezza che il digiuno rappresenta una pratica ascetica importante, un'arma spirituale per lottare contro ogni eventuale attaccamento disordinato a noi stessi. Privarsi volontariamente del piacere del cibo e di altri beni materiali, aiuta il discepolo di Cristo a controllare gli appetiti della natura indebolita dalla colpa d'origine, i cui effetti negativi investono l'intera personalità umana. Opportunamente esorta un antico inno liturgico quaresimale: "Utamur ergo parcius, / verbis, cibis et potibus, / somno, iocis et arctius / perstemus in custodia - Usiamo in modo più sobrio parole, cibi, bevande, sonno e giochi, e rimaniamo con maggior attenzione vigilanti".

Cari fratelli e sorelle, a ben vedere il digiuno ha come sua ultima finalità di aiutare ciascuno di noi, come scriveva il Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II, a fare di sé dono totale a Dio (cfr Enc. Veritatis splendor, 21). La Quaresima sia pertanto valorizzata in ogni famiglia e in ogni comunità cristiana per allontanare tutto ciò che distrae lo spirito e per intensificare ciò che nutre l'anima aprendola all'amore di Dio e del prossimo. Penso in particolare ad un maggior impegno nella preghiera, nella lectio divina, nel ricorso al Sacramento della Riconciliazione e nell'attiva partecipazione all'Eucaristia, soprattutto alla Santa Messa domenicale. Con questa interiore disposizione entriamo nel clima penitenziale della Quaresima. Ci accompagni la Beata Vergine Maria, Causa nostrae laetitiae, e ci sostenga nello sforzo di liberare il nostro cuore dalla schiavitù del peccato per renderlo sempre più "tabernacolo vivente di Dio". Con questo augurio, mentre assicuro la mia preghiera perché ogni credente e ogni comunità ecclesiale percorra un proficuo itinerario quaresimale, imparto di cuore a tutti la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 11 Dicembre 2008

BENEDICTUS PP. XVI

Dal Kenia don Renato Lavagnoli

Dal Kenia don Renato Lavagnoli, ex direttore del Centro P. Vismara, ci scrive una bella e lunga lettera di cui pubblichiamo una prima parte.
Nairobi, 11 febbraio 2009

Ciao!
anche stavolta la lettera l’ho fatta a pezzettini ed è risultata particolarmente incasinata … portate pazienza!! Appena comincio a lavorare sarò di certo più breve, se non più chiaro!!

Vi scrivo a pochi giorni dalla morte e dal funerale di don Gabriele.
Alcuni di voi non l’hanno conosciuto, per altri è stato il primo don del Vismara. Per me è un'altra parte (bellissima) della Congregazione che (come dicono gli alpini) "è andata avanti". Anche se perdere certi compagni di camminata (per quanto a distanza) rattrista, mi consola il fatto che è arrivato alla meta!

La prima novità è che quasi sicuramente né don Corrado, il superiore della casa di formazione dove sono adesso, né don Zaccarias, il prete angolano che aiutava in parrocchia torneranno qui. È probabile che passino a prendere i bagagli, ma poi saranno assegnati altrove.

Sono in arrivo, ma sulle date buio pesto, fratel Josè Rui dall’Angola per stare qui a Ongata Rongai (… credo …) e don Cristopher dall’India per dare una mano a Nakuru. Ho conosciuto Cristopher da seminarista quando ero in India nel 96. Anche per loro sarà comunque necessario un tempo per impratichirsi con la lingua locale … o meglio le lingue!!

Io continuo il mio tran-tran, la mattina alle sei e un quarto preghiera con la comunità. Per il resto prego, studio swahili (anche se nelle visite a Nakuru mi accorgo che la gente lo parla mescolato alla lingua locale, il kikuyo, che sarà il prossimo impegno linguistico una volta che finito con lo swahili). Verso mezzogiorno parto per la scuola, a tre quarti d'ora di strada, 20 in matatu, i pulmini che fanno da servizio pubblico, e 20 a piedi (giusto il tempo per il rosario!). Dall’una alle tre lezione con Esther, una teacher giovanissima (è nata 6 giorni dopo di me ...), pentecostale convinta, terrorizzata dagli spiriti (come grandissima parte della gente qui) e … kikuyo (è una tribù!). Dopo le lezioni mi fermo spesso a parlare con gli insegnanti, un momento importante per cercare di capire loro e questa gente. Lo staff è tutto pentecostale così abbiamo discussione infinite sia su differenze tra le due chiese (la salvezza, il matrimonio, il celibato per i preti, le scritture, il purgatorio …) sia su argomenti della cultura e tradizione keniota/africana (gli spiriti e gli stregoni, la concezione della donna e dei bambini, la poligamia) ... è una bella preparazione per la parrocchia! Stregoneria e tribalismo sono due aspetti della vita delle persone che hanno una grande rilevanza anche nell’esistenza quotidiana e con cui devo imparare a fare i conti, insieme a ‘pratiche’ poco cristiane come la poligamia e altre ‘tradizioni’. Nel distretto di Malindi (dove Briatore e company vanno al mare), hanno ucciso 14 vecchietti perché ritenuti stregoni. Un po’ più al sud in Tanzania danno la caccia agli albini perché indemoniati e un mese fa sempre in Tanzania hanno tenuto in prigione una capra sospettata di essere un ladro-stregone trasformatosi in animale per sfuggire alla cattura, etc., etc.

Tornando a me verso le 4 sono a casa, pranzo e poi con la scusa del gioco alleno il mio swahili (… o con la scusa dello swahili gioco?) con i bimbi di strada che sono qui al pomeriggio. Poi preghiera con la comunità religiosa, cena e lettura o studio o lettere. Alla sera no attività esterne. Uscire è pericoloso … Questo dal lunedì al venerdì. Invece nei week end alterno una visita a Nakuru (parto il venerdì pomeriggio torno la domenica pomeriggio) e uno a qui a Nairobi. Quando sono qui, il sabato pomeriggio vado a Buruburu, quartiere di Nairobi dove ci sono le comunità neocatecumenali.

L’eucaristia la celebrano tra le 5:30 e le sei perchè dopo le otto è pericoloso girare a piedi. Poi ceno da una famiglia (un’occasione d’oro per conoscere le persone … a gesti!), dormo al Centro neocatecumenale, colazione e lodi da un'altra famiglia, poi torno a casa. Finora nessun fuori programma tipo Kilimangiaro, ma … vediamo!

Quando invece vado a Nakuru gironzolo o partecipo a qualche incontro in parrocchia (se ci sono … è molto pacifica!), o parlo con Luciano e Alves. La domenica mattina celebro le due messe e poi riparto per Nairobi. Già lo sapete che la parrocchia si chiama st. John the Evangelist ed è a Muguga, poco prima di arrivare a Nakuru città. Dalla parrocchia dipendono tre cappelle (qui le chiamano outstations): Veronica, Lodge e Kyunguruya, a pochi chilometri di distanza. Le chiesette sorgono in mezzo alla campagna, che dove siamo noi è fatta di piccole fattorie (shamba) dove vivono un piccolo numero di famiglie disperse per i campi di mais, verdure e pascoli. Le fattorie, come tutte le case, sono recintate e all’interno c’è un cortile più o meno grande con l’orto, etc. La parrocchia (proprio al limite del secondo Parco Naturale del Kenya) non è povera (almeno non negli standard africani), anche se non mancano posti miseri. C’è chi abita in case di fango e bastoni, ma non c'è il degrado di Manila o dello slum di Nairobi a cui passo a fianco ogni tanto. Appena possibile costruiscono in pietra, una pietra vulcanica locale, leggera si lascia lavorare facilmente.

Mi sono già innamorato dei bambini: sono bambini "di campagna" timidi ma curiosi e con una pazienza infinita nel ripetermi le cose che non capisco (parlano un misto di kikuyo e swahili che per me è praticamente arabo!), poi mi prendono per mano e mi accompagnano a casa.

A circa un chilometro a piedi dalla parrocchia (composta di una grande Chiesa in fase di ultimazione [mancano gli interni], la chiesa vecchia trasformata in salone per le attività e la casetta [3 stanze + sala da pranzo e cucinino, dove abitiamo]) sorgono il Calabrian Shelter e il Boys’ Ranch creati da Luciano e dove lui lavora. Realtà piccole e semplici e Luciano è ben deciso a mantenerle tali: quasi tutte sono strutture in eternit, non ci sono le adozioni a distanza, ma arrivano provvidenze liberamente da amici e conoscenti, anche da qui.

(continua)

SPECIALE SAN PAOLO

LO SCANDALO DELLA CROCE

Temi della lettera
La lettera ai Corinzi è la più varia, la più ricca di spunti e di situazioni esistenziali, legata ad annotazioni storiche concrete che diventano per Paolo occasione di profonde considerazioni sulla vera libertà della vita cristiana alla luce dell’unione vitale con Cristo morto e risorto, luce che illumina tutte le situazioni, centro al quale si annodano tutti i problemi dell’esistenza; la chiave di lettura della lettera e il criterio su cui Paolo fonda le risposte ai quesiti che gli sono stati posti è la comunione di tutti i credenti in Cristo.
Il piano della lettera è semplice: tolto il prologo e la conclusione, il discorso segue in maniera piana il filo delle difficoltà e delle domande che sono state poste. Si parla di divisioni, di incesto, di tribunali pagani per liti sorte tra i cristiani, di fornicazione, di matrimonio e verginità, di carni immolate agli idoli, di comportamenti nelle assemblee religiose, di carismi e del loro uso, di resurrezione dei morti. Questa è la cornice entro la quale si svolge la missione di Paolo. Noi stasera commenteremo i primi due capitoli della lettera.

Indirizzo, saluti e ringraziamento (1Cor 1, 1-9)
Può essere utile per noi esaminare l’indirizzo della lettera prendendo come riferimento i personaggi e le loro relazioni. La scena è affollata: Paolo, Sostene, la chiesa, i cristiani, Dio, Cristo.
Paolo definisce i cristiani di Corinto “Chiesa di Dio che è in Corinto, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo”, sottolineando la comunione di tutti i credenti in Cristo, tema principale di tutta la lettera, che ci offre un primo e basilare insegnamento: ogni soluzione ai problemi della comunità che crei divisione, anche se al nostro spirito può sembrare la più intelligente, è sbagliata. La lettera segue con il ringraziamento, nel quale Paolo, a differenza di altre comunità, ringrazia solo Dio per la generosità dei doni che la comunità ha ricevuto, in particolare la conoscenza e la predicazione, ma non altrettanto per il modo in cui li ha accolti e li vive. Cioè ringrazia per ciò che Dio ha fatto ma non per quello che i Corinzi fanno. Ai cristiani di Corinto, tendenzialmente predisposti a forme di entusiasmo, che ponevano in ombra l’attesa del Signore, Paolo ricorderà che Cristo è già risorto ma loro ancora no. Il cristiano vive ancora nel frattempo cioè in attesa del suo ritorno: il Signore non si è ancora svelato e la pienezza non è ancora giunta ma Dio, che non lascia mai a metà il suo lavoro perché è un Dio fedele che mantiene le sue promesse, “ vi renderà saldi sino alla fine”. E questo non è un augurio ma una certezza, la vera ragione della gioia cristiana.

Divisioni nella chiesa (1Cor.1, 10-16)
Il primo problema che Paolo affronta è proprio la mancanza di comunione che si manifesta nella chiesa di Corinto, divisa in fazioni. Paolo indica quattro fazioni forse a titolo esemplificativo, quella di Paolo, di Pietro, di Apollo, di Cristo. Non si tratta di scuole teologiche nel senso moderno del termine ma di comunità personali, troppo legate al suo fondatore ed alla sua guida spirituale. La sopravvalutazione del fondatore rischia di mettere in ombra l’unicità della signoria di Cristo, ma “Cristo non può essere diviso”. Per Paolo questo è un grosso problema: le divisioni sono fondate su un presupposto erroneo: sulla retorica, sulla sapienza, sulla capacità del singolo predicatore pensando che nello scegliere il più bravo ci si possa avvicinare di più a Dio. I Corinzi dimostrano così una fede immatura, il loro modo di pensare non discende dalla novità di Gesù ma dal modo comune (mondano) di ragionare. Se ragionassero da adulti capirebbero che non c’è differenza tra chi pianta e chi irriga, perché ad agire è sempre e solo il Signore. Questo problema sarà ripreso ed approfondito in Cor 1,3.

La predicazione di Paolo (1Cor 1,17-31)
Ora Paolo interrompendo apparentemente il filo del discorso, svolge il tema della croce “potenza e sapienza di Dio”.
Tutto il discorso si regge su un’antitesi: sapienza del mondo/sapienza di Dio “stoltezza/potenza”. Di fronte al medesimo annuncio del Cristo crocifisso, le valutazioni sono capovolte: da una parte lo sguardo del mondo, dall’altra lo sguardo del credente “i chiamati”. Non è l’evento della croce che muta ma gli occhi che la osservano. È in discussione una comprensione di Dio. La preoccupazione di Paolo non è che la croce venga taciuta ma svuotata, depotenziata ad esempio affermando la necessità delle opere come facevano i missionari giudaizzanti, oppure usando abilità dialettiche per allargare lo spazio della resurrezione al punto di fare apparire scolorita la croce (ciò che conta è il Cristo Risorto, il Cristo Spirito, non il crocifisso), oppure riducendola a un simbolo del completo dono di sè (ciò che conta è la logica della croce, cioè la carità).
Per giudei e pagani il rifiuto della croce ha motivazioni diverse ma è ugualmente totale. Per i giudei la croce è “scandalo” perché contraddice la natura di Dio che può solo manifestarsi con i segni della potenza e non nella debolezza. Per il greco la croce è “insipienza”, totale irragionevolezza, insulto al buon senso (e questo vale anche per l’incarnazione e per la resurrezione). Per il greco Dio rientra in una conoscenza a cui si giunge con una propria ricerca mediante la disputa e l’argomentazione “esperti in dibattiti culturali” e quindi anche la verità di Dio è una conquista della ragione. Per il cristiano, per “i chiamati”, la croce e la sua predicazione sono ”potenza di Dio” perché mostrano la forza di un Dio che salva il mondo in totale gratuità servendosi di strumenti che sembrano debolezza; al tempo stesso sono “sapienza di Dio” perché rivelano il progetto salvifico di Dio di farci partecipare alla sua gloria “Gesù Cristo ci rende graditi a Dio”.
Fedele alla logica della croce, Paolo ha preso una decisione ferma: annunciare il Cristo crocifisso nella sua nudità, senza ricorrere a giri di parole né al prestigio degli uomini ma predicando in semplicità a gente semplice e senza importanza “non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne …”. Secondo la carne dice che si tratta di una sapienza mondana, ricca di conoscenze, di ricerche, ma nelle cose di superficie, non nell’unica cosa che veramente conta: la conoscenza di Dio. Infatti la maggioranza dei cristiani di Corinto è gente umile, di nessun conto sul piano culturale e sociale. Ed a questi si rivolge la predicazione di Paolo. È una prova di verità nella potenza del Vangelo: Paolo si dichiara convinto che non si tratta di un fatto casuale ma di una scelta di Dio. Dio ha “ chiamati” e scelto proprio costoro “chi vuole vantarsi, si vanti per quel che ha fatto il Signore”.

L’annunzio di Cristo morto in croce (1Cor. 2,1-5)
Paolo non pensa soltanto “all’evento”, pensa anche al suo annunzio, via per la quale la “croce” deve continuamente attualizzarsi. La “debolezza” della croce deve essere sempre presente nella predicazione e nelle scelte pastorali della comunità e deve obbedire a due regole fondamentali: fare della croce il centro della proposta, anche se questa scandalizza, anche se il mondo la giudica stoltezza e rimanere fedele alla sua logica che è ostinata fiducia nell’amore, nella libertà, nel rifiuto di ogni imposizione. La tentazione dei Corinzi (e in genere di ogni credente) è quella di sottrarsi alla debolezza della via di Dio, cercando altre strade per rendere più accettabile l’annuncio, mentre è solo nella piena accettazione di tale debolezza che può apparire la forza dimostrativa dello Spirito.

La sapienza di Dio (1Cor. 2, 6-7)
Dopo essersi opposto ad ogni tentativo di ridurre il vangelo a sapienza umana, Paolo si preoccupa di eliminare un equivoco. Le sue affermazioni non tolgono la possibilità di una vera sapienza cristiana, di una fede e di una teologia mature che consentano di penetrare più a fondo il mistero di Dio, senza però cadere nella tentazione di razionalizzarlo, ed allontanarlo dalla sua logica di fede, “non si tratta di una sapienza di questo mondo ma della misteriosa sapienza di Dio e del suo progetto di farci partecipare alla sua gloria”. Una sapienza che raggiunge i credenti attraverso il dono dello Spirito e che può essere donata solo a coloro che sono adulti nella fede, “uomini spirituali”.
C’è dunque una sapienza cristiana, una teologia, che non consiste nel sottrarsi alla debolezza della croce bensì nel capirla a fondo.

FAMIGLIA e LAVORO

Pubblichiamo l’ultima parte del documento “FAMIGLIA e LAVORO” predisposto a cura del Servizio Diocesano per la Vita Sociale e il Lavoro, nell’intento di offrire utili argomenti per la riflessione individuale e comunitaria


I valori che la famiglia porta nel lavoro

La marginalità.
Nella famiglia chi è debole non sa reggere se non è sostenuto.
Nel lavoro, a parte momenti di debolezza possibili a tutti, ci sono persone che hanno bisogno di essere sostenute. Penso ai portatori di handicap che la legislazione si impegna a inserire nel lavoro con una certa percentuale, ma penso anche alle persone fragili che non hanno riconoscimenti particolari da parte delle istituzioni, eppure soffrono per carattere, per difficoltà, per rifiuti, per forme subdole di crudeltà, innescando situazioni drammatiche di angoscia. Il mobbing sta aumentando sia per lo stress cui sono sottoposte le persone, sia per il rifiuto e la marginalizzazione imposta da dirigenti e colleghi.
Un’operazione intelligente è incontrare questi colleghi, mangiare normalmente insieme in mensa, non far mancare la propria attenzione e umanità. Incoraggiare e spesso difendere.

Insegnare.
In famiglia si insegna. E beate quelle famiglie che incoraggiano la volontà ingenua e infantile di voler imitare gli adulti nelle abilità dei grandi!
E’ fondamentale insegnare, a costo di vedersi rompere qualche piatto perché si vuol prendere il gusto e la soddisfazione di lavarli (desiderio troppo presto abortito), ed è altamente educativo prendere i figli con sé nelle cose belle che si fanno per allenarli anche al lavoro manuale, incoraggiando ad osare pur sotto il controllo di chi è adulto. Non a caso le realtà associative, che coinvolgono i ragazzi ad una vita di gruppo e ad esperienze di convivenza, sostengono un metodo educativo importante per allenare alla vita di adulti e al loro impegno nella realtà sociale e lavorativa.
E bisogna stare molto attenti alle nostre paure di adulti che influenzano, in modo paralizzante, i tentativi di autonomia dei propri figli.
Nel lavoro bisogna insegnare il lavoro con intelligenza e amicizia, svelare i segreti, individuare difficoltà di apprendimento, accogliere gli ultimi arrivati soprattutto se giovanissimi, con quella maturità che possono sviluppare, in situazioni difficili, un padre od una madre. E non basta insegnare un mestiere ma è importante suggerire valori, scoprire sensibilità, maturare stili di vita. Il vecchio film: ”Capitani coraggiosi” è sempre una fonte di aspetti educativi.

Parlare di lavoro.
In famiglia e nelle associazioni bisogna parlare dei successi, delle novità che sorgono, delle relazioni solidali che crescono, delle conquiste fatte. Ai propri figli si desidera offrire il meglio mentre, del lavoro, si ricorda con loro solo difficoltà, tensioni tra colleghi, disorientamento e scontri, pretese ed egoismi.
I ragazzi hanno bisogno, però, di capire che un lavoro è utile, che può diventare, addirittura, una benedizione ed una speranza. E’, comunque, una ricchezza che si interiorizza e non solo danaro che si guadagna. Negli oratori i ragazzi ed i giovani vanno iniziati alla vita di lavoro, poiché questa realtà costituirà l’ossatura della loro spiritualità giornaliera e lo spazio della propria maturazione cristiana.
Nel lavoro è necessario mantenere, anche nel linguaggio, un atteggiamento di responsabilità riconoscendo i problemi che spesso ciascuno si porta dietro e sapere ascoltare le difficoltà. Nel lavoro poi, spesso, sorgono tensioni che vanno affrontate con semplicità e pacatezza. Offendersi rovina l’ambiente e irrigidisce gli animi. In particolare, dovremmo saper scoprire i pregi ed i valori di ciascuno e sostenere con consigli adatti allo svolgimento delle proprie mansioni senza prevaricare.

… è passato il Carnevale 2009 ma ...


Oratorio Maria Madre della Chiesa


Quest’anno gli oratori di Gratosoglio hanno pensato di fare il carnevale “incontrandosi”, facendo intrecciare i cortei in maschera con relativi carri.
Volevamo stare “insieme” nella festa soprattutto in questi momenti per tutti un po’ più critici.
Allora perché no! Perché non ricordarci qualche decina d’anni fa della tradizionale processione nel quartiere con la Madonna … Ovviamente tutta un’altra cosa ma nello stesso concetto di essere Chiesa o meglio Comunità unità di credenti.
Seguendo come ogni anno la FOM (Federazione Oratori Milanesi) abbiamo “DATO I NUMERI” con gli educatori ed i preadolescenti, abbiamo tirato in piedi una pseudo- calcolatrice (vero frutto di mani non da professionisti).
Qualcun’ altro ha pensato ad assemblarla a muoverla a coordinare le manovre della manifestazione. E meno male che delle grandi mani femminili hanno pensato a chiacchere e the.
Bene può bastare così!

Aggiungo qui di seguito un breve scambio di e-mail del 02 marzo:

A Danilo, Stefano ecc.. (parr. Maria Madre della Chiesa)

Con voi ringrazio tutta la Comunità di MMdC della giornata di sabato scorso.
Se non ritorniamo, nella semplicità, a vivere ogni cosa come se fosse nuova, (proprio come fanno i bambini) non saremo veramente testimoni di Gesù Cristo.

ciao, buona settimana Roberto C.

Caro Roberto
siamo noi a dovervi ringraziare per la partecipazione e lo spirito di aggregazione e fratellanza mostrato durante tutta la manifestazione. Mi auguro vi sia la voglia di continuare a crescere e collaborare anche con iniziative.
Ti chiedo di organizzare un incontro presso la Vs. comunità,invitando chi ritieni opportuno,per scambiare personalmente sensazioni e commenti.
Grazie ancora a tutti voi per la splendida giornata che ci siamo regalati.

Danilo
… sentiamoci uniti prima del prossimo