13 marzo 2009

Dal Kenia don Renato Lavagnoli

Dal Kenia don Renato Lavagnoli, ex direttore del Centro P. Vismara, ci scrive una bella e lunga lettera di cui pubblichiamo una prima parte.
Nairobi, 11 febbraio 2009

Ciao!
anche stavolta la lettera l’ho fatta a pezzettini ed è risultata particolarmente incasinata … portate pazienza!! Appena comincio a lavorare sarò di certo più breve, se non più chiaro!!

Vi scrivo a pochi giorni dalla morte e dal funerale di don Gabriele.
Alcuni di voi non l’hanno conosciuto, per altri è stato il primo don del Vismara. Per me è un'altra parte (bellissima) della Congregazione che (come dicono gli alpini) "è andata avanti". Anche se perdere certi compagni di camminata (per quanto a distanza) rattrista, mi consola il fatto che è arrivato alla meta!

La prima novità è che quasi sicuramente né don Corrado, il superiore della casa di formazione dove sono adesso, né don Zaccarias, il prete angolano che aiutava in parrocchia torneranno qui. È probabile che passino a prendere i bagagli, ma poi saranno assegnati altrove.

Sono in arrivo, ma sulle date buio pesto, fratel Josè Rui dall’Angola per stare qui a Ongata Rongai (… credo …) e don Cristopher dall’India per dare una mano a Nakuru. Ho conosciuto Cristopher da seminarista quando ero in India nel 96. Anche per loro sarà comunque necessario un tempo per impratichirsi con la lingua locale … o meglio le lingue!!

Io continuo il mio tran-tran, la mattina alle sei e un quarto preghiera con la comunità. Per il resto prego, studio swahili (anche se nelle visite a Nakuru mi accorgo che la gente lo parla mescolato alla lingua locale, il kikuyo, che sarà il prossimo impegno linguistico una volta che finito con lo swahili). Verso mezzogiorno parto per la scuola, a tre quarti d'ora di strada, 20 in matatu, i pulmini che fanno da servizio pubblico, e 20 a piedi (giusto il tempo per il rosario!). Dall’una alle tre lezione con Esther, una teacher giovanissima (è nata 6 giorni dopo di me ...), pentecostale convinta, terrorizzata dagli spiriti (come grandissima parte della gente qui) e … kikuyo (è una tribù!). Dopo le lezioni mi fermo spesso a parlare con gli insegnanti, un momento importante per cercare di capire loro e questa gente. Lo staff è tutto pentecostale così abbiamo discussione infinite sia su differenze tra le due chiese (la salvezza, il matrimonio, il celibato per i preti, le scritture, il purgatorio …) sia su argomenti della cultura e tradizione keniota/africana (gli spiriti e gli stregoni, la concezione della donna e dei bambini, la poligamia) ... è una bella preparazione per la parrocchia! Stregoneria e tribalismo sono due aspetti della vita delle persone che hanno una grande rilevanza anche nell’esistenza quotidiana e con cui devo imparare a fare i conti, insieme a ‘pratiche’ poco cristiane come la poligamia e altre ‘tradizioni’. Nel distretto di Malindi (dove Briatore e company vanno al mare), hanno ucciso 14 vecchietti perché ritenuti stregoni. Un po’ più al sud in Tanzania danno la caccia agli albini perché indemoniati e un mese fa sempre in Tanzania hanno tenuto in prigione una capra sospettata di essere un ladro-stregone trasformatosi in animale per sfuggire alla cattura, etc., etc.

Tornando a me verso le 4 sono a casa, pranzo e poi con la scusa del gioco alleno il mio swahili (… o con la scusa dello swahili gioco?) con i bimbi di strada che sono qui al pomeriggio. Poi preghiera con la comunità religiosa, cena e lettura o studio o lettere. Alla sera no attività esterne. Uscire è pericoloso … Questo dal lunedì al venerdì. Invece nei week end alterno una visita a Nakuru (parto il venerdì pomeriggio torno la domenica pomeriggio) e uno a qui a Nairobi. Quando sono qui, il sabato pomeriggio vado a Buruburu, quartiere di Nairobi dove ci sono le comunità neocatecumenali.

L’eucaristia la celebrano tra le 5:30 e le sei perchè dopo le otto è pericoloso girare a piedi. Poi ceno da una famiglia (un’occasione d’oro per conoscere le persone … a gesti!), dormo al Centro neocatecumenale, colazione e lodi da un'altra famiglia, poi torno a casa. Finora nessun fuori programma tipo Kilimangiaro, ma … vediamo!

Quando invece vado a Nakuru gironzolo o partecipo a qualche incontro in parrocchia (se ci sono … è molto pacifica!), o parlo con Luciano e Alves. La domenica mattina celebro le due messe e poi riparto per Nairobi. Già lo sapete che la parrocchia si chiama st. John the Evangelist ed è a Muguga, poco prima di arrivare a Nakuru città. Dalla parrocchia dipendono tre cappelle (qui le chiamano outstations): Veronica, Lodge e Kyunguruya, a pochi chilometri di distanza. Le chiesette sorgono in mezzo alla campagna, che dove siamo noi è fatta di piccole fattorie (shamba) dove vivono un piccolo numero di famiglie disperse per i campi di mais, verdure e pascoli. Le fattorie, come tutte le case, sono recintate e all’interno c’è un cortile più o meno grande con l’orto, etc. La parrocchia (proprio al limite del secondo Parco Naturale del Kenya) non è povera (almeno non negli standard africani), anche se non mancano posti miseri. C’è chi abita in case di fango e bastoni, ma non c'è il degrado di Manila o dello slum di Nairobi a cui passo a fianco ogni tanto. Appena possibile costruiscono in pietra, una pietra vulcanica locale, leggera si lascia lavorare facilmente.

Mi sono già innamorato dei bambini: sono bambini "di campagna" timidi ma curiosi e con una pazienza infinita nel ripetermi le cose che non capisco (parlano un misto di kikuyo e swahili che per me è praticamente arabo!), poi mi prendono per mano e mi accompagnano a casa.

A circa un chilometro a piedi dalla parrocchia (composta di una grande Chiesa in fase di ultimazione [mancano gli interni], la chiesa vecchia trasformata in salone per le attività e la casetta [3 stanze + sala da pranzo e cucinino, dove abitiamo]) sorgono il Calabrian Shelter e il Boys’ Ranch creati da Luciano e dove lui lavora. Realtà piccole e semplici e Luciano è ben deciso a mantenerle tali: quasi tutte sono strutture in eternit, non ci sono le adozioni a distanza, ma arrivano provvidenze liberamente da amici e conoscenti, anche da qui.

(continua)