17 aprile 2009

UNA VEGLIA DEI LAVORATORI IN TEMPO DI CRISI

Don Raffaello Ciccone, Responsabile Diocesano del Servizio per la Vita Sociale e il Lavoro, ci fornisce alcuni spunti per la meditazione e la preghiera in preparazione a questo appuntamento.

Alla vigilia del Primo Maggio ci ritroviamo a pregare, quest’anno, tra lavoratori, nelle sette zone pastorali della Diocesi.
Ci accompagnano la parola e la preghiera del nostro Cardinale che ha desiderato che, in ogni realtà della diocesi, si sentisse il bisogno di aprire gli occhi e il cuore sul mondo del lavoro che ha bisogno di sobrietà, di giustizia e di solidarietà: di sobrietà per poter riprendere il senso dell’essenziale; di giustizia per riconoscere il diritto per tutti di un lavoro, sviluppando le proprie capacità, per dare, con il proprio contributo, un servizio alla comunità degli uomini e delle donne; di solidarietà per poter sperare di riprendere con maggiore fiducia un rapporto di riconoscimento e di fraternità che è sempre in pericolo, ed oggi più di prima.

Così si è espresso nell’omelia della notte di Natale: “Chiedo a tutti di rendersi protagonisti sul territorio di una lettura sapiente dei bisogni e di elaborare progetti intelligenti di aiuto, affinché chi perde il lavoro non perda anche la propria dignità”.

Il tempo della crisi di lavoro ci obbliga a ripensare alla nostra attività che occupa la maggior parte del tempo di adulti, durante la settimana.
Sentiamo il rischio delle aziende che chiudono, la fatica dei molti che hanno lavorato con contratto a tempo determinato: la crisi colpisce, prima di tutto, proprio loro a cui, nell’immediato, non si apre un orizzonte di fiducia.
Sentiamo il disorientamento di famiglie che non hanno garanzie o reti familiari che le sostengano.
Sentiamo che il costo della vita non è certo diminuito e quindi esige stipendi significativi a cui non corrispondono, per chi è fortunato, se non gli ammortizzatori sociali.
Sentiamo l’angoscia per chi non ha supporti riconosciuti dagli accordi sindacali, dagli aiuti istituzionali o dalla legge.

Pregare alla vigilia del Primo Maggio richiama il valore delle conquiste dei diritti umani nell’ambito del lavoro, conquistati negli ultimi due secoli e che ora rischiano di essere smantellati poiché si profila la tentazione del lavoro nero, dei rapporti illegali, dello sfruttamento per chi si accontenta di qualunque cosa, in alternativa al niente, del rifiuto dello studio e dell’aggiornamento poiché si diffonde la mentalità dell’inutilità di una competenza.

Pregare significa richiamarci al dono dello Spirito del Signore che vuole costruire un’umanità fiduciosa nella tenerezza del Padre. Con questa consapevolezza il mondo può sperimentare che ogni persona che si sente garantita, capace di progettare, di legiferare s’impegna per il bene comune, soprattutto nel rischio di disoccupazione.
Noi ci troviamo qui a pregare, insieme, ricordando tutti i nostri colleghi di lavoro, le nostre e le loro famiglie, le nostre e le loro speranze, i nostri timori e le loro angosce.
La preghiera ci accomuna e ci dà la forza.
Non chiediamo i miracoli di un lavoro che cresce: sappiamo che questo dipende da noi, dalla mentalità di coerenza e legalità, dalla responsabilità verso tutti e i beni di tutti, dall’impegno che metteremo nel risolvere scelte di vita, contributi al bene comune, superamento di privilegi e di particolarismi.

Preghiamo perché Tu, Signore, ci apra gli occhi su ciò che è giusto, su ciò che vale, su ciò che è sostegno e servizio.

Ti preghiamo perché non ci scoraggiamo, perché i sacrifici siano condivisi per sostenere anche chi fa più fatica di noi, per avere la forza di ascoltare la tua Parola e le tue scelte, terribilmente alte e profondamente vicine al nostro cammino nei momenti di bisogno.

Ti chiediamo che ci sia la pace poiché è in pericolo nei tempi della fatica e della miseria, che ci sia giustizia verso i poveri e i mondi poveri, ti chiediamo di capire qual è l’antidoto della violenza e del terrorismo poiché è il più prezioso segreto da scoprire in questi tempi.

Il Cardinale ce lo ha suggerito nella notte di Natale del 2008: “la sobrietà, la giustizia e la solidarietà”.