22 maggio 2009

SPECIALE SAN PAOLO

LA RISURREZIONE DI CRISTO E DEI CRISTIANI
(Prima Lettera di san paolo apostolo ai Corinzi – cap. 15)

Commento

Cristo morto è risorto (1-11)
Paolo, in questa lettera, ricorda in modo accorato ai fratelli di Corinto il messaggio di salvezza che egli ha annunciato loro, invitandoli a perseverare nella fede.
Egli sottolinea il fatto di essere il garante della fedele trasmissione dell’insegnamento evangelico ricevuto, di cui il nucleo essenziale è l’annuncio della morte e della risurrezione di Gesù.
Paolo afferma con forza che questi fatti non sono frutto di fantasia, bensì di quanto realmente accaduto, testimoniabile da molte persone ancora viventi che hanno incontrato il Signore risorto, anche più di una volta.
L’apostolo ribadisce per l’ennesima volta che il Signore Gesù non è morto a causa dei nostri peccati, ma per redimerci da essi, secondo il progetto di Dio, come testimoniano le scritture.

Credo nella risurrezione? (12-19)
Paolo affronta poi la questione della risurrezione dai morti. A Corinto alcuni affermavano che non esiste risurrezione dai morti.
L’apostolo, in modo categorico, afferma che non si può credere nella risurrezione di Gesù e negare la nostra risurrezione: se si nega la nostra risurrezione, si nega anche la risurrezione di Gesù; e se così fosse, sarebbe vana la nostra fede, inutili le nostre opere, senza senso la vita.

Gesù è primizia della nostra risurrezione (20-34)
Paolo richiama ora l’attenzione sull’annuncio della “buona notizia”: Cristo è risorto, primo tra tutti, nessuno è risorto prima di lui, e senza di lui nessuno può risorgere. L’annuncio dice che il Cristo è l’unico che, morendo, è arrivato a Dio; noi non possiamo arrivare a Dio attraverso la morte, se non uniti a Gesù Cristo.
E qui Paolo mette a confronto Adamo con Cristo: il primo portatore di morte, il secondo portatore della vita senza fine. Da Adamo è venuta la morte, da Cristo verrà la risurrezione, prima Lui, primizia di tutti coloro che sono morti, di tanti che in vita hanno creduto, amato, affrontato sofferenze, rinunce, persecuzioni per rimanere fedeli alla sua Parola.

Come risorgeremo? (35-58)
È Paolo stesso che pone l’interrogativo, per avviare il ragionamento e condurci, passo passo, a una comprensione, anche se limitata, partendo da un esempio concreto e bellissimo: l’esempio del seme.
Il seme non prende vita se non muore; quindi la morte è la condizione prima per rinascere, ma ciò che si semina non è quello che nasce. Infatti il seme contiene in sé la pianta futura, eppure la forma del seme è molto diversa da quella della pianta che nascerà.
Non è dal seme che io riesco a capire quale pianta nascerà; eppure quel seme produrrà solo quella pianta e crescerà diversa, profondamente diversa dal seme che ho piantato, eppure è la stessa cosa, è diversa ma deriva proprio da quel seme.
Con questa immagine Paolo tenta di presentare il senso della risurrezione, che, però, aiuta a capire come il corpo risorto sia profondamente legato al nostro io concreto, alla nostra personalità; quindi non un’altra cosa, anche se molto diverso da quello che è oggi.
A conclusione della lettera Paolo confida un grande segreto, come diciamo nel Credo: “il Signore verrà a giudicare i vivi e i morti”, quindi non tutti moriremo, ma tutti saremo trasformati esattamente come saranno trasformati i morti risuscitati.
Con la Risurrezione l’uomo corruttibile diventa incorruttibile, l’uomo mortale diventa immortale, realizzando così la vittoria completa e definitiva sulla morte, l’ultimo nemico che sarà annientato alla venuta del Signore.