14 maggio 2010

CATECHESI PER ADULTI Terzo incontro (Genesi 18,1-33)

ABRAMO
I passi nella fede

Giovedì 22 aprile presso il Centro Parrocchiale si è tenuto il terzo incontro di Catechesi degli “over 50”. Riportiamo, qui di seguito, il testo della relazione introduttiva.

ABRAMO
ISACCO, ISMAELE E LA BENEDIZINE DI DIO
Il Signore visitò Sara

Il testo del capitolo 21 introduce una grande svolta: la promessa divina della discendenza si adempie. Sara è visitata dal Signore della vita, che dona a lei sterile e a suo marito vecchio, un figlio: Isacco. "Allora Sara disse: motivo di lieto riso mi ha dato Dio".
Al ridere incredulo di Sara e Abramo di cui abbiamo letto nei capitoli 17 e 18, si sostituisce ora il riso di "Jahwè", cioè Isacco, espressione del "sorriso" del Signore che ha mantenuto e attuato la sua promessa.
E' una sottolineatura forte che l'autore vuole dare a questo figlio, è la buona notizia che viene portata ad Abramo.
Lasciamoci prendere dal fascino delle immagini, il fascino di questi due anziani, immusoniti e tristi perchè non hanno avuto quello che attendevano con tutte le forze e ad un certo momento la loro vecchiaia fiorisce e tornano a sorridere. E' l'immagine della visita di Dio, l'immagine simbolica della potenza di Dio che crea il sorriso.

Abramo chiama Isacco il figlio che era nato
Isacco cresce e giunge all'età dello svezzamento. Nell'antico Israele i bambini venivano svezzati intorno ai tre anni e questa data offriva un'occasione per una grande festa per la famiglia e per il clan.
Si festeggiava in effetti uno scampato pericolo per il piccolo che, data l'alta percentuale di mortalità infantile, superava la fase più pericolosa e aveva più probabilità di sopravvivere. Ma ciò comportava che da quel momento in poi il bambino era anche un soggetto giuridico e quindi in diritto di ereditare.

Scaccia questa schiava e suo figlio
A questa gioia e a questa festa il narratore contrappone ora una situazione di screzio.
Adesso che è nato Isacco, il figlio nel quale si realizzeranno tutte le promesse di Dio, sembra che Ismaele, il figlio della schiava Agar, non serva più, anzi costituisca un problema.
Egli non fa parte del progetto originale di Dio, ma è stato introdotto in esso da una "umana manomissione" di Sara ed Abramo.
Va ricordato che secondo il diritto mesopotamico, una sposa sterile poteva dare a suo marito una schiava per moglie e riconoscere come suoi i figli nati da questa unione.
" Sara vide che il figlio di Agar l'Egiziana, quello che lei aveva partorito ad Abramo, scherzava con il figlio Isacco".
Attraverso gli occhi malevoli di Sara notiamo che Isacco è il figlio, mentre Ismaele perde il suo nome, è privato della qualifica di figlio e declassato al livello di figlio della schiava.
E' trasparente il timore di Sara: se non viene preso qualche provvedimento drastico, fra qualche anno , quando i due ragazzi saranno cresciuti, Ismaele sarà considerato il figlio primogenito, quello che erediterà ed avrà potere e ricchezze, mentre Isacco non avrà nulla.
E' necessario convincere Abramo: "Scaccia questa schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco!"
Abramo non vorrebbe cacciarlo, perché Ismaele è suo figlio e ama anche lui, ma prende la decisione di allontanare Agar dopo aver sentito la voce di Dio " Non sembri male ai tuoi occhi questo ...ascolta la voce di Sara..."
Potrebbe sembrare facile condannare Sara perchè istigatrice del male ed Abramo perchè debole ed esecutore del male e forse difficile accettare questa parola di Dio, ma Dio rivela ad Abramo che l'atteggiamento ostile di Sara non gli impedisce di realizzare il disegno di salvezza:" Io farò diventare una nazione anche il figlio della schiava"

Va notato che la Bibbia non cerca di ingannarci su Abramo, facendolo sembrare "perfetto". Abramo, pur essendoci proposto come un "gigante della fede", rimane un povero uomo, debole e peccatore. Come tutti i grandi dell'Antico e del Nuovo Testamento, non è senza macchia, ma può essere riconosciuto come uno di noi, bisognosi del perdono di Dio.
E di errori il nostro patriarca Abramo in compagnia della sua donna Sara ne ha compiuti anche altri, in gran parte ascrivibili alla coscienza etica del tempo. Ricordiamo ad esempio l'episodio avvenuto in Egitto in cui egli, un po' per paura e un po' per convenienza, offre sua moglie al Faraone facendola passare per sua sorella.
Episodio che si ripete con Abimelech, re di Gerar."

Ma Dio ha una infinita capacità di perdonare gli errori dell'uomo e di integrarli nel suo mirabile progetto. Partendo da questi errori Dio è capace di trarre qualcosa di grande.

Alzati, prendi il fanciullo e tienilo per mano perché io ne farò una grande nazione
A questo punto del racconto emerge la figura di Agar.
Abbandonata nel deserto, Agar è la derelitta che Sara scaccia, che Abramo lascia partire senza ripensamenti e che Dio stesso sembra avere abbandonato.
Nel deserto Agar vaga disperata con suo figlio, un fanciullo e tutti e due morirebbero senza l'intervento di Dio.
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Ma il Dio di Agar è un Dio che va anche nei deserti, che prende le parti degli oppressi, un Dio che ascolta, che vede, che interviene. Egli invita la donna a "non temere" perchè ha ancora un compito grande nella vita: insegnare al figlio a camminare nel mondo. Agar si rialza e si mette in cerca dell'acqua di cui ora lei percepisce la presenza: il Dio che rimette in piedi indica che un'altra ripresa del cammino è possibile.
Agar, vittima dell'oppressione, ci riporta alla mente le troppo numerose vittime dell'intolleraza e del rifiuto delle diversità. Messa al margine, respinta,abbandonata, Agar è sostenuta dalla promessa che accompagna il bambino e nel momento più cruciale della prova fa l'incontro con Dio.

La figura di Agar ci lancia una sfida: quella di confidare in un Dio benevolo e liberatore il quale, al di la di ciò che tutti noi pretendiamo di dire in suo nome, salva dal timore, dalla vergogna e dalla disperazione, un Dio che riporta in essere la dignità e che dice ad ognuno di noi "io ti conosco per nome".

Dio fu con il fanciullo, che crebbe e abitò nel deserto
La tensione è finita, il ragazzo e la madre sono salvi ed incomincia per loro la vita di nomadi. Nel Paran, il deserto meridionale che conduce alla penisola del Sinai, Ismaele cresce vigoroso e battagliero: in mano ha l'arco con il quale va a caccia e si difende. In Ismaele si vede l'antenato degli uomini del deserto, gli Ismaeliti.
E' un invito a guardare a tutti i popoli come a fratelli benedetti da Dio.
Nella tradizione musulmana Ismaele ha una funzione di primo piano come antenato delle tribù arabe. Nella letteratura si parla della cacciata di Agar e Ismaele come di un fatto provvidenziale voluto da Dio.

San Paolo
Questo episodio come altri dell'Antico Testamento, viene presentato da S. Paolo come una preparazione alla venuta di Gesù, per dimostrare che la storia della salvezza dal'inizio dei tempi non si è mai interrotta.
In particolare, nella lettera ai Galati, le due donne rappresentano le due alleanze, L'Antico e il Nuovo Testamento. Ismaele, nato secondo la carne, cioè nato con le capacità umane, rappresenta gli sforzi religiosi umani. Isacco, nato per la promessa e quindi per la gratuita generosità di Dio è il segno della nuova alleanza, dell'intervento di Gesù che regala la salvezza e chiede solo di accettarla.