29 ottobre 2010

Santi per vocazione

LETTERA A TUTTI I FEDELI DELLA CHIESA AMBROSIANA
Anno pastorale 2010-2011 (2a puntata)

La parabola della carità che si dona

Nel Vangelo di Luca la parabola del Buon Samaritano è la parabola della carità, il frutto della Pasqua di Cristo.

Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?».

Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione.
Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui.

Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così» (Luca 10,25-37).

La tradizione spirituale ha sempre riconosciuto in quel viandante, percosso e abbandonato sul ciglio della strada, semplicemente l’uomo, l’adamo di ogni tempo, che nella vita terrena attraversa la sofferenza, la solitudineogni genere di difficoltà e di abbandono.

Il Buon Samaritano che gli si fa vicino è innanzitutto icona di Cristo, il Salvatore, che si china sulle piaghe dell’uomo di ogni tempo, di ogni razza e di ogni condizione. Gesù crocifisso rivela così la più alta espressione dell’amore del Padre, che san Carlo ha contemplato nella preghiera e sperimentato nella penitenza, e che ha amato concretamente, dando slancio e forza alla sua straordinaria opera di carità e di riforma della Chiesa.

Ma il Buon Samaritano è anche figura della Chiesa che, testimone della santità di Cristo, ancora oggi desidera ed è capace di chinarsi sulla sofferenza umana. La Chiesa, senza chiusure e senza egoismi, imita e ricerca la santità del suo Signore, in un continuo esercizio di carità pastorale dentro la comunità e in una appassionata vicinanza ad ogni necessità umana. C’è troppo individualismo ed egoismo anche in noi e nelle nostre comunità ed è forte la tentazione di non voler vedere i poveri, i nuovi poveri di oggi e le nuove necessità della crisi e del tempo presente.
San Carlo ci sproni a questa santità, lui che è stato capace di una fortissima conversione, uscendo dal suo mondo e dalla cultura della sua famiglia, facendosi debole per i deboli, per guadagnare i deboli e facendosi tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno (cfr 1Corinzi 9,22-23).

Il Buon Samaritano, infine, esprime la biografia di ogni cristiano, il quale imita la santità di Cristo, unico Salvatore, e raccoglie tutta la propria vita in un’unica grande vocazione, che si esprime nell’imparare ad amare come Gesù. Infatti, mediante la carità, la vita del discepolo raggiunge un fine eterno e va oltre la tentazione di vivere un’esistenza estremamente frammentata e rivolta all’immediata soddisfazione di sé. Sperimenta così il coraggio di gesti di autentica libertà e di amore pieno e definitivo per il bene degli altri.

SAN CARLO E LA CROCE DI CRISTO

Il “paradosso” della croce di Cristo

L’incontro con il Vangelo, che costruisce la santità della vita, oggi più che mai conserva e manifesta il suo carattere paradossale. Infatti, da un lato esprime la gioia dell’esistenza, dall’altro mostra la necessità del dono di sé fino a morire. La croce di Cristo, cioè il suo amore speso fino alla morte (cfr Giovanni 13,1), rappresenta il punto più alto e più critico del cristianesimo.
È proprio di fronte al discorso duro della croce che Gesù ha coraggiosamente detto ai suoi discepoli: Volete andarvene anche voi? Il Vangelo ricorda che da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui (Giovanni 6,66). La critica più forte e più acuta che il mito di un naturale e progressivo benessere, ricercato per se stesso all’infinito, pone al cristianesimo, verte proprio sull’affermazione della morte e della certezza della risurrezione. Una morte a cui non si vuole pensare e una risurrezione in cui non si riesce a credere.
Credi tu questo? (Giovanni 11,26), dice Gesù a Marta, sorella di Lazzaro, dopo averle rivelato: Io sono la risurrezione e la vita. Questa domanda interpella, ancora oggi, la coscienza di ogni cristiano e, sotto aspetti diversi, anche quella di ogni uomo.
Dai tempi di san Paolo a Corinto fino alla cultura contemporanea delle nostre città, la croce esprime il punto più provocante della fede cristiana e ne mette in luce l’apparente stoltezza e l’inevitabile scandalo: noi annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio (1Corinzi 1,23-24).
Oggi il rischio che corriamo, anche nelle nostre comunità, è quello di svuotare il cristianesimo dall’interno. Infatti, talvolta, da un lato lo affermiamo formalmente con le nostre parole e le nostre liturgie, dall’altro non vogliamo accettare che il benessere individuale o di parte, cioè lo star bene da soli, non sia secondo il cuore di Cristo.

La parola della croce deve scandalizzare di nuovo le nostre comunità, perché non possiamo pensare all’esistenza umana, ferita dal peccato e dalla morte, semplicemente come a un vitalismo di sensazioni immediate e gratificanti. Non possiamo coltivare uno stile di vita che eviti ogni disciplina personale contro l’orgoglio e l’egoismo, o che sia volto ad eliminare qualunque genere di sacrificio necessario in ogni amore cristiano.
Il fascino e il paradosso del Vangelo possono essere ancora ritrovati, soprattutto dalle giovani generazioni, solo attraverso l’esercizio di una nuova povertà, molta preghiera, una vera ricerca del significato delle cose, una grande onestà personale e politica e l’affermazione del bisogno di una nuova eternità.

Carlo Borromeo e l’amore al Crocifisso

San Carlo, nella preghiera, rivolge con insistenza lo sguardo al Crocifisso, ne è ferito in profondità e, spesso, le persone più vicine lo sentono gemere e lo vedono piangere.
Chiediamo la grazia di essere introdotti a condividere i sentimenti di san Carlo in preghiera, la sua concentrazione, l’intensità della sua partecipazione al mistero della morte di Gesù in croce, sorgente della vera carità.

Per me, per noi sarebbe una grazia grande che segna una vera e propria svolta nella vita: una preghiera che non sia solo adempimento di un dovere, continuazione di una buona abitudine, ripetizione di formule - anche belle -, pratica di riti celebrati con dignità e attenzione.
Ci vuole una preghiera come quella di san Carlo, una preghiera che conosce “gemiti e lacrime”, una vera relazione personale con il Signore Gesù, il Crocifisso: una preghiera che si fa intensa, appassionata, penetrante come una ferita feconda di amore.
San Carlo ha condiviso i sentimenti di Gesù, soprattutto quello di rimanere nella volontà del Padre fino al compimento, cioè al dono della vita per i suoi amici. Contemplando il Crocifisso, il Borromeo si è fatto buon samaritano nella sua Chiesa e nel suo tempo.
Ma noi viviamo un’esperienza di preghiera autentica quando diciamo le nostre preghiere in fretta e distratti, con il risultato di rimanere estranei ai sentimenti di Cristo? Se non siamo capaci di pregare, che cosa dobbiamo dire della nostra fede in Cristo?
(continua)

AAA. CERCANSI

Come ogni anno, facciamo appello alla tua disponibilità per essere Visitatore e portare gli auguri di Natale della Comunità alle famiglie dei nostri quartieri.
L’anno scorso si sono aggiunti 9 nuovi Visitatori, ma, nonostante ciò, non siamo riusciti a raggiungere tutte le famiglie.
Anche il nostro cardinale Dionigi Tettamanzi quest’anno ci invita a farci Visitatori, per fare conoscere Gesù e il Suo Vangelo a tutte le famiglie della Diocesi.
Contiamo su di te, il tuo aiuto sarà prezioso!

Se anche tu sei disponibile a fare il Visitatore o la Visitatrice puoi dare la tua adesione Sabato e Domenica 30 e 31 ottobre e Sabato e Domenica 6 e 7 novembre dopo le Ss. Messe.

Appuntamenti da Domenica 31 ottobre 2010

DOMENICA 31 ottobre
«II DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE»
Lettura del profeta Isaia (25,6-10)
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani (4,18-.25)
Vangelo secondo Matteo (22,1-14)

La S. Messa delle ore 18,00 non è la vigiliare di TUTTI I SANTI

LUNEDÌ 1 novembre «TUTTI I SANTI»
Lettura dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (7,2-4.9-14)
Prima lettera di san Giovanni apostolo (3,1-3)
Vangelo secondo Matteo (5,1-12)
Ss. Messe: ore10,30 - 18,00

Martedì 2 novembre
«Commemorazione di tutti i fedeli defunti»
Sante Messe per tutti i defunti – con ricordo particolare per i morti nell’anno
Maria Madre della Chiesa: ore 9,00 e ore 21,00
San Barnaba: ore 10,30 e ore 21,00
al Cimitero di Ponte Sesto: ore 15,30 (preceduta dal rosario)

Mercoledì 3 novembre «S. Martino de Porres, religioso»
ore 15,00 in Centro Parrocchiale: Tombolata della TERZA ETÀ.

Giovedì 4 novembre «S. CARLO BORROMEO, VESCOVO»
ore 21,00 presso la Parrocchia di S. Maria delle Grazie al Naviglio: Scuola della Parola dei 18/19nni e dei Giovani.

Venerdì 5 novembre
ore 15,30 in Chiesa: Adorazione Eucaristica.
ore 18,30 in Oratorio: Catechesi dell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi del CIC4.
ore 20,30 in Oratorio: Incontro dei Pre-Adolescenti (2a e 3a media).

Sabato 6 novembre
ore 10,30 in Centro Parrocchiale: Catechesi dell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi del CIC2 e del CIC3.
ore 14,30 in Centro Parrocchiale: Catechesi dell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi del CIC2 e del CIC3.
ore 19,00 a Maria Madre della Chiesa: Incontro degli “operatori pastorali della carità” della Comunità Pastorale MMC e SB.

DOMENICA 7 novembre
«NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO»
Lettura del profeta Daniele (7,9-10.13-14)
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (15,20-26.28)
Vangelo secondo Matteo (25,31-46)
«GIORNATA DIOCESANA DELLA CARITAS»

ore 10,30 in Chiesa: durante la S. Messa verrà conferito il Mandato a tutti gli operatori pastorali della carità.
ore 16,00 presso la Parrocchia di S. M. delle Grazie al Naviglio: Incontro decanale di preghiera e testimonianza a cura della Caritas decanale per gli operatori pastorali della carità «Va’ e fa’ anche tu lo stesso», con testimonianza di p. Clemente Moriggi, Direttore del Dormitorio di via Saponaro.

Lunedì 8 novembre
ore 15,00 a Maria Madre della Chiesa: Incontro comunitario dei Gruppi della TERZA ETÀ.
ore 21,00 in Chiesa: Incontro degli Adolescenti.
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: Incontro dei 18/19nni.

Giovedì 11 novembre «S. Martino di Tours, vescovo»
ore 19,15 in Centro Parrocchiale: Catechesi degli Adulti «CHI CERCATE? : Cana di Galilea» (Gio 2,1-11). Seguirà cena frugale.
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: Catechesi degli Adulti «CHI CERCATE? : Cana di Galilea» (Gio 2,1-11).

Venerdì 12 novembre
ore 18,30 in Oratorio: Catechesi dell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi del CIC4.
ore 20,30 in Oratorio: Incontro dei Pre-Adolescenti (2a e 3a media).

Sabato 13 novembre
ore 9,30 a Maria Madre della Chiesa: “Roveto ardente”. Catechesi degli Adulti «CHI CERCATE? : Cana di Galilea» (Gio 2,1-11).

DOMENICA 14 novembre
«I DOMENICA DI AVVENTO»
Lettura del profeta Isaia (51,4-8)
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi (2,1-.14)
Vangelo secondo Matteo (24,1-31)
ore 15,30 in Centro Parrocchiale: Incontro dei genitori e dei ragazzi del CIC1.

COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI

2 novembre 2010

Signore Dio nostro
con la morte del tuo Figlio Gesù
tu hai vinto la morte
e con la resurrezione
tu ci ridai la vita.
Sii in mezzo a noi in quest’ora dolorosa
in cui piangiamo la morte dei nostri cari.
Accogli la loro anima nella tua pace.
Aumenta la nostra fede!

Noi sappiamo che chi non è più con noi
a questa mensa
non è lontano da noi
perché ha creduto e sperato in te.
Fa’ che ci uniamo tutti un giorno
alla tua mensa del cielo.
Tu che dai vita a tutti i defunti
e regni per sempre nei secoli dei secoli.
Amen.

In tutte le Ss. Messe verrà fatta memoria dei sottoelencati fedeli della nostra Comunità deceduti a partire dal 2 novembre 2009 a tutt’oggi, per affidarli alla infinita misericordia di Gesù, che è morto sulla croce per la remissione dei peccati e per la nostra riconciliazione al Padre.

IL PAPA SCRIVE ALL'ARCIVESCOVO

il VII Incontro mondiale si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012 sul tema:
“La Famiglia: il lavoro e la festa”


Venerato Fratello
Cardinale DIONIGI TETTAMANZI
Arcivescovo di Milano

A conclusione dei VI Incontro Mondiale delle Famiglie, svoltosi a Città del Messico nel gennaio 2009, annunciai che il successivo appuntamento delle famiglie cattoliche del mondo intero con il Successore di Pietro avrebbe avuto luogo a Milano, nel 2012, sul tema “La Famiglia: il lavoro e la festa”. Desiderando ora avviare la preparazione di tale importante evento, sono lieto di precisare che esso, a Dio piacendo, si svolgerà dal 30 maggio al 3 giugno, e fornire al tempo stesso qualche indicazione più dettagliata riguardo alla tematica e alla modalità di attuazione.
Il lavoro e la festa sono intimamente collegati con la vita delle famiglie: ne condizionano le scelte, influenzano le relazioni tra i coniugi e tra genitori e figli, incidono sul rapporto della famiglia con la società e con la Chiesa. La Sacra Scrittura (cfr Gen 1-2) ci dice che famiglia, lavoro e giorno festivo sono doni e benedizioni di Dio per aiutarci a vivere un’esistenza pienamente umana. L’esperienza quotidiana attesta che lo sviluppo autentico della persona comprende sia la dimensione individuale, familiare e comunitaria, sia le attività e le relazioni funzionali, come pure l’apertura alla speranza e al Bene senza limiti.

Ai nostri giorni, purtroppo, l’organizzazione del lavoro, pensata e attuata in funzione della concorrenza di mercato e del massimo profitto, e la concezione della festa come occasione di evasione e di consumo, contribuiscono a disgregare la famiglia e la comunità e a diffondere uno stile di vita individualistico. Occorre perciò promuovere una riflessione e un impegno rivolti a conciliare le esigenze e i tempi del lavoro con quelli della famiglia e a ricuperare il senso vero della festa, specialmente della domenica, pasqua settimanale, giorno del Signore e giorno dell’uomo, giorno della famiglia, della comunità e della solidarietà.
Il prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie costituisce un’occasione privilegiata per ripensare il lavoro e la festa nella prospettiva di una famiglia unita e aperta alla vita, ben inserita nella società e nella Chiesa, attenta alla qualità delle relazioni oltre che all’economia dello stesso nucleo familiare. L’evento, per riuscire davvero fruttuoso, non dovrebbe però rimanere isolato, ma collocarsi entro un adeguato percorso di preparazione ecclesiale e culturale. Auspico pertanto che già nel corso dell’anno 2011, XXX anniversario dell’Esortazione apostolica Familiaris consortio, “magna charta” della pastorale familiare, possa essere intrapreso un valido itinerario con iniziative a livello parrocchiale, diocesano e nazionale, mirate a mettere il luce esperienze di lavoro e di festa nei loro aspetti più veri e positivi, con particolare riguardo all’incidenza sul vissuto concreto delle famiglie. Famiglie cristiane e comunità ecclesiali di tutto il mondo si sentano perciò interpellate e coinvolte e si pongano sollecitamente in cammino verso “Milano 2012”.
Il VII Incontro Mondiale avrà, come i precedenti, una durata di cinque giorni e culminerà il sabato sera con la “Festa delle Testimonianze” e domenica mattina con la Messa solenne. Queste due celebrazioni, da me presiedute, ci vedranno tutti riuniti come “famiglia di famiglie”. Lo svolgimento complessivo dell’evento sarà curato in modo da armonizzare compiutamente le varie dimensioni: preghiera comunitaria, riflessione teologica e pastorale, momenti di fraternità e di scambio fra le famiglie ospiti con quelle del territorio, risonanza mediatica.
Il Signore ricompensi fin d’ora, con abbondanti favori celesti, l’Arcidiocesi ambrosiana per la generosa disponibilità e l’impegno organizzativo messo al servizio della Chiesa Universale e delle famiglie appartenenti a tante nazioni.
Mentre invoco l’intercessione della santa Famiglia di Nazaret, dedita al lavoro quotidiano e assidua alle celebrazioni festive del suo popolo, imparto di cuore a Lei, venerato Fratello, ed ai Collaboratori la Benedizione Apostolica, che, con speciale affetto, estendo volentieri a tutte le famiglie impegnate nella preparazione del grande Incontro di Milano

Da Castel Gandolfo, 23 agosto 2010

BENEDETTO XVI

15 ottobre 2010

GRAZIE, COMUNITÀ DI SAN BARNABA

Carissimi fratelli e sorelle di San Barnaba,
vi ringrazio per la “caldissima” festa che mi avete donato lo scorso 19 Settembre: avete riempito il mio cuore di una grande gioia mostrandomi tutta la vostra riconoscenza.
Ho avuto conferma di quanto ho potuto sperimentare nei 10 anni vissuti in mezzo a voi: il vostro cuore è (basta una parola!) “grato”! Il Signore vi ricompensi di tutto e tanto amore che mi avete donato nel tempo vissuto insieme.
Sono sicuro che non rimarremo uniti solo nel ricordo, ma soprattutto nell’unica amicizia con Gesù: continuiamo a pregarlo e Lui ci farà sentire che “niente si è rotto tra noi”.
Vi ringrazio anche a nome di mamma Angela, di mia sorella Amelia e di tutti i miei cari che hanno potuto “sentire” il vostro calore spirituale nell’esplosivo affetto durante i diversi momenti della festa.
Pensando ad ognuno di voi e a tutte le famiglie, vi saluto usando le parole del messaggio che avevo sulla segreteria telefonica quando ero in San Barnaba: “Il Signore ti benedica!”
Con sempre grande affetto,
don Giorgio

PS.: Vi offro anche la predica che ho annunciato il giorno della Festa.

“Lodate Dio, lodatelo, uomini, Dio vi ama. Dio è con voi”:
questo è l’atteggiamento che abbiamo tutti nel cuore e che vogliamo esprimere in questa Eucarestia e in questa festosa giornata di ringraziamento vicendevole, sentimenti gioiosi uniti anche alla sofferenza del cuore perché stiamo vivendo anche una giornata di saluto.

Tento di dare una sguardo sui 10 anni passati con voi a San Barnaba: in sintesi direi cosi:
HO DESIDERATO / CERCATO / VOLUTO CHE…
… cantassimo la Vita che è GESÙ, Parola e Pane, la vita che è Gesù, che ci viene da Gesù, Colui che si fa crocifiggere al nostro posto, la vita che trionfa in Gesù Risorto, la vita che ci viene dall’essere amati da Lui, dal desiderio di amare come Gesù, la vita che vive della Provvidenza del Padre e della fantasia dello Spirito.
… cantassimo la Vita INSIEME, nessuno escluso senza distinzioni sociale o di quartiere, diventando “sin-fonia” nel Gratosoglio, uniti tra noi, con Maria Madre della Chiesa, col Decanato e la Diocesi.
… cantassimo TUTTA la Vita, quella gioiosa dei neonati durante il Battesimo, quella esuberante dei ragazzi del CIC, quella esplosiva dei giovani in Oratorio, quella amorosa dei fidanzati e degli sposi, quella sapiente degli adulti, quella dolorosa dei malati e quella eterna dei defunti.
… cantassimo la Vita PER AIUTARE AD INCONTRARE GESÙ NELLA COMUNITÀ sia quelli che erano oppressi dalle miserie e dai problemi, sia quelli che sono lontani dalla vita di fede, ma non dal Signore, sia quelli che erano in ricerca e quelli che avevano bisogno di una mano
… cantassimo la vita SEMPRE e IN OGNI LUOGO, la domenica in chiesa e ogni giorno nelle case e in famiglia, nei momenti comunitari in Parrocchia e nelle Feste di quartiere, sul sagrato e per strada.
… ognuno cantasse la Vita DONANDOSI, facendo la propria parte, ognuno come poteva, mettendoci del proprio, perché lo spendersi per gli altri è la “polifonia” che Dio gradisce di più.

IN QUESTA GIORNATA È COSA BUONA SOPRATTUTTO RINGRAZIARE.
Mi sono chiesto: chi ringraziare? per cosa ringraziare?
Dico una sola cosa: voi mi avete amato, mi avete amato in tanti, mi avete anche coccolato e viziato,
mi hanno amato i preti con cui ho collaborato, suore e laici con cui ho condiviso molte responsabilità, e anche “una moltitudine” di uomini e donne, coppie e singoli, giovani e anziani …
40 anni fa dicevano che il rischio del prete era la solitudine: con voi non ho corso questo rischio!
Mi avete amato e dato tanto: con voi sono cresciuto nella fede, per le vostre richieste ho potuto conoscere meglio Gesù, amare di più la Chiesa, aprirmi a tanti, cercare di offrire speranza ad ognuno, col vostro aiuto ho imparato a vivere meglio la mia vocazione … ed essere un prete felice, donandomi a voi ho imparato a fare il parroco, il pastore di una Comunità.

Io non posso, noi non possiamo valutare come e quanto ciò che abbiamo fatto e seminato in questi 10 anni porterà frutto: METTIAMO TUTTO NELLE MANI DI “GESÙ, che è colui che dà origine e porta a compimento la nostra fede” (Lettera agli Ebrei).
Continuiamo a “correre con perseveranza per raggiungere il premio”: la Vita di Dio, la Vita in Dio. Continuiamo a “correre tenendo fisso lo sguardo su Gesù, Crocifisso e Risorto”. Facciamolo ancora insieme, “circondati da una moltitudine di testimoni”, e “deponendo tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia”. È Gesù che ci ha radunato in questi anni all’Eucarestia, è Gesù che ci ha convocato oggi per far festa e ringraziare, è Lui che ci ha parlato e che ora si fa presente in mezzo a noi, per noi.

PER TUTTO QUESTO “Lodate Dio, lodatelo, uomini, Dio vi ama, Dio è con voi”!

Castagnata comunitaria

Castagnata comunitaria a TAINO (VA)
La quota di partecipazione è di € 10

Le iscrizioni si ricevono presso il Bar dell’Oratorio entro e non oltre GIOVEDÌ 21 ottobre p.v.

2 novembre Commemorazione dei defunti

Sante Messe per tutti i defunti – con ricordo particolare per i morti nell’anno

Maria Madre della Chiesa: ore 9,00 e ore 21,00

San Barnaba: ore 10,30 e ore 21,00

al Cimitero di Ponte Sesto: ore 15,30 (preceduta dal rosario)

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE - GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2010

La costruzione della comunione ecclesiale è la chiave della missione

Cari fratelli e sorelle,
Il mese di ottobre, con la celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale, offre alle Comunità diocesane e parrocchiali, agli Istituti di Vita Consacrata, ai Movimenti Ecclesiali, all’intero Popolo di Dio, l’occasione per rinnovare l’impegno di annunciare il Vangelo e dare alle attività pastorali un più ampio respiro missionario. Tale annuale appuntamento ci invita a vivere intensamente i percorsi liturgici e catechetici, caritativi e culturali, mediante i quali Gesù Cristo ci convoca alla mensa della sua Parola e dell’Eucaristia, per gustare il dono della sua Presenza, formarci alla sua scuola e vivere sempre più consapevolmente uniti a Lui, Maestro e Signore. Egli stesso ci dice: “Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14,21). Solo a partire da questo incontro con l’Amore di Dio, che cambia l’esistenza, possiamo vivere in comunione con Lui e tra noi, e offrire ai fratelli una testimonianza credibile, rendendo ragione della speranza che è in noi (cfr 1Pt 3,15). Una fede adulta, capace di affidarsi totalmente a Dio con atteggiamento filiale, nutrita dalla preghiera, dalla meditazione della Parola di Dio e dallo studio delle verità della fede, è condizione per poter promuovere un umanesimo nuovo, fondato sul Vangelo di Gesù.

A ottobre, inoltre, in molti Paesi riprendono le varie attività ecclesiali dopo la pausa estiva, e la Chiesa ci invita ad imparare da Maria, mediante la preghiera del Santo Rosario, a contemplare il progetto d’amore del Padre sull’umanità, per amarla come Lui la ama. Non è forse questo anche il senso della missione?
Il Padre, infatti, ci chiama ad essere figli amati nel suo Figlio, l’Amato, e a riconoscerci tutti fratelli in Lui, Dono di Salvezza per l’umanità divisa dalla discordia e dal peccato, e Rivelatore del vero volto di quel Dio che “ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16).

“Vogliamo vedere Gesù” (Gv 12,21), è la richiesta che, nel Vangelo di Giovanni, alcuni Greci, giunti a Gerusalemme per il pellegrinaggio pasquale, presentano all’apostolo Filippo. Essa risuona anche nel nostro cuore in questo mese di ottobre, che ci ricorda come l’impegno e il compito dell’annuncio evangelico spetti all’intera Chiesa, “missionaria per sua natura” (Ad gentes, 2), e ci invita a farci promotori della novità di vita, fatta di relazioni autentiche, in comunità fondate sul Vangelo. In una società multietnica che sempre più sperimenta forme di solitudine e di indifferenza preoccupanti, i cristiani devono imparare ad offrire segni di speranza e a divenire fratelli universali, coltivando i grandi ideali che trasformano la storia e, senza false illusioni o inutili paure, impegnarsi a rendere il pianeta la casa di tutti i popoli.
Come i pellegrini greci di duemila anni fa, anche gli uomini del nostro tempo, magari non sempre consapevolmente, chiedono ai credenti non solo di “parlare” di Gesù, ma di “far vedere” Gesù, far risplendere il Volto del Redentore in ogni angolo della terra davanti alle generazioni del nuovo millennio e specialmente davanti ai giovani di ogni continente, destinatari privilegiati e soggetti dell’annuncio evangelico. Essi devono percepire che i cristiani portano la parola di Cristo perché Lui è la Verità, perché hanno trovato in Lui il senso, la verità per la loro vita.

Queste considerazioni rimandano al mandato missionario che hanno ricevuto tutti i battezzati e l’intera Chiesa, ma che non può realizzarsi in maniera credibile senza una profonda conversione personale, comunitaria e pastorale. Infatti, la consapevolezza della chiamata ad annunciare il Vangelo stimola non solo ogni singolo fedele, ma tutte le Comunità diocesane e parrocchiali ad un rinnovamento integrale e ad aprirsi sempre più alla cooperazione missionaria tra le Chiese, per promuovere l’annuncio del Vangelo nel cuore di ogni persona, di ogni popolo, cultura, razza, nazionalità, ad ogni latitudine. Questa consapevolezza si alimenta attraverso l’opera di Sacerdoti Fidei Donum, di Consacrati, di Catechisti, di Laici missionari, in una ricerca costante di promuovere la comunione ecclesiale, in modo che anche il fenomeno dell’“interculturalità” possa integrarsi in un modello di unità, nel quale il Vangelo sia fermento di libertà e di progresso, fonte di fraternità, di umiltà e di pace (cfr Ad gentes, 8). La Chiesa, infatti, “è in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen gentium, 1).

La comunione ecclesiale nasce dall’incontro con il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che, nell’annuncio della Chiesa, raggiunge gli uomini e crea comunione con Lui stesso e quindi con il Padre e lo Spirito Santo (cfr 1Gv 1,3). Il Cristo stabilisce la nuova relazione tra l’uomo e Dio. “Egli ci rivela «che Dio è carità» (1 Gv 4,8) e insieme ci insegna che la legge fondamentale della umana perfezione, e perciò anche della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento dell’amore. Coloro, pertanto, che credono alla carità divina, sono da Lui resi certi che la strada della carità è aperta a tutti gli uomini e che gli sforzi intesi a realizzare la fraternità universale non sono vani” (Gaudium et spes, 38).

La Chiesa diventa “comunione” a partire dall’Eucaristia, in cui Cristo, presente nel pane e nel vino, con il suo sacrificio di amore edifica la Chiesa come suo corpo, unendoci al Dio uno e trino e fra di noi (cfr 1Cor 10,16ss). Nell’Esortazione apostolica Sacramentum caritatis ho scritto: “Non possiamo tenere per noi l’amore che celebriamo nel Sacramento. Esso chiede per sua natura di essere comunicato a tutti. Ciò di cui il mondo ha bisogno è l’amore di Dio, è incontrare Cristo e credere in Lui” (n. 84). Per tale ragione l’Eucaristia non è solo fonte e culmine della vita della Chiesa, ma anche della sua missione: “Una Chiesa autenticamente eucaristica è una Chiesa missionaria” (Ibid.), capace di portare tutti alla comunione con Dio, annunciando con convinzione: “quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi” (1Gv 1,3).

Carissimi, in questa Giornata Missionaria Mondiale in cui lo sguardo del cuore si dilata sugli immensi spazi della missione, sentiamoci tutti protagonisti dell’impegno della Chiesa di annunciare il Vangelo. La spinta missionaria è sempre stata segno di vitalità per le nostre Chiese (cfr Lett. enc. Redemptoris missio, 2) e la loro cooperazione è testimonianza singolare di unità, di fraternità e di solidarietà, che rende credibili annunciatori dell’Amore che salva!

Rinnovo, pertanto, a tutti l’invito alla preghiera e, nonostante le difficoltà economiche, all’impegno dell’aiuto fraterno e concreto a sostegno delle giovani Chiese. Tale gesto di amore e di condivisione, che il servizio prezioso delle Pontificie Opere Missionarie, cui va la mia gratitudine, provvederà a distribuire, sosterrà la formazione di sacerdoti, seminaristi e catechisti nelle più lontane terre di missione e incoraggerà le giovani comunità ecclesiali.

A conclusione dell’annuale messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale, desidero esprimere, con particolare affetto, la mia riconoscenza ai missionari e alle missionarie, che testimoniano nei luoghi più lontani e difficili, spesso anche con la vita, l’avvento del Regno di Dio. A loro, che rappresentano le avanguardie dell’annuncio del Vangelo, va l’amicizia, la vicinanza e il sostegno di ogni credente. “Dio, (che) ama chi dona con gioia” (2Cor 9,7) li ricolmi di fervore spirituale e di profonda letizia.

Come il “sì” di Maria, ogni generosa risposta della Comunità ecclesiale all’invito divino all’amore dei fratelli susciterà una nuova maternità apostolica ed ecclesiale (cfr Gal 4,4.19.26), che lasciandosi sorprendere dal mistero di Dio amore, il quale “quando venne la pienezza del tempo … mandò il suo Figlio, nato da donna” (Gal 4,4), donerà fiducia e audacia a nuovi apostoli. Tale risposta renderà tutti i credenti capaci di essere “lieti nella speranza” (Rm 12,12) nel realizzare il progetto di Dio, che vuole “la costituzione di tutto il genere umano nell’unico popolo di Dio, la sua riunione nell’unico corpo di Cristo, la sua edificazione nell’unico tempio dello Spirito Santo” (Ad gentes, 7).

Dal Vaticano, 6 Febbraio 2010

BENEDICTUS PP. XVI

Appuntamenti da Domenica 17 ottobre 2010

DOMENICA 17 ottobre
«DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO CHIESA MADRE DI TUTTI I FEDELI AMBROSIANI»
Lettura del profeta Isaia (60,11-21)
Lettera agli Ebrei (13,15-17.20-21)
Vangelo secondo Luca (6,43-48)

ore 15,30 in Centro Parrocchiale: Incontro con i genitori dei battezzandi.
ore 15,30 a Maria Madre della Chiesa: Celebrazione del Sacramento della Cresima presieduta dal decano, don Giuseppe Vegezzi..
ore 16,00 in Oratorio. Festa con le castagne.

Lunedì 18 ottobre «S. Luca, evangelista»
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: Incontro degli Adolescenti.
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: Incontro dei 18/19nni.

Mercoledì 20 ottobre
ore 15,30 in Centro Parrocchiale: Catechesi della TERZA ETÀ.

Giovedì 21 ottobre
ore 19,15 in Centro Parrocchiale: Catechesi degli Adulti «CHI CERCATE? : Maestro dove abiti?» (Gio 1,28-51). Seguirà cena frugale.
ore 21,00 in Saletta Caritas: Catechesi degli Adulti «CHI CERCATE? : Maestro dove abiti?» (Gio 1,28-51).
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: Incontro Decanale GIOVANI2.

Venerdì 22 ottobre
ore 18,30 in Oratorio: Catechesi dell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi del CIC4.
ore 20,30 in Oratorio: Incontro dei Pre-Adolescenti (2a e 3a media).

Sabato 23 ottobre
ore 10,30 in Centro Parrocchiale: Catechesi dell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi del CIC2 e del CIC3.
ore 14,30 in Centro Parrocchiale: Catechesi dell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi del CIC2 e del CIC3.
ore 20,45 alla Parrocchia di Sant’Eustorgio: VEGLIA DIOCESANA MISSIONARIA «Spezzare pane per tutti i popoli». (Ritrovo alle h. 20,15 alla fermata del tram N. 3 di via Feraboli).

DOMENICA 24 ottobre
«I DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE»
Lettura degli Atti degli Apostoli (13,1-5a)
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani (15,15-.20)
Vangelo secondo Matteo (28,16-20)
«GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE»
ore 15,30 in Chiesa: Celebrazione del Sacramento del Battesimo.

Lunedì 25 ottobre «Beato Carlo Gnocchi, sacerdote»
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: Incontro degli Adolescenti.
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: Incontro dei 18/19nni.

Mercoledì 27 ottobre
ore 15,00 in Centro Parrocchiale: Recita S. Rosario e festa dei compleanni della TERZA ETÀ.

Giovedì 28 ottobre «Ss. Simone e Giuda, apostoli»
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: Incontro Decanale GIOVANI1.

Venerdì 29 ottobre «S. Onorato di Vercelli, vescovo»
ore 18,30 in Oratorio: Catechesi dell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi del CIC4.
ore 19,30 in Oratorio: Incontro dei Pre-Adolescenti (2a e 3a media) preceduto dalla cena.

DOMENICA 31 ottobre
«II DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE»
Lettura del profeta Isaia (25,6-10)
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani (4,18-.25)
Vangelo secondo Matteo (22,1-14)
ore 10,30 in Chiesa: durante la S. Messa verrà consegnato l’invito alla Catechesi per i genitori dei bambini del 1° anno del Cammino di Iniziazione Cristiana (CIC1).

Anno pastorale 2010-2011

CHI CERCATE?
I segni di Cristo e la fede nel Vangelo di Giovanni

CATECHESI BIBLICA PER ADULTI “ROVETO ARDENTE”

Seguendo l’esortazione di san Carlo a unirci nella contemplazione della Passione del Signore crocifisso, siamo invitati a entrare nel mistero della persona di Gesù Cristo, attraverso un cammino di ricerca caratterizzato da alcuni segni che l’evangelista Giovanni ci offre e che trovano il loro compimento nell’«ora» di Gesù, quella della sua Pasqua.
È un’opportunità concreta di ascolto “operoso” della Parola e di preghiera che ci viene offerta e che non possiamo lasciar perdere.

Per dare a tutti la possibilità di partecipare, sono offerte tre possibilità di incontro: il giovedì al Centro parrocchiale di via Feraboli, 15 alle ore 19,15 (precise) al termine del quale c’è la possibilità di fruire di una cena frugale; oppure – dopo cena – alle ore 21,00 (precise); il sabato dalle ore 9,30 alle ore 12,00 presso la cappellina dell’oratorio di via Saponaro, 28.

Giovedì 21 ottobre 2010 - Sabato 23 ottobre 2010 - Giovedì 11 novembre 2010 - Sabato 13 novembre 2010 - Giovedì 13 gennaio 2011 - Sabato 15 gennaio 2011 - Giovedì 10 febbraio 2011 - Sabato 12 febbraio 2011 - Giovedì 10 marzo 2011 - Sabato 12 marzo 2011 - Giovedì 12 maggio 2011 - Sabato 14 maggio 2011 - Giovedì 16 giugno 2011 - Sabato 18 giugno 2011

Rom, comunità cristiana e pubbliche amministrazioni

Delegato dall’Arcivescovo di Milano Cardinale Dionigi Tettamanzi - come Vicario Episcopale di Milano - ho promosso, insieme con la Caritas Ambrosiana, un confronto tra gli enti gestori dei campi rom autorizzati della città (Cooperativa Farsi Prossimo, Casa della Carità, Centro ambrosiano di solidarietà). Questa ampia e articolata riflessione, condivisa anche dai decani della città di Milano in rappresentanza dei parroci, diviene espressione della linea pastorale – su questo argomento – della Chiesa Ambrosiana.
Milano, 7 ottobre 2010
Mons. Erminio De Scalzi
(Vescovo ausiliare)


I rom interrogano tutta la città.

Non nascondiamo le criticità relative alla presenza delle popolazioni rom a Milano e provincia. Abbiamo a che fare con una cultura diversa e la loro presenza è un dato con cui fare i conti. I campi di grandi dimensioni, anche se regolari, non facilitano percorsi diintegrazione e rischiano di essere luoghi in cui cresce l’illegalità. A maggior ragione ciò vale per gli insediamenti abusivi.
Ma la politica degli sgomberi perseguita in questi anni non ha prodotto risultati significativi. Anzi, ha alimentato insicurezza e paura tra tutti i cittadini, sprecando risorse economiche che potevano essere utilizzate in modo più proficuo. La competenza su questa vicenda – come ad ogni altra inerente al governo della Città - appartiene alle Istituzioni. A loro vogliamo e dobbiamo guardare come primi interlocutori.

Perché ci occupiamo di rom
La Chiesa vuole essere presente dove è presente l’uomo, specie se segnato da povertà edesclusione. La Chiesa da anni esercita una specifica cura pastorale verso i nomadi. Questa cura è motivata dal riconoscerci legati ad ogni creatura umana con un vincolo di fraternità a partire dalla fede nel Dio di Gesù Cristo, Padre di tutti, senza discriminazioni.Questa concezione di uomo ci porta a riconoscere dignità, diritti e doveri ad ogni donna e uomo.

L’obiettivo che ci proponiamo in questa opera
Vogliamo favorire una pacifica convivenza tra i rom e gli altri cittadini. Vogliamo giungere all’integrazione, consapevoli che si tratta di processi lunghi e complessi. Vogliamo superare l’abitare nei campi, sia per le condizioni spesso degradate e disumanizzanti, sia perché ciò non permette l’integrazione. Condividiamo con i rom un percorso nell'educazione vicendevole a vivere nella legalità ed edificando insieme una cultura del lavoro e dell’uguaglianza tra uomini e donne. Lavoriamo con i rom anche per diffondere cultura a proposito dei nomadi anzitutto all’interno delle comunità cristiane: vogliamo superare stereotipi e slogan che - semplificando colpevolmente la realtà - diffondono pregiudizi.

Lo stile della nostra azione
Lavoriamo ricercando anzitutto la collaborazione con le Istituzioni. A loro riconosciamo il ruolo non derogabile di regia, di indirizzo e di allocazione di risorse economiche. Senza questa collaborazione istituzionale il nostro lavoro risulta inutile prima che impossibile.Lavoriamo promuovendo e avvalendoci di imprese sociali che garantiscono interventi professionali, continuativi e competenti, capaci di valorizzare anche il volontariato.
Lavoriamo e rivolgiamo alle Istituzioni l’appello affinché riconoscano che è necessario investire in percorsi di integrazione per ottenere condizioni di vita più umane per i gruppi rom e ottenere maggiori condizioni di sicurezza per la cittadinanza tutta. Lavoriamo per un’azione educativa che sostenga la frequenza scolastica dei minori e l’emancipazione delle donne rom. Non chiediamo privilegi per i nomadi nell’accedere alla casa, superando altri cittadini in graduatoria per le case popolari: davanti all’esigenza condivisa a livello di Istituzioni locali e nazionali di chiudere i campi regolari (104 famiglie nel campo di via Triboniano, 35 in via Novara) servono misure adeguate ed “eccezionali” quali il ricorso a quella “riserva” di unità abitative - regolata da apposite normative - non destinata alle graduatorie ma a casi come questi.

Le responsabilità delle istituzioni
Offriamo e chiediamo alle Istituzioni un rapporto leale e schietto. La Chiesa non avoca a sé l’intervento sociale di competenza del “pubblico”. Se svolge funzioni di supplenza lo fa con l’intenzione di consegnare quanto prima alle Istituzioni competenti la responsabilità di intervenire efficacemente. E’ inaccettabile che si tenti di “scaricare” all’azione caritativa della Chiesa l’onere di trovare soluzioni a questioni di competenza di chi ha la responsabilità di amministrare la città, il territorio e il Paese.

I risultati che abbiamo raggiunto
Il miglior risultato è l’inserimento scolastico di tanti dei minori rom: l’integrazione passa da questa strada.
In questo ultimo anno la sensibilità delle parrocchie è cresciuta e diverse si sono impegnate per accogliere alcune famiglie mettendo a disposizione locali propri o impegnandosi per il sostegno all’affitto. Gruppi di cittadini hanno espresso vicinanza, attenzione e cura a famiglie più volte sgomberate, dimostrando la possibilità della convivenza.
Riconosciamo la lenta ma progressiva assunzione di responsabilità delle Istituzioni che nell’ultimo decennio hanno aperto spazi di confronto, si sono impegnate per gestire i campi e ricercare soluzioni alternative ai campi stessi.

Siamo preoccupati per la sicurezza
Viviamo un momento di grande incertezza circa la prosecuzione della collaborazione con le Istituzioni pubbliche sulla “questione rom”.
Le convenzioni stipulate tra realtà legate alla Chiesa ambrosiana e il Comune di Milano per superare alcuni campi rom autorizzati sono state messe in discussione da affermazioni verbali di esponenti del mondo politico e amministrativo, milanese e nazionale, a cui però non ha fatto seguito – ad ora - alcun atto formale di rescissione delle convenzioni stesse.
Con lo slogan più volte urlato “nessuna casa Aler ai rom” si è rivestito di ideologia e discriminazione la ricerca di soluzioni per una questione che meriterebbe ben altra intelligenza.
Siamo preoccupati per il futuro e la sicurezza di questi rom e di tutti i cittadini: gli smantellamenti dei campi di via Triboniano, via Novara e via Idro annunciati per le prossime settimane costringeranno alla strada decine di famiglie rom se non interverranno quelle soluzioni abitative alternative proposte, concordate e sottoscritte da Comune e Prefettura.
Lo sgombero dei campi senza alternative costruttive espone al grave rischio di interrompere i percorsi virtuosi fin qui attivati, creando un problema di sicurezza per tutti i cittadini.
Auspichiamo un sussulto di responsabilità per le Istituzioni civili interessate affinché i processi avviati possano continuare: per il bene delle famiglie rom e dei cittadini tutti.
Promuovere la legalità – specie per le Istituzioni – significa anche rispettare gli impegni sottoscritti. Venir meno a questi patti – mentre avvia conseguenze legali ed economiche – compromette la credibilità e il senso delle stesse Istituzioni.


Mons. Erminio De Scalzi
Caritas Ambrosiana
Cooperativa Farsi Prossimo
Casa della Carità
Centro ambrosiano di solidarietà
I decani della città di Milano

01 ottobre 2010

BENVENUTO, DON MARCELLINO!


Domenica 3 Ottobre ore 10.30
Celebrazione Eucaristica
benvenuto ufficiale
a
don Marcellino,
don Alfredo

don Francesco.

Anche tu così

Anno pastorale 2010-2011 in oratorio

Le diverse sottolineature del percorso pastorale di quest’anno traggono origine e confluiscono naturalmente nel grande richiamo alla santità per ogni cristiano.

Il santo non è un mestiere di pochi né un pezzo da museo. La santità va vista in ogni tempo come la stoffa della vita cristiana. Pertanto il santo non è affatto un superuomo ma è semplicemente un uomo vero, perché accoglie in pienezza nel suo cuore ciò per cui è stato creato.

La santità deriva dall’invito del Signore: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro” (Matteo 5, 48). All’inizio dell’era cristiana la Didachè raccomandava: «Cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi». La nostra Chiesa diocesana vorrebbe custodire questa attenzione non solo nei confronti del mondo degli adulti ma anche di quello dei ragazzi e degli adolescenti.

Non è mai inopportuno, esagerato o prematuro parlare di santità. La storia del cristianesimo mostra in modo inequivocabile che molti ragazzi sono riusciti a viverla in modo autentico e originale.

L’icona biblica

Ci guiderà e ci farà da sfondo, anche nel cammino dell’anno pastorale in oratorio, la pagina biblica del Buon Samaritano (Luca 10, 25-37). Nel discorrere del dottore della legge con Gesù si evince un iniziale scetticismo che però non rinuncia a tentare un approccio, a mettersi almeno un po’ in discussione.

Le parole di Gesù aiutano a passare da un’idea teorica della fede alla dimensione esistenziale e concreta. Perciò credere non significa semplicemente dire che Dio esiste, ma lasciarsi provocare da questa affermazione. Il cristiano è dunque colui che afferma l’esistenza di Dio anzitutto con le sue scelte quotidiane, a partire da quello che vive e dice.

Gesù promette la vita a chi, a immagine di lui Buon Samaritano, si ferma davanti alle necessità del fratello e se ne prende cura, riconoscendolo come “prossimo” e superando la tentazione di passare oltre. Oggi più che mai, in un epoca segnata dalle ferite dell’individualismo esasperato e dell’indifferenza, questa pagina del Vangelo risuona come un invito forte e chiaro a non giustapporre l’amore per Dio all’amore per il prossimo. Siamo chiamati ad incarnarne nella nostra vita una sintesi, nella quale la cura per ogni polarità non deturpa l’altra ma al contrario la fa risplendere ancora di più per riflesso.

San Carlo Borromeo

In particolare, in occasione del quarto centenario della sua canonizzazione, vorremmo metterci alla scuola di san Carlo Borromeo, a partire dalla forma concreta della sua santità. Se è vero che la santità è contagiosa, è altrettanto vero che, perché questo avvenga, bisogna diventare amici dei santi.

In questo anno pastorale ci è data la grazia di riscoprire una figura certo già molto conosciuta, ma che crediamo mai sufficientemente compresa.

Il riferimento a San Carlo costituisce per noi un prezioso richiamo ad un grande debito di gratitudine a Dio che, attraverso di lui, ha donato alla nostra Chiesa una preziosa esperienza educativa che oggi si chiama “oratorio”.
Proprio a noi che vi siamo impegnati con diverse modalità viene chiesto di custodire questa istituzione, tra la fedeltà all’intuizione originaria e il necessario rinnovamento.

Così, con rinnovata consapevolezza dell’amore di Dio, che si manifesta nella storia, attraverso le diverse vicende personali di santità, riprendiamo il cammino, nella certezza che il Vangelo di Gesù saprà dare all’esistenza di ciascuno luce, colore e sapore per renderci “santi come lui è santo”.

don Samuele Marelli
(Direttore della FOM)

FESTA DELL'ORATORIO 2010


PROGRAMMA
ore 10.30: Celebrazione dell’Eucarestia con il benvenuto ufficiale a don Marcellino, don Alfredo, don Francesco e suor Maristella.
Al termine in Oratorio “pic-nic insieme” nel campo verde per imparare a condividere.

Pomeriggio
Festa insieme in Oratorio con giochi vari, stands, pesca di beneficenza, partite di calcio
(h. 15 - 17– 19) stands mangerecci.

In particolare:
Stand per le Iscrizioni al Cammino di Iniziazione Cristiana (CIC)
ore 16,30: “IL CENTRO DELLA FESTA” (piccola preghiera) subito dopo: grande gioco per tutti
ore 21,00: “LA NOSTRA BANDA SUONA IL ROCK” (un po’ di musica dal vivo)

Appuntamenti da Domenica 3 ottobre 2010

DOMENICA 3 ottobre
«V DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE»
Lettura del profeta Isaia (56,1-7)
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani (15,2-7)
Vangelo secondo Luca (6,27-38)
ore 10,30 in Chiesa: Celebrazione Eucaristica con il “benvenuto ufficiale” a don Marcellino, don Alfredo e don Francesco.

FESTA DELL’ORATORIO

Lunedì 4 ottobre «S. Francesco d’Assisi, patrono d’Italia»

Mercoledì 6 ottobre «S. Bruno, sacerdote»
ore 15,00 presso il Centro Parrocchiale: TERZA ETÀ: Ripresa ufficiale delle iniziative.
ORE 21,00 PRESSO IL CENTRO PARROCCHIALE: RIUNIONE DEL CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE.

Giovedì 7 ottobre «Beata Maria Vergine del Rosario»

Venerdì 8 ottobre «S. Anselmo di Lucca, vescovo»
«S. Giovanni Calabria, sacerdote»
ore 20,30 in Oratorio: Incontro dei Pre-Adolescenti (2a e 3a media).

Sabato 9 ottobre «Ss. Dionigi, vescovo e compagni, martiri»
ore 10,30 presso il Centro Parrocchiale: Catechesi dell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi del CIC2 e del CIC3.
ore 14,30 presso il Centro Parrocchiale: Catechesi dell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi del CIC3.

DOMENICA 10 ottobre
«VI DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE»
Lettura del primo libro dei Re (17,6-16)
Lettera agli Ebrei (13,1-8)
Vangelo secondo Matteo (10,40-42)

Lunedì 11 ottobre «S. Alessandro Sauli, vescovo»
«Beato Giovanni XXIII, papa»
ore 21,00 presso il Centro Parrocchiale: Incontro degli Adolescenti.
ore 21,00 presso il Centro Parrocchiale: Incontro dei 18/19nni.

Mercoledì 13 ottobre «S. Margherita Maria Alacoque, vergine»
ore 15,00 presso il Centro Parrocchiale: Incontro della TERZA ETÀ.

Venerdì 15 ottobre «S. Teresa d’Avila, vergine e dottore della Chiesa»
ore 18,30 in Oratorio: Catechesi dell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi del CIC4.
ore 20,30 in Oratorio: Incontro dei Pre-Adolescenti (2a e 3a media).

DOMENICA 17 ottobre
«DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO CHIESA MADRE DI TUTTI I FEDELI AMBROSIANI»
Lettura del profeta Isaia (60,11-21)
Lettera agli Ebrei (13,15-17.20-21)
Vangelo secondo Luca (6,43-48)

ore 15,30 presso la Parrocchia Maria Madre della Chiesa: Celebrazione del Sacramento della Confermazione presieduta dal decano, don Giuseppe Vegezzi..
ore 16,00 in Oratorio. Festa con le castagne

Santi per vocazione

LETTERA A TUTTI I FEDELI DELLA CHIESA AMBROSIANA
Anno pastorale 2010-2011

CARISSIMI, CON UNA CERTA AUDACIA, CHE SEMBRA QUASI INATTUALE, OSO PROPORRE A TUTTI VOI UNA RISCOPERTA DEL CRISTIANESIMO E DEL SUO “SEGRETO.
Vorrei quest’anno entrare con voi nella luminosa cattedrale della fede che il Signore ci ha donato, entrarvi con passi decisi ed essenziali, accompagnato da san Carlo, il quale ebbe la forza di cambiare radicalmente la propria vita, si dedicò alla vera ricerca di Dio e si prese cura con coraggio del suo popolo. San Carlo e, dopo di lui, molti arcivescovi, miei predecessori hanno amato la nostra Diocesi e la sua gente facendosi prossimi, perché non accadesse mai che il prossimo conoscesse la morte.

La ricorrenza del quarto centenario della canonizzazione di san Carlo Borromeo (1610-2010), anche in continuità con la tradizione dei diversi anniversari del nostro patrono, mi ha convinto a proporre la santità, che è l’espressione matura del cristianesimo, come prospettiva centrale e unificante del percorso pastorale per l’anno 2010/2011: Santi per vocazione!

DA GERUSALEMMEA GERICO
Il cammino della santità

La santità, per la grazia dello Spirito santo, è l’ingresso nella vita di Dio. Questa è la verità stupenda e commovente che siamo chiamati a vivere con timore e gioia.
La santità di Dio è il suo amore per l’umanità e per la sua storia, un amore che nulla e nessuno possono mai stancare. È la luce in cui non ci sono tenebre; è la comunione in cui tutti troviamo salvezza, riposo e conforto; è la vita, quella eterna e felice. Siate santi perché io sono santo, dice il Signore (Levitico 11,44).
La sintesi della vita di un cristiano, dunque, si dà in un’esistenza santa.

Di conseguenza la santità è un segno distintivo del popolo di Dio ed è un tratto della vera natura e del volto autentico della Chiesa. Infatti professiamo la nostra fede dicendo: Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Tutti i figli di Dio sono chiamati a diventare pietre vive di questa cattedrale spirituale: siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo (1 Pietro 2,5).

Mettere al centro la santità come il filo conduttore di un percorso pastorale esprime la necessità di ritornare alla sorgente e di appoggiarsi sul fondamento solido e incrollabile, cioè su Cristo Gesù, pietra viva, rifiutata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio (1 Pietro 2,4).

L’esempio di san Carlo ai rivela convincente ed attraente. L’esemplarità della sua vita e l’incisività della sua opera di pastore e di riformatore sono il frutto dell’intensità del suo amore per Cristo crocifisso. La sua grandezza nasce dalla profondità della sua fede e dalla totalità della sua dedizione alla missione ricevuta: in una parola, dalla sua santità.
La strada che vogliamo percorrere, sulle orme di san Carlo, si disegna tra le righe di una pagina biblica molto attuale - quella del Buon Samaritano - e si snoda in tre tappe: la contemplazione del Crocifisso, l’urgenza di una rinnovata dedizione per la santità della Chiesa e la conversione del cuore per riscoprire la bellezza e la serietà della vocazione che Dio ci dona.

Sulla strada del Buon Samaritano

In questi anni, mentre anch’io percorrevo la strada della mia vita e del mio ministero di vescovo, ho imparato molte cose e ho constastato da vicino che il Signore non mi ha mai abbandonato, così come non ha mai abbandonato la sua Chiesa. Più volte mi sono reso conto che la parabola evangelica del Buon Samaritano deve essere riscritta da ogni cristiano, lungo la storia: dalle pagine del Vangelo deve entrare nel libro della vita, della vita di ciascuno e di ogni giorno. Ancora oggi molti scendono da Gerusalemme a Gerico.

È come se la vita di un cristiano, e anche la mia, fosse paragonabile ad un viaggio - la metafora della strada è particolarmente cara all’evangelista Luca - lungo il quale, progressivamente, vieni introdotto nel mistero di Dio e impari ad amare ogni uomo e ogni donna, soprattutto chi è più piccolo e più povero.

C’è innanzitutto una strada che da Gerico conduce a Gerusalemme: è il cammino del cristiano verso la Pasqua di Gesù. È su questa strada che mi sono ritrovato, fin da quando, ragazzo, ho intuito quale poteva essere la mia vocazione.
Poi, a mano a mano che negli anni percorri la strada che va verso la Pasqua di Gesù, ti si aprono gli occhi sulla verità di Dio e sul dramma della storia (cfr Marco 10,32-52).
La misericordia ti invade il cuore e il Signore ti conquista e ti conduce decisamente verso Gerusalemme (cfr Luca 9,51). Rimani con lui, ascolti la sua parola, partecipi alla sua mensa, conosci la gioia e il pentimento e sei chiamato a confermare i tuoi fratelli (cfr Luca 22,32). Questa strada è lunga e si snoda tra le montagne del deserto: attraversa il silenzio, nell’intimità con Dio e nella confidenza con Gesù, e passa anche per i sentieri della prova e della fatica, ma, alla fine porta nella città in cui il Signore ha posto la sua dimora. Questa è la meta che vale la pena cercare e raggiungere.

Ma c’è anche la strada che da Gerusalemme riconduce a Gerico (cfr Luca 10,25-37), lungo la quale, con vera compassione, impari a riconoscere l’umanità e la porzione di Chiesa che ti è affidata. Non si può restare nella città, anche se sarebbe bello. Occorre scendere per lo stesso deserto e passare vicino a chi è incappato nei briganti. Lo trovi fermo, sul ciglio della strada, incapace di muoversi verso la sua meta e la sua salvezza, e nei suoi occhi scorgi il dolore e l’angoscia. Allo stesso modo vedi l’uomo malato e ferito; vedi il povero abbandonato, l’orfano e lo straniero; vedi chi è solo e disperato. Non puoi distogliere lo sguardo. Riconosci il dramma e la complessità, ma sai che nessun cristiano, tanto meno un vescovo, può non vedere. Al contrario, si deve fermare con tutta la comunità, anche se alla fine dovrà pagare di persona.
San Carlo, ha dato un grandissimo esempio di estrema dedizione di sé di fronte alla peste che nel 1576 aveva colpito Milano.

Cari fratelli, mentre percorro con voi queste due strade, salendo e scendendo da Gerusalemme, insieme a tutti gli uomini di buona volontà cerco di contemplare il Crocifisso e di fermarmi sulle cadute dell’uomo di oggi, sul suo bisogno di aiuto, di giustizia, di onestà. Ci sono molte energie nella nostra città e nelle nostre comunità, ma ci sono anche ferite profonde che non possiamo ignorare né trascurare. Leggendo il Vangelo del Buon Samaritano guardo con realismo all’esempio di san Carlo, perché guidi tutti noi nel cammino della santità.

(continua)