21 gennaio 2011

Santi per vocazione

LETTERA A TUTTI I FEDELI DELLA CHIESA AMBROSIANA
Anno pastorale 2010-2011 (6a e ultima puntata)


LA VOCAZIONE E LE VOCAZIONI

La vocazione universale alla santità dà inizio, mediante il Battesimo, ad un singolare cammino di fede che dura tutta la vita. Ogni persona che accoglie il dono della comunione con Dio è chiamata a coltivarlo con discernimento e impegno, secondo la propria libertà.

Questa vocazione universale alla santità impegna ogni cristiano a trasmettere la fede. La fede, vissuta nella Chiesa, toglie l’uomo dalla più assoluta solitudine, dà un senso alle varie esperienze quotidiane, indica la misura alta dell’amore, conduce ad una meta di pace. Trasmettere la fede significa far conoscere questo straordinario rapporto con Dio, in un legame singolare con Gesù morto e risorto per noi. Significa vivere nel suo santo Spirito, che è fortezza, consolazione, gioia e affidamento.
La trasmissione della fede (traditio fidei) è la comunicazione della vita di Dio, è la comunione gioiosa di un nuovo stile di vita, è l’offerta di un dono gratuito, prima ancora che la richiesta di adempimenti e di regole. Di conseguenza l’accoglienza del dono si esprime in riconoscenza e la riconoscenza in responsabilità. Perché l’etica nasce dalla grazia.
Il modo più bello per esprimere la riconoscenza per il dono della fede è l’offerta del Battesimo a ogni uomo e a ogni donna che vengono sulla terra. Con la nuova nascita “dall’acqua e dallo Spirito” viene data la grazia di Dio e proposto un cammino di santità. L’annuncio del Vangelo conduce alla celebrazione del Battesimo.
Sarebbe una vera riforma della nostra Chiesa il rinnovato impegno di tutti a valorizzare il Battesimo dei bambini e degli adulti come autentico germoglio di missione evangelizzatrice delle nostre comunità.
La preparazione cordiale e accogliente dei genitori alla celebrazione del rito sacramentale, l’accompagnamento dei primi anni delle coppie che hanno accolto il dono della vita, non solo fisica ma anche spirituale, dei loro figli, il far nascere un vero fermento di comunione attraverso le scuole dell’infanzia e i primi inserimenti nella comunità cristiana costituiscono un vero impulso di santità, una vera - piccola e grande - riforma della Chiesa.

Ci sono anche molti adulti nelle nostre città che, nella vita ordinaria, si rivolgono ai cristiani con domande sulla fede e sulla verità di Dio. Dobbiamo imparare a mostrare loro la bellezza della santità e la ricchezza umana della vocazione cristiana. Dobbiamo ritrovare il linguaggio spontaneo, quotidiano e amichevole di chi gioisce nel raccontare il cristianesimo con essenzialità e letizia.

A VOI, CARISSIMI GIOVANI

La vocazione di tutti alla santità si esprime poi concretamente nelle specifiche vocazioni di ciascuno. Queste vocazioni esprimono la bellezza spirituale di ogni persona e sono un dono per tutta la Chiesa. Vorrei ricordare tre vocazioni particolari: il Matrimonio cristiano, il Presbiterato e la consacrazione nella verginità per il Regno di Dio.

Mi rivolgo soprattutto a voi, carissimi giovani: abbiate il coraggio di sfidare la precarietà dolorosa del tempo presente, non abbandonatevi all’attimo fuggente, amate la progettualità della vostra vita. la durata delle vostre esperienze, il sacrificio nel vostro amore. Anche se dovete consumare qualche attesa o affrontare qualche difficoltà, fidatevi di Dio.

Giovani, il vostro amore di coppia abbia come meta la vocazione del Matrimonio cristiano. Non lasciatevi ingannare dal costume del tempo presente, non pensate a convivenze deboli, puntate in alto, puntate ad un amore che duri per sempre, come quello di Gesù per la sua Chiesa: non sarete delusi!
Lo so che ci vuole coraggio, fede e preghiera. Dico anche agli adulti e alle comunità, a chi decide del lavoro e della casa: aiutate i vostri figli a sposarsi nel Signore.
Vorrei dire una parola accorata e sincera a molti altri giovani perché pensino seriamente, per amore di Gesù e della sua Chiesa, alla possibilità per loro della vocazione sacerdotale. La Chiesa ha bisogno di loro. È possibile, in un profondo rapporto con Gesù, essere felici nella vita da prete. Però, ci vuole un amore vero per il Signore, il distacco da se stessi, la libertà rispetto a ciò che non è la forza del Vangelo. Ci vuole amore per la gente, gioia nel sacrificio, larghezza d’animo e umanità matura. Uomini sobri, equilibrati, senza illusioni di false affermazioni o carriere, umili e ubbidienti, disposti a lasciare molte cose per non perdere l’essenziale. Eppure, nonostante tutto, oso sperare e intravedere che Gesù chiamerà ancora preti secondo il suo cuore.

Ma voglio parlare anche di un’altra vocazione alla santità: la consacrazione nella verginità per il Regno di Dio.
Il Signore parla ancora ed è ancora capace, talvolta in maniera inaspettata, di entrare nella vita dei ragazzi e delle ragazze di oggi, per mostrare loro la pienezza e l’esclusività di un rapporto con lui.
Ci vuole molta preghiera tra i giovani e una comunità adulta più santa, soprattutto quando si tratta di lasciar partire i propri figli che abbandonano tutto per il Signore. La verginità consacrata non potrà esistere nella mediocrità. Se davvero sarà una profezia del Regno dei cieli, certamente sarà una provocazione sulla terra.
San Carlo ha cambiato radicalmente la sua vita, ha stravolto i progetti della sua famiglia e ha abbandonato le mode del suo tempo per seguire la sua vocazione. Giovani riscoprite l’amore, come quello del Cristo crocifisso e risorto!

Va’ e anche tu fa’ così

Con la sua carità compassionevole e operosa il Buon Samaritano vive la sua vocazione e compie la sua missione.

L’amore, in definitiva, è la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano. Come ha scritto Giovanni Paolo II nella sua prima enciclica: “L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non si incontra con l’amore, se non lo esperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente” (Redemptor hominis, 10).

Da genitore, insegnante, catechista, animatore, educatore nello sport, adulto … hai una responsabilità educativa grande: devi, con i tuoi ideali e i tuoi gesti concreti, dare soprattutto ai ragazzi e ai giovani la gioiosa consapevolezza che la vita è bella e seria proprio perché è dono e compito, chiamata e risposta, vocazione e missione.

C’è un vangelo della vocazione che risuona in chi ha ricevuto la grazia del Battesimo e della fede cristiana. È la “buona notizia” che tu sei personalmente chiamato da Gesù alla sua sequela e alla sua missione: donare l’amore del Crocifisso risorto percorrendo la strada che Dio ha scelto per te: il Matrimonio, il Presbiterato, la vita consacrata, il servizio alla Chiesa e l’impegno per la società. Sono strade diverse, ma tra loro intrecciate: tutte insieme per l’edificazione dell’unica Chiesa.
Il Signore ti doni di fare quotidiana “memoria” del Battesimo ricevuto e così vivere con fedeltà e generosità la tua vocazione cristiana: la testimonianza umile e coraggiosa della tua fede sarà l’annuncio più forte e credibile della bellezza e della necessità di seguire Cristo, Salvatore del mondo e di ogni cuore.

CARISSIMI,
VI HO PARLATO DELLA SANTITÀ CHE È IL “SEGRETO”, OSSIA IL CUORE E LA VITA DEL CRISTIANO.
ANCH’IO IN QUESTI ANNI MI SONO ANCOR PIÙ PERSUASO CHE LA VITA È UN VIAGGIO DA COMPIERE CON GESÙ.

Con lui, solo con lui, si può ridiscendere sulla strada della carità che da Gerusalemme conduce a Gerico, per chinarsi, senza alcuna distinzione di persone, sulle ferite dell’uomo di oggi e di sempre.

Si riesce a restare fedeli al “vangelo della carità” solo se prima si è seguito Gesù, che ha aperto gli occhi a chi non vedeva e ha fatto camminare chi era stanco e scoraggiato, conducendoli con lui sulla strada che da Gerico sale decisamente verso Gerusalemme.
Gesù è salito fino al suo sacrificio di amore consumato sulla croce e, innalzato da terra, ha attirato tutti a sé (cfr Giovanni 12,32).

La fede in questo straordinario mistero di Dio che si è rivelato in Gesù e nella sua Pasqua è il dono più grande che possiamo trasmettere al mondo. Solo così, guardando il Crocifisso, si è colpiti dalla stessa compassione del Buon Samaritano. La santità di san Carlo ci ha accompagnato, perché anche noi impariamo a fare come lui:
Va’ e anche tu fa’ così.