08 aprile 2011

PASQUA: un popolo "liberato" germoglio di liberazione …

La sapienza della Chiesa che ci invita, anno dopo anno, a celebrare i misteri fondamentali della nostra fede, ci ricorda come una comunità cristiana non dà mai per scontate le proprie azioni originarie/originali, ma si riconverte di continuo di fronte ad esse, si lascia di continuo provocare dalla loro memoria, che racconta non tanto e non principalmente la nostra fedeltà al Signore, quanto piuttosto la sua fedeltà nei nostri confronti, rivelataci in pienezza nel dono della vita "compiuto" da Gesù.
Proviamo allora a raccogliere qualcuna di queste "vitali provocazioni" che possono scaturire dalla risposta all’amore di Dio, che desideriamo dare come discepoli, ancora oggi in "questa" Pasqua.

1. PASQUA: la fede cristiana è questione di vita e di morte.
Il cuore della nostra fede è qui: nella morte/resurrezione di Gesù noi "vediamo" come si vive, il modo autentico di interpretare l’esistenza, di portare frutto nella/sulla terra dell’umanità.
La fede non è compiere qualche gesto o pratica religiosa: è vivere la vita come dono d’ amore disinteressato, senza risentimenti.
Lo intuiamo anche da alcune nostre esperienze umane particolarmente coinvolgenti: noi viviamo per i nostri figli, per i nostri cari e siamo disposti anche a morire per loro. Ecco la Pasqua: vita e morte nell’amore, dall’Amore.
Occorre quindi imparare a verificare la nostra vita cristiana nella sua totalità e nella sua unitarietà su quel grande "capitolo" che è Gesù Cristo, il suo concreto amore che lo ha portato a condividere la situazione degli uomini "fino alla fine".

2. PASQUA: la fede cristiana è questione di gratitudine e di gratuità.
"Grazie" è una parola dimenticata nel nostro mondo: di questa realtà invece la Pasqua ci invita a vivere una particolare memoria.
Non c’è niente "da chiedere": in Gesù Dio si dona completamente a noi perché possiamo sperimentare "vita vera/eterna". La memoria quindi diventa rendimento di grazie, Eucaristia, come espressione di accoglienza grata e gioiosa del dono ricevuto e nostalgia operosa della gratuità come forma "nuova" di vivere i legami personali, comunitari, sociali. La logica mondana dello scambio, della produttività, del calcolo, dell’utile immediato è quella dalla quale Gesù ha pregato il Padre che fossimo "preservati". Sappiamo quindi quanto è dura questa lotta: dobbiamo così viverne di "Pasque", guardare con tanta intensità il "Dio crocifisso" per vincere questo combattimento.

3. PASQUA: la fede cristiana è questione di un giorno e di una eternità.
Il "chicco di grano" è caduto un giorno nella terra dell’umanità per portare frutto di vita eterna. Quel Dio che ha deciso di non rimanere "estraneo" alla nostra storia, ma si è accasato in mezzo a noi, è sceso fino agli inferi delle nostre umane vicende per dirci che nessun brandello di umana esperienza è al di fuori del suo Amore. Quel giorno è il riscatto di tutta la storia, il culmine della storia di Dio con l’ uomo che sostiene la faticosa vicenda di ogni giornata.
Riempire di speranza il nostro quotidiano, troppo spesso chiuso da "massi sepolcrali" di ogni genere, è richiesta che scaturisce da un cuore aperto all’annuncio di resurrezione.

Celebrare la Pasqua raccogliendo queste provocazioni è l’augurio che ci facciamo, certi che solo da qui può partire l’edificazione di una comunità dal volto lieto e fraterno, che vive simultaneamente una profonda gratitudine a Dio e una attenzione al mondo e ai poveri segnata da una autentica evangelicità.

Don Marcellino