30 gennaio 2015

Comunicare la famiglia:  ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA XLIX GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI 


Il tema della famiglia è al centro di un’approfondita riflessione ecclesiale e di un processo sinodale che prevede due Sinodi, uno straordinario – appena celebrato – ed uno ordinario, convocato per il prossimo ottobre. In tale contesto, ho ritenuto opportuno che il tema della prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali avesse come punto di riferimento la famiglia. La famiglia è del resto il primo luogo dove impariamo a comunicare. Tornare a questo momento originario ci può aiutare sia a rendere la comunicazione più autentica e umana, sia a guardare la famiglia da un nuovo punto di vista.
Possiamo lasciarci ispirare dall’icona evangelica della visita di Maria ad Elisabetta (Lc 1,39-56). «Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!”».
Anzitutto, questo episodio ci mostra la comunicazione come un dialogo che si intreccia con il linguaggio del corpo. La prima risposta al saluto di Maria la dà infatti il bambino, sussultando gioiosamente nel grembo di Elisabetta. Esultare per la gioia dell’incontro è in un certo senso l’archetipo e il simbolo di ogni altra comunicazione, che impariamo ancora prima di venire al mondo. Il grembo che ci ospita è la prima “scuola” di comunicazione, fatta di ascolto e di contatto corporeo, dove cominciamo a familiarizzare col mondo esterno in un ambiente protetto e al suono rassicurante del battito del cuore della mamma. Questo incontro tra due esseri insieme così intimi e ancora così estranei l’uno all’altra, un incontro pieno di promesse, è la nostra prima esperienza di comunicazione. Ed è un'esperienza che ci accomuna tutti, perché ciascuno di noi è nato da una madre.
Anche dopo essere venuti al mondo restiamo in un certo senso in un “grembo”, che è la famiglia. Un grembo fatto di persone diverse, in relazione: la famiglia è il «luogo dove si impara a convivere nella differenza» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 66). Differenze di generi e di generazioni, che comunicano prima di tutto perché si accolgono a vicenda, perché tra loro esiste un vincolo. E più largo è il ventaglio di queste relazioni, più sono diverse le età, e più ricco è il nostro ambiente di vita. È il legame che sta a fondamento della parola, che a sua volta rinsalda il legame. Le parole non le inventiamo: le possiamo usare perché le abbiamo ricevute. È in famiglia che si impara a parlare nella “lingua materna”, cioè la lingua dei nostri antenati (cfr 2 Mac 7,25.27). In famiglia si percepisce che altri ci hanno preceduto, ci hanno messo nella condizione di esistere e di potere a nostra volta generare vita e fare qualcosa di buono e di bello. Possiamo dare perché abbiamo ricevuto, e questo circuito virtuoso sta al cuore della capacità della famiglia di comunicarsi e di comunicare; e, più in generale, è il paradigma di ogni comunicazione.
L’esperienza del legame che ci “precede” fa sì che la famiglia sia anche il contesto in cui si trasmette quella forma fondamentale di comunicazione che è la preghiera. Quando la mamma e il papà fanno addormentare i loro bambini appena nati, molto spesso li affidano a Dio, perché vegli su di essi; e quando sono un po’ più grandi recitano insieme con loro semplici preghiere, ricordando con affetto anche altre persone, i nonni, altri parenti, i malati e i sofferenti, tutti coloro che hanno più bisogno dell’aiuto di Dio. Così, in famiglia, la maggior parte di noi ha imparato la dimensione religiosa della comunicazione, che nel cristianesimo è tutta impregnata di amore, l’amore di Dio che si dona a noi e che noi offriamo agli altri.
Nella famiglia è soprattutto la capacità di abbracciarsi, sostenersi, accompagnarsi, decifrare gli sguardi e i silenzi, ridere e piangere insieme, tra persone che non si sono scelte e tuttavia sono così importanti l’una per l’altra, a farci capire che cosa è veramente la comunicazione come scoperta e costruzione di prossimità. Ridurre le distanze, venendosi incontro a vicenda e accogliendosi, è motivo di gratitudine e gioia: dal saluto di Maria e dal sussulto del bambino scaturisce la benedizione di Elisabetta, a cui segue il bellissimo cantico del Magnificat, nel quale Maria loda il disegno d’amore di Dio su di lei e sul suo popolo. Da un “sì” pronunciato con fede scaturiscono conseguenze che vanno ben oltre noi stessi e si espandono nel mondo. “Visitare” comporta aprire le porte, non rinchiudersi nei propri appartamenti, uscire, andare verso l’altro. Anche la famiglia è viva se respira aprendosi oltre sé stessa, e le famiglie che fanno questo possono comunicare il loro messaggio di vita e di comunione, possono dare conforto e speranza alle famiglie più ferite, e far crescere la Chiesa stessa, che è famiglia di famiglie.
La famiglia è più di ogni altro il luogo in cui, vivendo insieme nella quotidianità, si sperimentano i limiti propri e altrui, i piccoli e grandi problemi della coesistenza, dell’andare d’accordo. Non esiste la famiglia perfetta, ma non bisogna avere paura dell’imperfezione, della fragilità, nemmeno dei conflitti; bisogna imparare ad affrontarli in maniera costruttiva. Per questo la famiglia in cui, con i propri limiti e peccati, ci si vuole bene, diventa una scuola di perdono. Il perdono è una dinamica di comunicazione, una comunicazione che si logora, che si spezza e che, attraverso il pentimento espresso e accolto, si può riannodare e far crescere. Un bambino che in famiglia impara ad ascoltare gli altri, a parlare in modo rispettoso, esprimendo il proprio punto di vista senza negare quello altrui, sarà nella società un costruttore di dialogo e di riconciliazione.
A proposito di limiti e comunicazione, hanno tanto da insegnarci le famiglie con figli segnati da una o più disabilità. 
A proposito di limiti e comunicazione, hanno tanto da insegnarci le famiglie con figli segnati da una o più disabilità. Il deficit motorio, sensoriale o intellettivo è sempre una tentazione a chiudersi; ma può diventare, grazie all’amore dei genitori, dei fratelli e di altre persone amiche, uno stimolo ad aprirsi, a condividere, a comunicare in modo inclusivo; e può aiutare la scuola, la parrocchia, le associazioni a diventare più accoglienti verso tutti, a non escludere nessuno.
In un mondo, poi, dove così spesso si maledice, si parla male, si semina zizzania, si inquina con le chiacchiere il nostro ambiente umano, la famiglia può essere una scuola di comunicazione come benedizione. E questo anche là dove sembra prevalere l’inevitabilità dell’odio e della violenza, quando le famiglie sono separate tra loro da muri di pietra o dai muri non meno impenetrabili del pregiudizio e del risentimento, quando sembrano esserci buone ragioni per dire “adesso basta”; in realtà, benedire anziché maledire, visitare anziché respingere, accogliere anziché combattere è l’unico modo per spezzare la spirale del male, per testimoniare che il bene è sempre possibile, per educare i figli alla fratellanza.
Oggi i media più moderni, che soprattutto per i più giovani sono ormai irrinunciabili, possono sia ostacolare che aiutare la comunicazione in famiglia e tra famiglie. La possono ostacolare se diventano un modo di sottrarsi all’ascolto, di isolarsi dalla compresenza fisica, con la saturazione di ogni momento di silenzio e di attesa disimparando che «il silenzio è parte integrante della comunicazione e senza di esso non esistono parole dense di contenuto» (Benedetto XVI, Messaggio per la 46ª G.M. delle Comunicazioni Sociali, 24.1.2012). La possono favorire se aiutano a raccontare e condividere, a restare in contatto con i lontani, a ringraziare e chiedere perdono, a rendere sempre di nuovo possibile l’incontro. Riscoprendo quotidianamente questo centro vitale che è l’incontro, questo “inizio vivo”, noi sapremo orientare il nostro rapporto con le tecnologie, invece che farci guidare da esse. Anche in questo campo, i genitori sono i primi educatori. Ma non vanno lasciati soli; la comunità cristiana è chiamata ad affiancarli perché sappiano insegnare ai figli a vivere nell’ambiente comunicativo secondo i criteri della dignità della persona umana e del bene comune.
La sfida che oggi ci si presenta è, dunque, reimparare a raccontare, non semplicemente a produrre e consumare informazione. E’ questa la direzione verso cui ci spingono i potenti e preziosi mezzi della comunicazione contemporanea.
 L’informazione è importante ma non basta, perché troppo spesso semplifica, contrappone le differenze e le visioni diverse sollecitando a schierarsi per l’una o l’altra, anziché favorire uno sguardo d’insieme.
Anche la famiglia, in conclusione, non è un oggetto sul quale si comunicano delle opinioni o un terreno sul quale combattere battaglie ideologiche, ma un ambiente in cui si impara a comunicare nella prossimità e un soggetto che comunica, una “comunità comunicante”. Una comunità che sa accompagnare, festeggiare e fruttificare. In questo senso è possibile ripristinare uno sguardo capace di riconoscere che la famiglia continua ad essere una grande risorsa, e non solo un problema o un’istituzione in crisi. I media tendono a volte a presentare la famiglia come se fosse un modello astratto da accettare o rifiutare, da difendere o attaccare, invece che una realtà concreta da vivere; o come se fosse un’ideologia di qualcuno contro qualcun altro, invece che il luogo dove tutti impariamo che cosa significa comunicare nell’amore ricevuto e donato. Raccontare significa invece comprendere che le nostre vite sono intrecciate in una trama unitaria, che le voci sono molteplici e ciascuna è insostituibile.
La famiglia più bella, protagonista e non problema, è quella che sa comunicare, partendo dalla testimonianza, la bellezza e la ricchezza del rapporto tra uomo e donna, e di quello tra genitori e figli. Non lottiamo per difendere il passato, ma lavoriamo con pazienza e fiducia, in tutti gli ambienti che quotidianamente abitiamo, per costruire il futuro.
Dal Vaticano, 23 gennaio 2015
Vigilia della festa di san Francesco di Sales    
         
Francesco



CALENDARIO della COMUNITÀ PASTORALE da Domenica 1 febbraio 2015

DOMENICA 1 febbraio
«IV DOMENICA DOPO L’EPIFANIA»
«Giornata nazionale in difesa della Vita»

Oggi saranno celebrati i Battesimi


ore 10,30     Chiesa SB: Genitori e ragazzi del CIC3 (4a el.) partecipano alla S. Messa.

Lunedì 2 febbraio
Festa della Presentazione del Signore
«Giornata della Vita consacrata»
ore 15,00 Sala Molaschi MMC: TERZA ETÀ
ore 21,00 Saletta Caritas SB: «ASCOLTA & CAMMINA». Lettura di un libro della Bibbia.
ore 21,00 Sala Oratorio SB: Gruppo Adolescenti.

Martedì 3 febbraio
ore 15,30 Cappellina Chiesa MMC: Vangelo di Marco.
ore 18,00 Saletta Caritas SB: «PRENDI IL LIBRO E MANGIA». Incontro sulla Parola della Domenica tenuto da don Francesco.
ore 19,30 Oratorio MMC: Gruppo Adolescenti.

Mercoledì 4 febbraio
ore 15,00 Saletta Caritas SB: TERZA ETÀ: Recita del S. Rosario e dell’Ora Media.
ore 21,00 Sala Oratorio SB: Gruppo 18/19nni.

ore 21,00  Salone parrocchiale S. Maria di Caravaggio:
                    I SALMI. Catechesi biblica tenuta da don Matteo Crimella. Il tema dell’incontro è “Salmo 121 - Il Dio che custodisce” 

Giovedì 5 febbraio
ore 21,00 Sala Oratorio SB: Gruppo Giovani.

Venerdì 6 febbaio
ore 8,00 Chiesa MMC: S. Messa ed adorazione eucaristica fino alle ore 12,00.
ore 15,30 Chiesa SB: Adorazione Eucaristica della TERZA ETÀ. N.B.: L’Eucarestia sarà esposta fino all’inizio della S. Messa delle ore 18,00.
ore 17,30 Oratorio MMC: Gruppo Pre-Ado.
ore 18,30 Salone-teatro SB: Gr. Pre-Ado1 (1a media).
ore 19,30 Salone-teatro SB: «Una CineCena per Assisi».
(v. Programma  a pag. 3).
ore 20,45 Salone-teatro SB: Gr. Pre-Ado2  (2a-3a media).

Sabato 7 febbraio
ore 10,30 Oratorio MMC: Incontro CIC4 (5a el.).
ore 14,30 Oratorio MMC: Incontro CIC4 (5a el.).

DOMENICA 8 febbraio
«penultima DOPO L’EPIFANIA»
detta “della divina clemenza”


«Giornata diocesana della Solidarietà»

ore 15,00 Salone-teatro SB: genitori/ragazzi CIC2 (3a elementare).
ore 17.00  Salone-teatro SB: primo incontro della scuola della Parola per i Preadolescenti.


Lunedì 9 febbraio
ore 15,00 Sala Molaschi MMC: TERZA ETÀ
ore 21,00 Saletta Caritas SB: «ASCOLTA & CAMMINA». Lettura di un libro della Bibbia.
ore 21,00 Sala Oratorio SB: Gruppo Adolescenti.

Martedì 10 febbraio
ore 15,30 Cappellina Chiesa MMC: Catechesi degli A-dulti IL PANE della SALVEZZA (Mc 7,24-30).
ore 18,00 Saletta Caritas SB: «PRENDI IL LIBRO E MANGIA». Incontro sulla Parola della Domenica tenuto da don Francesco.
ore 19,30 Oratorio MMC: Gruppo Adolescenti.

Mercoledì 11 febbraio  «B. Vergine di Lourdes»
«Giornata mondiale del malato»

Nelle messe, ore 17 a MMC e ore 18 a SB, preghiera per gli ammalati, in particolare della comunità pastorale.

ore 15,00 Chiesa SB: Rosario per la terza età e gli anziani.
ore 21,00 Sala Oratorio SB: Gruppo 18/19nni.


ore 21,00  Salone parrocchiale S. Maria di Caravaggio:
                    I SALMI. Catechesi biblica tenuta da don Matteo Crimella. Il tema dell’incontro è “Salmo 130 - La grazia del perdono” .

Giovedì 12 febbraio
ore 19,15 Salone-teatro SB: Catechesi degli Adulti IL PANE della SALVEZZA La donna siro-fenicia” (Mc 7,24-30). Seguirà cena frugale.
ore 21,00 Saletta Caritas SB: Catechesi degli Adulti IL PANE della SALVEZZA La donna siro-fenicia” (Mc 7,24-30).
ore 21,00 Sala Oratorio SAMZ: Gruppo Giovani.

Venerdì 13 febbraio
ore 17,30 Oratorio MMC: Gruppo Pre-Ado.
ore 18,30 Salone-teatro SB: Gr. Pre-Ado1 (1a media).
ore 20,45 Salone-teatro SB: Gr. Pre-Ado2  (2a-3a media).

Sabato 14 febbraio
ore 9,30 Cappellina Oratorio MMC: “Roveto ardente”. IL PANE della SALVEZZA La donna siro-fenicia” (Mc 7,24-30).
ore 10,30 Salone-teatro MMC: Incontro CIC3 (4a el.).
ore 14,30 Salone-teatro MMC: Incontro CIC3 (4a el.).


DOMENICA 15 febbraio
«ULTIMA DOPO L’EPIFANIA»


Oggi saranno celebrati i Battesimi



ore 15,00 Salone-teatro MMC: gen./raga. del CIC4 (5a elem.).
ore 15,00 Salone-teatro SB: gen./raga. del CIC3 (4a elem.).
ore 19,00 Saletta Caritas SB: «IL DESIDERIO DI DIO». Lectio divina per i Giovani sul Salmo 129. Al termine cena fraterna condivisa.


Il gruppo “Adolescenti San Barnaba” 
presenta un evento per tutti:

>> Una CineCena per Assisi <<


Venerdì 6 Febbraio dalle 19:30
nel teatro dell’Oratorio di San Barnaba

La cena consisterà in un’ampia scelta di primi e seguirà
la proiezione di un film su grande schermo.

Il ricavato della serata sarà utilizzato
per finanziare le iniziative del nostro gruppo
Offerta per la cena: 6,50 euro

Grazie, vi aspettiamo numerosi 

Iscrizioni entro il 3/02/2015 
presso il bar dell’oratorio di Maria Madre e San Barnaba

Gli adolescenti, gli Educatori, don Giovanni & Sr.Agnese

INCONTRO VOLONTARI

UNA SOLA FAMIGLIA UMANA, CIBO PER TUTTI: È COMPITO NOSTRO


Sabato 7 febbraio 2015, ore 17,30

Salone teatro Maria Madre della Chiesa i volontari della Comunità Pastorale sono invitati per una riflessione sulla solidarietà e l’ascolto di una testimonianza dell’Associazione “Il girasole” (realtà che opera con i detenuti in semi libertà, di S. Vittore ed ospita i loro parenti in città)

Cena: primo piatto caldo preparato in parrocchia – da prenotare –
Il secondo ed il dolce: verrà condiviso ciò che portiamo

Annunci vari


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Un appello socio-culturale
Come già alcuni di voi ricorderanno, e in effetti la pianta era fiorita, ripeto qui la mia necessità di avere, un supporto di scrittura a pc per i testi del gruppo “I Mille Volti” poesia/prosa disabili e non. O anche per riordino di materiali, in qualunque ora del giorno, per persone di qualunque età. Vi ringrazio della preziosissima collaborazione!
Maria Teresa Mosconi 3404178197

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A partire dai giorni 7 e 8 febbraio verrà posto in vendita il libro della nostra parrocchiana, Beatrice Lo Faro Tromba dal titolo Nella tempesta e nell’arcobaleno Preghiere online al prezzo di € 10.
Il ricavato verrà tutto devoluto a favore delle attività della Pastorale Giovanile delle nostre comunità


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16 gennaio 2015

L’annuncio del Vangelo attraverso stili di vita

Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli  (Gv 13,35)


Ormai da qualche anno la nostra diocesi, nel tempo nel quale facciamo memoria del Mistero dell’Incarnazione, ci propone di valorizzare quattro giornate che sottolineano alcuni aspetti della nostra “vita sociale” - famiglia, vita, lavoro e malattia - e ci sollecita ad una attenzione particolare al tema dell’educazione.
Vivere il Mistero dell’Incarnazione, che abbiamo appena contemplato, significa prendere sul serio le dimensioni fondamentali dell’esistenza nelle nostre relazioni più significative. È proprio da qui, dice Gesù, che si riconoscerà il nostro essere suoi discepoli. Le parole di Gesù che fanno da traccia unitaria di queste giornate sono state da Lui pronunciate nell’Ultima Cena, secondo la tradizione di Giovanni, e sono presentate un po’ come lo statuto di fondazione della nuova comunità umana.
Egli aveva spiegato con il suo esempio che l’amore consiste nel servizio dell’uomo fino a dare la vita (lavanda dei piedi), poi aveva mostrato che questo servizio si estende a tutti, compreso il nemico (tradimento di Giuda), anche a costo della vita, escludendo così ogni violenza e mostrando che l’amore è più forte dell’odio.
Con queste parole (“da questo tutti riconosceranno che siete miei discepoli: dal fatto che avete amore tra voi”) compendia quanto prima aveva spiegato e ne fa il distintivo di coloro che lo seguono.
Quello che i discepoli apprendono dal loro maestro non è una dottrina, ma un comportamento, uno stile di vita, col quale mostreranno la possibilità dell’amore e di una società nuova: è la base indispensabile per l’annuncio del Vangelo.
La prima dimostrazione di amore per l’umanità consiste nel mostrare che si vive fraternamente di questo Amore Paterno.
E vorrei anche ricordare, in questi momenti così drammatici e confusi per l’umanità, che Giovanni situa il comandamento dell’amore fra il tradimento di Giuda e la predizione dei rinnegamenti di Pietro, quasi a volerci dire che sempre i suoi “amici”, ai quali ha “confidato” il Mistero del Regno, si troveranno in mezzo al mondo come alternativa di vita di fronte alla morte, di speranza di fronte alla disperazione, di amore di fronte all’odio.
Questo è il tesoro che dobbiamo “custodire” a favore dell’umanità.
In questa prospettiva comprendiamo meglio il sottotitolo dato alle parole di Gesù, che ci richiama al nostro stile di vita, che viene poi ulteriormente precisato nelle singole giornate - “Custodire le relazioni”, “Solidali per la vita”, “Condividere per moltiplicare”, “Una presenza che accompagna” - che avranno quindi sottolineature specifiche.
L’invito per ciascuno di noi è a saper valorizzare questi momenti con le loro proposte ed iniziative come un richiamo a cogliere la verità di alcune affermazioni forti di papa Francesco, che rischiano di essere “apprezzate” ma non tradotte nel concreto delle nostre esistenze, quando ci ricorda la dimensione sociale della Evangelizzazione: Evangelizzare è rendere presente nel mondo il Regno di Dio… Nel cuore stesso del Vangelo vi sono la vita comunitaria e l’impegno con gli altri… Dio in Gesù non redime solamente la singola persona, ma anche le relazioni sociali tra gli uomini”.
Come possiamo ben capire non si tratta soltanto di porre in atto singoli gesti personali nei confronti dei bisognosi, ma si tratta di amare il Regno di Dio e di affrettarne la venuta sulla terra impegnandosi in tutti gli aspetti della vita umana, ridando valore forte alla solidarietà che, se intesa nel suo significato più profondo e di sfida, diventa uno stile di costruzione della storia.
don Marcellino