11 dicembre 2015

Note dal Consiglio pastorale

L’incontro del Consiglio Pastorale del 1 dicembre scorso è stato dedicato quasi totalmente alla ‘pastorale giovanile’ e in particolare all’oratorio. Nell’intervento introduttivo don Giovanni, invitando a superare “miopie, strabismi e critica nostalgica”, ha invitato a porsi la domanda: “quale oratorio siamo chiamati ad ‘inventare’ per i ragazzi e le famiglie del nostro quartiere oggi?”. Dopo aver illustrando i dati disponibili sulla composizione del contesto giovanile dei quartieri che compongono la nostra comunità pastorale, in specie la popolazione in età scolare,  d.G. ha proposto due parole chiave attorno alle quali raccogliere le sfide di oggi: “integrazione” e “missione”. I vari interventi hanno accolto e completato la riflessione proposta e si è così meglio delineato il risvolto complessivo della proposta.

INTEGRAZIONE sociale (famiglie di diversa estrazione sociale coinvolte nella costruzione di una società civile capace di includere e perseguire il bene di ognuno), tra generazioni (dove le ‘consegne’ del mondo adulto e anziano ai ragazzi e giovani passano attraverso la stima che fa spazio, il coinvolgimento non strumentale o interessato, il servizio come occasione di incontro sui valori fondamentali a partire dai bisogni dei più piccoli), etnica (valorizzando i valori e le tradizioni delle famiglie straniere di origine cristiana perché possano esprimersi quali soggetti attivi nella vita della parrocchia e dell’oratorio), religiosa (relazioni di conoscenza e rispetto reciproco sono più che mai non rinviabili nei confronti di fratelli di altre confessioni  cristiane e anche di altre religioni, in particolare musulmani).

MISSIONE: la scelta di “tenere basso il muretto di cinta” apre alla possibilità di una missione QUI(!), perché spesso in oratorio troviamo ragazzi che non fanno parte della cerchia conosciuta dei frequentatori dei gruppi formativi tradizionali. La loro presenza (nb: non cercata da noi!) ci chiama alla responsabilità di una relazione umana aperta, rispettosa e per questo testimoniante. Anche se questo nuovo modo di pensare e vivere l’oratorio evidenzia la lacuna determinata dalla quasi totale assenza di adulti e giovani che lo ‘animano’ (perché sono ‘l’anima’ dell’offerta educativa dell’ambiente oratoriano e ‘danno l’anima’ perché l’oratorio sia occasione di incontro significativo e di annuncio dell’amore di Dio)... da qui i vari momenti di tensione e fatica che talvolta rendono difficile il clima in oratorio.

Ma come fare? Comprendiamo che c’è bisogno di adulti disponibili e capaci di rapportarsi coi giovani in modo coinvolgente. Come pure verso coloro che sono di altre esperienze religiose occorre superare la non conoscenza che genera paura e offrire relazioni che “sveglino le differenze”, cioè le sottolineino e le rendano chiare in vista di un confronto vero e costruttivo.
Per tutti questi motivi siamo chiamati un po’ tutti ad operare una ‘conversione’ di atteggiamento verso quello che dice papa Francesco: “guardare gli altri e il mondo con occhi di misericordia” e aprirci alla realtà attuale che davvero è cambiata e domanda un diverso approccio… nella realtà diversa di oggi ci è chiesto di pensare e agire in modo diverso e anche se costa grande fatica è però “occasione di grazia”.

Il progetto educativo oratoriano, giustamente in sempre continuo aggiornamento, basato sui tre fuochi: Gesù, vita comune e carità, ora è chiamato ad integrare pure questo felice ma impegnativo intento: un oratorio che accoglie tanti, accompagna molti e conduce a Gesù alcuni.
Ora queste riflessioni le affidiamo a tutti e saranno riprese negli incontri del Consiglio dell’oratorio, dei vari gruppi educatori e animatori (comprese le società sportive e gli scout) e nella settimana dell’educazione di fine gennaio. Tutti possiamo e dobbiamo sentirci coinvolti in questa opera di rinnovamento, dando ciascuno il proprio contributo anche critico - di riflessione e confronto, ma anche di collaborazione nei turni di presenza e di altri servizi, e… perché no: di preghiera!