07 giugno 2016

IL FRUTTO DELLA PASQUA: VIVERE SECONDO LO SPIRITO

IL DONO DELLO SPIRITO NELLE PAROLE DI FRANCESCO
Domenica, 1° maggio 2016 - Preghiera del Regina Coeli
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Il Vangelo di oggi ci riporta al Cenacolo. Durante l’Ultima Cena, prima di affrontare la passione e la morte sulla croce, Gesù promette agli Apostoli il dono dello Spirito Santo, che avrà il compito di insegnare e di ricordare le sue parole alla comunità dei discepoli. Lo dice Gesù stesso: «Il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» Gv 14,26.
Insegnare e ricordare. E questo è quello che fa lo Spirito Santo nei nostri cuori.
Nel momento in cui sta per fare ritorno al Padre, Gesù preannuncia la venuta dello Spirito che anzitutto insegnerà ai discepoli a comprendere sempre più pienamente il Vangelo, ad accoglierlo nella loro esistenza e a renderlo vivo e operante con la testimonianza. Mentre sta per affidare agli Apostoli – che vuol dire appunto “inviati” – la missione di portare l’annuncio del Vangelo in tutto il mondo, Gesù promette che non rimarranno soli: sarà con loro lo Spirito Santo, il Paraclito, che si porrà accanto ad essi, anzi, sarà in essi, per difenderli e sostenerli. Gesù ritorna al Padre ma continua ad accompagnare e ammaestrare i discepoli col dono dello Spirito Santo.
Il secondo aspetto della missione dello Spirito Santo consiste nell’aiutare gli Apostoli a ricordare le parole di Gesù. Lo Spirito ha il compito di risvegliare la memoria, ricordare le parole di Gesù. Il divino Maestro ha già comunicato tutto quello che intendeva affidare agli Apostoli: con Lui, Verbo incarnato, la rivelazione è completa. Lo Spirito farà ricordare gli insegnamenti di Gesù nelle diverse circostanze concrete della vita, per poterli mettere in pratica. È proprio ciò che avviene ancora oggi nella Chiesa, guidata dalla luce e dalla forza dello Spirito Santo, perché possa portare a tutti il dono della salvezza, cioè l’amore e la misericordia di Dio. Per esempio, quando voi leggete tutti i giorni – come vi ho consigliato – un brano, un passo del Vangelo, chiedere allo Spirito Santo: “Che io capisca e che io ricordi queste parole di Gesù”. E poi leggere il passo, tutti i giorni… Ma prima quella preghiera allo Spirito, che è nel nostro cuore: “Che io ricordi e che io capisca”.
Noi non siamo soli: Gesù è vicino a noi, in mezzo a noi, dentro di noi! La sua nuova presenza nella storia avviene mediante il dono dello Spirito Santo, per mezzo del quale è possibile instaurare un rapporto vivo con Lui, il Crocifisso Risorto. Lo Spirito, effuso in noi con i sacramenti del Battesimo e della Cresima, agisce nella nostra vita. Lui ci guida nel modo di pensare, di agire, di distinguere che cosa è bene e che cosa è male; ci aiuta a praticare la carità di Gesù, il suo donarsi agli altri, specialmente ai più bisognosi. Non siamo soli! E il segno della presenza dello Spirito Santo è anche la pace che Gesù dona ai suoi discepoli: «Vi do la mia pace». Essa è diversa da quella che gli uomini si augurano o tentano di realizzare. La pace di Gesù sgorga dalla vittoria sul peccato, sull’egoismo
che ci impedisce di amarci come fratelli. E’ dono di Dio e segno della sua presenza. Ogni discepolo, chiamato oggi a seguire Gesù portando la croce, riceve in sé la pace del Crocifisso Risorto nella certezza della sua vittoria e nell’attesa della sua venuta definitiva.
La Vergine Maria ci aiuti ad accogliere con docilità lo Spirito Santo come Maestro interiore e come Memoria viva di Cristo nel cammino quotidiano.
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Se per me la
ricchezza è ciò che
conta di più, calcolerò il tempo in termini di denaro, invece di donare ciò
che ho, ciò che sono.
Se per me il potere è ciò che conta di più,
calcolerò il mio agire in termini di successo, invece
di mettermi al servizio di coloro che hanno bisogno
di me.
Se per me la sicurezza è ciò che conta di più,
calcolerò il desiderio in terminio di comprensione,
invece di lasciare spazio dentro di al buio e alla
sofferenza.
Se per me la felicità è ciò che conta di più,
calcolerò il desiderio in termini di rischio invece di
compiere il primo passo là ove le strade sono bloccate.
Se per me il focolare domestico è ciò che
conta di più, calcolerò l’invito a partire a in termini
di insicurezza, invece di affrontare l’ignoto con atteggiamento vivace e curioso.
Se per me le relazioni sono ciò che conta di
più, calcolerò l’addio in termini di tristezza, invece
di andarmene per lasciare spazio al nuovo.
Se per me le abitudini sono ciò che conta di
più, calcolerò le richieste in termini di disagio, invece di provare con interesse il nuovo e mettermi
così alla prova.
Se per me sono ciò che conta di più, allora mi
sarò d’impiccio da solo, invece di partire pieno di
vigore per trovare me stesso.
Se per è Dio ciò che conta di più allora mi
abbandono, mi dono, vivo.
Anselm Grun