10 dicembre 2016

A Natale Dio ci guarda con gli occhi di un bambino

Come sono belli gli occhi dei bambini e delle bambine di tutto il mondo! 

Sono limpidi, vispi, curiosi, gioiosi, ma non tutti. Alcuni hanno occhi spenti, tristi, timorosi, arresi… basta vedere le foto scattate dei reporter dei paesi in guerra o terremotati, per non parlare degli occhi dei bambini violati, o colpiti da una forma di sofferenza grave.
E comunque gli occhi di tutti i bambini hanno una cosa in comune: sono trasparenti. Non riescono infatti a nascondere o mimetizzare quello che vedono, perché sono come i loro cuori: senza barriere di difesa, filtri o preclusioni.

Per questo sono spalancati per ricevere tutto il bene e l’amore di cui hanno bisogno per vivere e, allo stesso tempo, sono esposti più degli altri al male che possono “vedere” e perciò subire.
A Natale Dio ci guarda con gli occhi di un bambino: Gesù.
Ci guarda così con la totale apertura dello sguardo del cuore e ci chiede di amarlo con tutto l’amore di cui siamo capaci. Il Suo ‘bisogno’ di amore ci porta a scoprire in noi insospettabili energie di bene.
E ci guarda pure con la vulnerabilità di un bambino permettendo al nostro male di venire allo scoperto per medicarlo col Suo abbraccio misericordioso.
I più anziani tra noi ricordano di essere cresciuti con la paura susci- tata dal monito: Dio ti vede!
Ora comprendiamo - ed il giubileo appena concluso ce l’ha ricordato - che non ha senso temere o fuggire il Suo sguardo (s.Agostino diceva che “teme Dio chi non lo conosce”).
Proprio il bimbo del presepe ci dimostra che “Dio ti vede!” è una buona notizia e, come recita un antico proverbio fa bene sapere che ai Suoi occhi anche una formica nera, su una pietra nera, in una notte senza la luce della luna non resta invisibile, perché di tutti Lui ha cura.
In questi giorni prepariamo la celebrazione del Natale di Gesù lasciandoci raggiungere dallo sguardo dei nostri bambini, i figli o i nipoti, i vicini di casa o quelli che vediamo in quartiere. 

E ripetiamo al nostro cuore, sottovoce, con tenerezza, come parlassimo ad un bambino:
“Dio ti vede, Dio ti ama, Dio ti perdona”.
 
Se la nostra vita cristiana sarà anzitutto esperienza vitale di questo amore specialissimo da accogliere, allora il nostro ‘darci da fare’, le attenzioni educative e di solidarietà personali e comunitarie diventeranno efficaci perché sapranno offrire non tanto noi stessi, le nostre idee e forze (nb: “chi cammina sulle impronte di un altro non lascia le proprie tracce”...), ma l’Amore di Dio, l’unico in grado di guarire nel profondo la vera fame dell’uomo, la fame d’AMORE.

A quel punto incrociare gli occhi di bambino come di adulto, di giovane o di un anziano, immersi nella sofferenza o nel vuoto non porterà, in modo ipocrita, a moltiplicare diagnosi o peggio ancora giudizi, bensì ci regalerà una nuova opportunità di diventare noi stessi ‘dono’, segno del DONO di Dio. 

E, ricordando le parole del prefazio della Messa nella festa dei Santi Martiri Innocenti (il 28 dicembre) “essi [i bambini] subirono la passione prima di avere membra adatte a patire”... , ci permetterà di penetrare un po’ di più il mistero profondo della salvezza dell’uomo che Gesù compie portando su di sé il male del mondo.

A tutti giunga il più cordiale augurio per un Natale. 

d.Alfredo