30 dicembre 2017

LA “VISIONE” DI FRANCESCO

Vi invito a guardare le migrazioni con uno sguardo carico di fiducia, come opportunità per costruire un futuro di pace” e per questo adoperiamoci a “trasformare in cantieri di pace le nostre città”

Carissimi, nei giorni scorsi una persona telefonando in casa parrocchiale ha chiesto come mai nella lettera di auguri lasciata dai visitatori in occasione del Natale ci fossero gli auguri in varie lingue … compreso l’arabo. Credendo ad una battuta scherzosa la risposta è stata di conseguenza. Ma poi si è capito che l’interrogativo celava molto più che curiosità ingenua e riprendeva il ritornello razzista diventato slogan propagandistico dei partiti di ogni colore. Alla radice  di tali parole credo ci sia la sensazione viscerale di sentirsi depredati di tutto (lavoro, casa, diritti, speranze e ora anche della chiesa e dei preti che “ci hanno abbandonato”…). Una sensazione reale che va compresa e rispettata ma che non può essere imputata alla sola causa dell’arrivo di immigrati, anche se ai politicanti e faccendieri di turno fanno comodo questi cavalli di battaglia che, come fette di salame sugli occhi, nascondono al nostro sguardo incompetenze, irresponsabilità e affari miliardari che arricchiscono qualcuno ma depauperano l’Italia e il suo futuro.
Ho sentito l’omelia del papa nella notte di Natale e i suoi messaggi nei giorni successivi. Mi sono chiesto  il perché di tanta insistenza su migranti e rifugiati. E ho pensato all’eco di alcuni nostri sfoghi: “e a noi chi ci pensa?”…
Ho pensato alla ridicola accusa di essere un papa “politico”. Nell’accezione più alta della parola è augurabile che ogni persona e quindi anche il papa lo sia. Certo non lo si può accusare di essere complice di una politica di tornaconti di parte. Mentre forse ciascuno di noi ha da rimproverarsi al riguardo anzitutto un mare di omissioni e di piccole complicità di convenienza con comportamenti ai confini della legalità.
Mi pare che lo sguardo del papa sia mutato dal giorno della sua prima visita ufficiale. Ricordate? Proprio a Lampedusa dopo uno degli innumerevoli naufragi di migranti. Credo che in quell’occasione papa Bergoglio, che mai aveva avuto a che fare col fenomeno migratorio così come lo viviamo noi nel mediterraneo, ha intuito la portata di questo avvenimento che sta cambiando il mondo e che domanda di essere assunto con grande serietà e responsabilità dai grandi della terra come da ciascun cittadino del mondo. Lì ha ricevuto la “visione” (immagine tanto cara alle Scritture anche di questi giorni natalizi) che accompagna la sua missione e il suo insegnamento alla Chiesa e al mondo. Una visione che, come è sempre stato nella storia, da’ fastidio ai potenti del mondo, ma anche a noi che ci sentiamo minacciati nelle nostre presunte sicurezze.
Francesco infatti ci invita a non fermarci di fronte alle difficoltà che tale fenomeno presenta per tutti, ma a la-sciarci interrogare fino in fondo sul significato di quanto sta avvenendo in tutto il mondo (perché il mediterraneo non è l’unica frontiera presa d’assalto da milioni di persone in cerca di un futuro migliore. Pensate al confine Messico - Stati Uniti, e anche al mare del sud-est asiatico) e a darci da fare per questi che sono anzitutto fratelli.
Infatti quante responsabilità sull’attuale situazione del mondo ha l’occidente industrializzato di cui facciamo parte noi! Queste responsabilità non possono essere nascoste dalle foglie di fico dei comportamenti sopra le righe o anche fuori legge di qualcuno dei migranti: cosa non abbiamo fatto e facciamo noi nei loro paesi con le coperture complici degli Erode di turno? Ad esempio il turismo sessuale, preferibilmente con minorenni; l’espi-anto illegale di organi … ad ogni costo; abbiamo dettato le leggi che regolano i prezzi dei prodotti imponendo condizioni di lavoro e di vita di milioni di uomini, donne e bambini; deteniamo la produzione e il commercio delle armi e, in barba alle carte costituzionali dove ‘ripu-diamo la guerra’, in realtà la sosteniamo e la imponiamo a popoli che non sanno più neanche perché continuano a spararsi (ma noi lo sappiamo: il nostro PIL ne ha bisogno!)
La messa in discussione del modo di intendere il nostro posto nel mondo e quello degli altri è occasione preziosa anche in chiave “pastorale”, che è la prospettiva che più sta a cuore al papa e che dovrebbe essere da noi raccolta come indicazione preziosa per la vita della comunità cristiana nella città e nel quartiere. Perché le grandi prospettive mondiali sono servite a noi sul piatto della convivenza quotidiana con questi uomini e donne di tutto il mondo che il papa si ostina a chiamare fratelli perché questo è semplicemente il Vangelo quando ci invita a pregare dicendo “PADRE NOSTRO”. Nostro di chi? Solo dei ‘nostri’ o di ogni uomo e donna?
Sulla stessa lunghezza d’onda possiamo leggere  l’invito dell’Arcivescovo Mario a vivere il Sinodo minore, dal tema “Chiesa dalle genti”, che inizierà domenica 14 gennaio 2018 nella basilica di Sant’Ambrogio, alle 16, con una celebrazione da lui presieduta.
Raccogliamo l’invito del papa a farci animare dallo sguardo contemplativo della fede per leggere con sguardo evangelico la realtà di oggi e trasformare in cantieri di pace le nostre città riprendendo l’invito di mons. Delpini nel discorso alla città nella festa di san-t’Ambrogio a tessere nella ferialità rapporti di buon vicinato all’insegna del rispetto, della conoscenza e del-l’aiuto reciproci. 
Mentre rivolgo a tutti l’augurio per UN ANNO DI PACE, sono contento di annunciarvi e di invitarvi alla iniziativa coordinata da don Giovanni del CAMPUS DELLA PACE.

Da domenica 18 a sabato 25 febbraio si terrà infatti la terza edizione del CAMPUS DI EDUCAZIONE ALLA PACE sul tema: la parola Giustizia e i suoi significati nell’orizzonte culturale di oggi.
Sul nuovo sito del campus internazionale (ci saranno anche quest’anno giovani da diverse parti d’Europa) trovate la presentazione dell’iniziativa col programma delle giornate, coi temi e i personaggi che interverranno; la possibilità di iscriversi, collaborare, ospitare (a breve sarà sollecitata la disponibilità ad ospitare per la notte i partecipanti) e sostenere questo intensa esperienza di cantiere di costruzione di convivenza e pace.
Buon anno di pace a tutti!
don Alfredo
campusdellapace.altervista.org
ma seguiteci anche su   www.facebook.com/DueCortiliGratosoglio



CALENDARIO DELLA COMUNITÀ’ dal 5 gennaio 2018

venerdì 5 gennaio
ore 17 MMC e 18,00 SB s.Messe vigiliari dell’Epifania

Sabato 6 gennaio
EPIFANIA DEL SIGNORE

Ss. Messe con orario festivo e del pomeriggio
ore 17 MMC e 18,00 SB s.Messe vigiliari della festa del Battesimo di Gesù


Nel pomeriggio, in bici o a piedi rinnoviamo la bella esperienza della CICLOBEFANA che giunge alla 10° edizione. Invitiamo tutti a prendervi parte per offrire un segno di vicinanza agli anziani ospiti delle RSA di via Baroni. ore 14.30: ritrovo di fronte alla chiesa di SB partenza del corteo delle Befane in bicicletta o a piedi; ore 15.15 ingresso alla "R.S.A. "EMMAUS" e a seguire alla "R.S.A. "BARONI"; ore 17.30: all’oratorio MMC merenda per tutti i partecipanti.

domenica 7 gennaio
FESTA DEL BATTESIMO DI GESU’
Ss. Messe con orario festivo
Lunedì  8 gennaio
ore 15,00 Sala Molaschi MMC TERZA ETÀ
ore 21,00 Oratorio SB gruppo ADO

Martedì 9 gennaio
ore 21,00 Oratorio MMC gruppo ADO

Mercoledì 10 gennaio
ore 15,00 Saletta Caritas SB TERZA ETÀ
ore 21,00 Oratorio MMC incontro aperto ai volon tari a servizio del CAMPUS DELLA PACE

Venerdì 12 gennaio
ore 21,00 Oratorio SB gruppo PREADO

Sabato 13 gennaio
ore 10,30 e 14,30 Oratorio MMC CIC 4

domenica 14 gennaio
ore 10,30 CIC 3 s.Messa in Chiesa a SB, poi in oratorio incontro fino alle 12,30 circa.
ore 21,00 Oratorio SB gruppo 18ENNI



Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace

MESSAGGIO DI FRANCESCO PER LA 51ᵅ GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

1. Augurio di pace
Pace a tutte le persone e a tutte le nazioni della terra! La pace, che gli angeli annunciano ai pastori nella notte di Natale,[1] è un’aspirazione profonda di tutte le persone e di tutti i popoli, soprattutto di quanti più duramente ne patiscono la mancanza. Tra questi, che porto nei miei pensieri e nella mia preghiera, voglio ancora una volta ricordare gli oltre 250 milioni di migranti nel mondo, dei quali 22 milioni e mezzo sono rifugiati. Questi ultimi, come affermò il mio amato predecessore Benedetto XVI, «sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace».[2] Per trovarlo, molti di loro sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, a subire fatiche e sofferenze, ad affrontare reticolati e muri innalzati per tenerli lontani dalla meta.
Con spirito di misericordia, abbracciamo tutti coloro che fuggono dalla guerra e dalla fame o che sono co-stretti a lasciare le loro terre a causa di discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale.
Siamo consapevoli che aprire i nostri cuori alla sofferenza altrui non basta. Ci sarà molto da fare prima che i nostri fratelli e le nostre sorelle possano tornare a vivere in pace in una casa sicura. Accogliere l’altro richiede un impegno concreto, una catena di aiuti e di benevolenza, un’attenzione vigilante e comprensiva, la gestione responsabile di nuove situazioni complesse che, a volte, si aggiungono ad altri e numerosi problemi già esistenti, nonché delle risorse che sono sempre limitate. Praticando la virtù della prudenza, i governanti sapranno accogliere, promuovere, proteggere e integrare, stabilendo misure pratiche, «nei limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso, [per] permettere quell’inserimento».[3] Essi hanno una precisa responsabilità verso le proprie comunità, delle quali devono assicurare i giusti diritti e lo sviluppo armonico, per non essere come il costruttore stolto che fece male i calcoli e non riuscì a completare la torre che aveva cominciato a edificare.[4]

2. Perché così tanti rifugiati e migranti?
In vista del Grande Giubileo per i 2000 anni dall’an-nuncio di pace degli angeli a Betlemme, San Giovanni 
Paolo II annoverò il crescente numero di profughi tra le conseguenze di «una interminabile e orrenda sequela di guerre, di conflitti, di genocidi, di “pulizie etniche”»,[5] che avevano segnato il XX secolo. Quello nuovo non ha finora registrato una vera svolta: i conflitti armati e le altre forme di violenza organizzata continuano a provocare spostamenti di popolazione all’interno dei confini nazionali e oltre.
Ma le persone migrano anche per altre ragioni, prima fra tutte il «desiderio di una vita migliore, unito molte volte alla ricerca di lasciarsi alle spalle la “dispera-zione” di un futuro impossibile da costruire».[6] Si parte per ricongiungersi alla propria famiglia, per trovare opportunità di lavoro o di istruzione: chi non può godere di questi diritti, non vive in pace. Inoltre, come ho sottolineato nell’Enciclica Laudato si’, «è tragico l’aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale».[7]
La maggioranza migra seguendo un percorso regolare, mentre alcuni prendono altre strade, soprattutto a causa della disperazione, quando la patria non offre loro sicurezza né opportunità, e ogni via legale pare impraticabile, bloccata o troppo lenta.
In molti Paesi di destinazione si è largamente diffusa una retorica che enfatizza i rischi per la sicurezza nazionale o l’onere dell’accoglienza dei nuovi arrivati, disprezzando così la dignità umana che si deve riconoscere a tutti, in quanto figli e figlie di Dio. Quanti fomentano la paura nei confronti dei migranti, magari a fini politici, anziché costruire la pace, seminano violenza, discriminazione razziale e xenofobia, che sono fonte di grande preoccupazione per tutti coloro che hanno a cuore la tutela di ogni essere umano.[8]
Tutti gli elementi di cui dispone la comunità internazionale indicano che le migrazioni globali continueranno a segnare il nostro futuro. Alcuni le considerano una minaccia. Io, invece, vi invito a guardarle con uno sguardo carico di fiducia, come opportunità per costruire un futuro di pace.

3. Con sguardo contemplativo
La sapienza della fede nutre questo sguardo, capace di accorgersi che tutti facciamo «parte di una sola fa-miglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale, come in-segna la dottrina sociale della Chiesa. Qui trovano fondamento la solidarietà e la condivisione».[9] Queste parole ci ripropongono l’immagine della nuova Gerusalemme. Il libro del profeta Isaia (cap. 60) e poi quello dell’Apocalisse (cap. 21) la descrivono come una città con le porte sempre aperte, per lasciare entrare genti di ogni nazione, che la ammirano e la colmano di ricchezze. La pace è il sovrano che la guida e la giustizia il principio che governa la convivenza al suo interno.
Abbiamo bisogno di rivolgere anche sulla città in cui viviamo questo sguardo contemplativo, «ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze [...] promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia»,[10] in altre parole realizzando la promessa della pace.
Osservando i migranti e i rifugiati, questo sguardo saprà scoprire che essi non arrivano a mani vuote: portano un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native, e in questo modo arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono. Saprà scorgere anche la creatività, la tenacia e lo spirito di sacrificio di innumerevoli persone, famiglie e comunità che in tutte le parti del mondo aprono la porta e il cuore a migranti e rifugiati, anche dove le risorse non sono abbondanti.
Questo sguardo contemplativo, infine, saprà guidare il discernimento dei responsabili della cosa pubblica, così da spingere le politiche di accoglienza fino al massimo dei «limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso»,[11] considerando cioè le esigenze di tutti i membri dell’unica famiglia umana e il bene di ciascuno di essi.
Chi è animato da questo sguardo sarà in grado di ri-conoscere i germogli di pace che già stanno spuntando e si prenderà cura della loro crescita. Trasformerà così in cantieri di pace le nostre città, spesso divise e polarizzate da conflitti che riguardano proprio la presenza di migranti e rifugiati.

4. Quattro pietre miliari per l’azione
Offrire a richiedenti asilo, rifugiati, migranti e vittime di tratta una possibilità di trovare quella pace che stanno cercando, richiede una strategia che combini quattro azioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare.[12]
“Accogliere” richiama l’esigenza di ampliare le possibilità di ingresso legale, di non respingere profughi e migranti verso luoghi dove li aspettano persecuzioni e violenze, e di bilanciare la preoccupazione per la si-curezza nazionale con la tutela dei diritti umani fondamentali. La Scrittura ci ricorda: «Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo».[13]
“Proteggere” ricorda il dovere di riconoscere e tutelare l’inviolabile dignità di coloro che fuggono da un pericolo reale in cerca di asilo e sicurezza, di impedire il loro sfruttamento. Penso in particolare alle donne e ai bambini che si trovano in situazioni in cui sono più esposti ai rischi e agli abusi che arrivano fino a renderli schiavi. Dio non discrimina: «Il Signore protegge lo straniero, egli sostiene l’orfano e la vedova».[14]
“Promuovere” rimanda al sostegno allo sviluppo umano integrale di migranti e rifugiati. Tra i molti strumenti che possono aiutare in questo compito, desidero sottolineare l’importanza di assicurare ai bambini e ai giovani l’accesso a tutti i livelli di istruzione: in questo modo essi non solo potranno coltivare e mettere a frutto le proprie capacità, ma saranno anche maggiormente in grado di andare incontro agli altri, coltivando uno spirito di dialogo anziché di chiusura o di scontro. La Bibbia insegna che Dio «ama lo straniero e gli dà pane e vestito»; perciò esorta: «Amate dunque lo straniero, poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto».[15]
“Integrare”, infine, significa permettere a rifugiati e migranti di partecipare pienamente alla vita della società che li accoglie, in una dinamica di arricchimento reciproco e di feconda collaborazione nella promozione dello sviluppo umano integrale delle comunità locali. Come scrive San Paolo: «Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio».[16]

5. Una proposta per due Patti internazionali
Auspico di cuore che sia questo spirito ad animare il processo che lungo il 2018 condurrà alla definizione e all’approvazione da parte delle Nazioni Unite di due patti globali, uno per migrazioni sicure, ordinate e regolari, l’altro riguardo ai rifugiati. In quanto accordi condivisi a livello globale, questi patti rappresenteranno un quadro di riferimento per proposte politiche e misure pratiche. Per questo è importante che siano ispirati da compassione, lungimiranza e coraggio, in modo da cogliere ogni occasione per far avanzare la costruzione della pace: solo così il necessario realismo della politica internazionale non diventerà una resa al cinismo e alla globalizzazione dell’indifferenza.
Il dialogo e il coordinamento, in effetti, costituiscono una necessità e un dovere proprio della comunità in-ternazionale. Al di fuori dei confini nazionali, è possibile anche che Paesi meno ricchi possano accogliere un numero maggiore di rifugiati, o accoglierli meglio, se la cooperazione internazionale assicura loro la disponibilità dei fondi necessari.
La Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha suggerito 20 punti di azione[17] quali piste concrete per l’at-tuazione di questi quattro verbi nelle politiche pubbliche, oltre che nell’atteggiamento e nell’azione delle comunità cristiane. Questi ed altri contributi intendono esprimere l’interesse della Chiesa cattolica al processo che porterà all’adozione dei suddetti patti globali delle Nazioni Unite. Tale interesse conferma una più generale sollecitudine pastorale nata con la Chiesa e continuata in molteplici sue opere fino ai nostri giorni.

6. Per la nostra casa comune
Ci ispirano le parole di San Giovanni Paolo II: «Se il “sogno” di un mondo in pace è condiviso da tanti, se si valorizza l’apporto dei migranti e dei rifugiati, l’umanità può divenire sempre più famiglia di tutti e la nostra terra una reale “casa comune”».[18] Molti nella storia hanno creduto in questo “sogno” e quanto hanno compiuto testimonia che non si tratta di una utopia irrealizzabile.
Tra costoro va annoverata Santa Francesca Saverio Cabrini, di cui ricorre nel 2017 il centenario della nascita al cielo. Oggi, 13 novembre, molte comunità ec-clesiali celebrano la sua memoria. Questa piccola grande donna, che consacrò la propria vita al servizio dei migranti, diventandone poi la celeste patrona, ci ha insegnato come possiamo accogliere, proteggere, promuovere e integrare questi nostri fratelli e sorelle. Per la sua intercessione il Signore conceda a noi tutti di sperimentare che «un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace».[19]

Francesco

Dal Vaticano, 13 novembre 2017
Memoria di Santa Francesca Saverio Cabrini, Patrona dei migranti.

note
[1] Luca 2,14. [2] Angelus, 15 gennaio 2012. [3] Giovanni XXIII, Lett. enc. Pacem in terris, 57. [4] Cfr Luca 14, 28-30. [5] Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2000, 3. [6] Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2013. [7] N. 25.
[8] Cfr Discorso ai Direttori nazionali della pastorale per i migranti partecipanti all’Incontro promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), 22.09.2017.
[9] Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2011. [10] Esort. ap. Evangelii gaudium, 71. [11] Giovanni XXIII, Lett. enc. Pacem in terris, 57. [12] Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2018, 15 agosto 2017. [13] Ebrei 13,2. [14] Salmo 146,9. [15] Deuteronomio 10,18-19. [16] Efesini 2,19. [17] “20 Punti di Azione Pastorale” e “20 Punti di Azione per i Patti Globali” (2017); vedi anche Documento ONU A/72/528. [18] Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2004, 6. [19] Giacomo 3,18.


18 dicembre 2017

S. Natale 2017

Carissimi, prima di scrivere questi auguri mi sono fermato a ricordare o immaginare i vostri volti e i vostri nomi. Vorrei chiedere a ciascuno: come stai? di salute, certo! ma anche “dentro”… quali fatiche e paure stai affrontando? quali gioie e cose belle stai gustando?

Io di salute sto abbastanza bene e “dentro” mi sento un po’ come la corrente alternata, sì perché passo da momenti di apprensione ad altri di maggiore serenità. I motivi delle mie preoccupazioni sono soprattutto legati al senso di vertigine che sperimento al pensiero della grande responsabilità che è affidata a me e alle nostre parrocchie di offrire segni credibili del Vangelo di Gesù nella pochezza delle nostre persone e capacità.

Ritrovo pace quando rivivo i due movimenti apparentemente opposti che facciamo ogni volta che prepariamo il presepe: chinarci e alzare lo sguardo.
Non meraviglia sempre anche voi la scelta di Dio di presentarsi nel mondo in punta di piedi, chiedendo ospitalità, attenzioni e cure? Lui, l’onnipotente creatore e dominatore dell’universo, Lui la sorgente dell’Amore, bisognoso del nostro amore!

Dal Natale impariamo nuovamente la bellezza del chinarci a riconoscere nel Bambino del presepe che “Dio ha visitato e redento il suo popolo” (Lc 1,68), sapendo che l’autenticità di questo gesto si invera quando ci chiniamo, rivolgiamo attenzioni, cure, amore ai “piccoli” di oggi a cominciare dai bambini, dagli anziani, dai malati, dai poveri…
Sempre a partire dalla meraviglia del Natale scaturisce la possibilità di alzare lo sguardo dalle tristezze e paure del mondo alla meta del nostro cammino che è la Città santa, nella quale il Dio-con-noi “asciugherà ogni lacrima” (Ap 21,4).

Comprendo che questo è il cuore dell’augurio di cui tutti abbiamo bisogno.

Così vi invito a rinnovare la speranza e unire la nostra voce a quella della Chiesa che inizia in tutto il mondo ogni giornata cantando con Zaccaria la benedizione a Dio che “verrà a visitarci dall'alto come un sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace” (Lc1,78-79).

Possa la celebrazione del Natale aiutare tutti noi a chinarci e alzare lo sguardo nel momento di vita che viviamo!

Buon Naatale! Joyeux Noël! Feelliizz Navidad!! Crăciun Fericit! ديجمدااليمديع Merry Chrristmas!

d.Alfredo con d.Francesco, d.Giovanni, d.Mauro, d.Roberto, le suore, i visitatori laici e i membri del Consiglio pastorale

Il cantico dei pastori. Natale, testimonianza da offrire.

Dipinto di Lorenzo Lotto – Adorazione Dei Pastori, 1534 circa, olio Su Tela, Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia
Nel mio presepe quest’anno non ho costruito colline né disegnato cieli stellati, non ho messo statuine d’arte né meccanismi portentosi che muovono braccia di fabbri, accendono luci, trascinano pecore verso la grotta di Betlemme.
Quest’anno il mio presepe è fatto di musica e parola, è un presepe di cantici.
Se potete fare silenzio e vi ponete in ascolto, riuscirete forse a sentire anche a casa vostra il cantico dei pastori del mio presepe.
Il cantico dei pastori è testimonianza.
Non abbiamo meriti, non abbiamo sapienza, non abbiamo mandato.
Abbiamo visto e rendiamo testimonianza.
Siamo stati disturbati nella notte e invitati a partire: ma vi diciamo che ne valeva la pena.
L’umiltà del Bambino incoraggia anche noi che non valiamo niente e non godiamo di nessun prestigio a dire una parola, a contagiare con la gioia, a invitare al cammino. Siamo testimoni: non attiriamo l’attenzione su noi stessi, ma siamo lieti che anche voi andiate fin là, dove c’è il motivo della nostra letizia.
Siamo testimoni: dobbiamo dire semplicemente quello che abbiamo visto e nessun complicato ragionamento, nessun disprezzo che ci mette in ridicolo, nessuna minaccia che ci vuole zittire, nulla può convincerci a tacere quello che ci è stato donato. Siamo stati amati. Proprio noi, povera gente da nulla, siamo stati amati e quel bambino ci ha resi capaci di amare. Di questo diamo testimonianza.
I pastori sono testimoni e il loro cantico condivide la sorpresa, l’esperienza e il suo frutto.

mons. Mario Delpini
Arcivescovo di Milano


La messa di mezzanotte...

Non è il titolo di una mostra e nemmeno di un romanzo strenna di Natale. E’ invece l’inizio di una piccola comunicazione che sono certo sarà motivo di più di un commento.

La messa di mezzanotte da quest’anno sarà celebrata solo a San Barnaba. 

Da alcuni anni ci si pensava vista la decrescente affluenza di fedeli a questo appuntamento tradizionale. Se ovunque molti adulti e giovani hanno diminuito o abbandonato la partecipazione alla Messa, a Maria Madre questo si vede ancora di più a causa dell’età media elevata dei parrocchiani, che non escono volentieri alla sera (neanche quando ci sono altri appuntamenti nel primo dopocena).

Alla decisione siamo giunti verificando anche le crescenti difficoltà a garantire la partecipazione delle persone che curano l’animazione della celebrazione liturgica.
Personalmente credo che sia utile partire anche da qui per continuare ad interrogarci seriamente e serenamente sul futuro delle parrocchie, che in questi anni di grandi cambiamenti (nb: papa Francesco ripete spesso che viviamo non tanto in un’epoca di cambiamenti ma in un cambiamento d’epoca) hanno una straordinaria possibilità di riscoprire ciò che è essenziale alla loro vita e missione, scrollandosi ciò che invece rischia di diventare un insieme di tradizioni “zavorra”.  E nei prossimi anni non mancheranno occasioni per vivere insieme esercizi di discernimento in tal senso...
Intanto ricordiamoci che non celebrare la Messa di mezzanotte a Maria Madre non vuol dire non celebrare il Natale e le Messe di Natale, ma farlo tenendo conto delle persone concrete che ci sono e rispettando le loro vere esigenze.
In più chi vorrà comunque partecipare alla Messa di Mazzanotte a San Barnaba vivrà un altro piccolo passo di quel cammino che ci è stato chiesto dal Vescovo: realizzare una comunità pastorale che è una esperienza di Chiesa dalle braccia aperte, “in uscita”, pronta a condividere doni e fatiche nel nome di Gesù.
Anche così permetteremo alla celebrazione del Natale di aprirci all’incontro con Gesù che bussa alla nostra vita molto concretamente nella persona del fratello.
Concludo chiedendo a tutti di non sprecare parole inutile su questa scelta ma a scegliere quale Natale vivere. 

Buon Natale!

don Alfredo

CALENDARIO della COMUNITÀ PASTORALE da Domenica 10 dicembre 2017

DOMENICA 10 DICEMBREV DI AVVENTO
ore 21,00 Oratorio SB 18ENNI

Lunedì 11 dicembre
ore 11,00 Chiesa MMC Natale della TERZA ETÀ
      confessioni, messa, pranzo, pomeriggio di festa
ore 21,00 Oratorio SB ADO

Martedì 12 dicembre
ore 15,15 Chiesa MMC 3° inc. catechesi adulti  
ore 18,30 Oratorio MMC ADO

Mercoledì 13 dicembre
ore 9,30 in Caritas MMC incontro coi volontari di IDEA SOLIDALE - piccola bottega della carità.
ore 15,00  Oratorio SB TERZA ETÀ

Giovedì 14 dicembre
ore 19 e 21 Oratorio SB 3° inc. catechesi adulti  

Venerdì 15 dicembre
ore 18,30 Oratorio MMC PREADO sacramento della Riconciliazione, cena e animazione Natale

Sabato 16 dicembre
ore 9,30 Oratorio MMC 3° inc. catechesi adulti  
ore 10,30 Chiesa MMC cic 4 di 5à el. sacramento della Riconciliazione

DOMENICA 17 DICEMBREDELL’INCARNAZIONE
ore 10,30 a SB e 11 a MMC a termine Messa bene dizione dei Gesù bambini dei presepi di casa.
dalle 15 Oratorio SB animazione per i bambini: film, merenda, lettura di fiabe per i piccoli e festa di Natale USSB
ore 20,00 Oratorio SB cena di Natale 18ENNI

Lunedì 18 dicembre
ore 15,00 Sala Molaschi  TERZA ETÀ
ore  21,00  Chiesa SB celebrazione del sacramen to della Riconciliazione per ADO e 18enni

Martedì 19 dicembre
ore 21,00 Chiesa SB celebrazione del sacramento della Riconciliazione per Adulti  

Mercoledì 20 dicembre
ore 21,00 Chiesa SB NOTE D’ARCADIA invita al concerto di Natale

Giovedì 21 dicembre
ore 19 incontro giovani e ore 21 nella Chiesa dei ss. Giacomo e Giovanni celebrazione del sacramento della Riconciliazione per i giovani del decanato

Venerdì  22 dicembre
Ore 18 Oratorio MMC animazione di Natale per i ragazzi a MMC e festa Natale Fenice


DOMENICA 24 DICEMBRE
DOMENICA PRENATALIZIAS.Messe con orario festivo
NB: ore 17,00 Chiesa MMC   ore 18,00 Chiesa SB    s. Messa di Vigilia del Natale  


LUNEDI’ 25 DICEMBRE
NATALE DEL SIGNORE 
ore 00,00 Chiesa SB Messa di mezzanotte preceduta da breve veglia di musiche e preghiere

Messe del giorno: 
Chiesa MMC: 9,00 - 18,00 Chiesa SB: 10,30 - 18

MARTEDI’ 26 DICEMBRE S. Stefano, Primo martire
Chiesa SB: 10,30      Chiesa MMC: 17,00