30 dicembre 2017

LA “VISIONE” DI FRANCESCO

Vi invito a guardare le migrazioni con uno sguardo carico di fiducia, come opportunità per costruire un futuro di pace” e per questo adoperiamoci a “trasformare in cantieri di pace le nostre città”

Carissimi, nei giorni scorsi una persona telefonando in casa parrocchiale ha chiesto come mai nella lettera di auguri lasciata dai visitatori in occasione del Natale ci fossero gli auguri in varie lingue … compreso l’arabo. Credendo ad una battuta scherzosa la risposta è stata di conseguenza. Ma poi si è capito che l’interrogativo celava molto più che curiosità ingenua e riprendeva il ritornello razzista diventato slogan propagandistico dei partiti di ogni colore. Alla radice  di tali parole credo ci sia la sensazione viscerale di sentirsi depredati di tutto (lavoro, casa, diritti, speranze e ora anche della chiesa e dei preti che “ci hanno abbandonato”…). Una sensazione reale che va compresa e rispettata ma che non può essere imputata alla sola causa dell’arrivo di immigrati, anche se ai politicanti e faccendieri di turno fanno comodo questi cavalli di battaglia che, come fette di salame sugli occhi, nascondono al nostro sguardo incompetenze, irresponsabilità e affari miliardari che arricchiscono qualcuno ma depauperano l’Italia e il suo futuro.
Ho sentito l’omelia del papa nella notte di Natale e i suoi messaggi nei giorni successivi. Mi sono chiesto  il perché di tanta insistenza su migranti e rifugiati. E ho pensato all’eco di alcuni nostri sfoghi: “e a noi chi ci pensa?”…
Ho pensato alla ridicola accusa di essere un papa “politico”. Nell’accezione più alta della parola è augurabile che ogni persona e quindi anche il papa lo sia. Certo non lo si può accusare di essere complice di una politica di tornaconti di parte. Mentre forse ciascuno di noi ha da rimproverarsi al riguardo anzitutto un mare di omissioni e di piccole complicità di convenienza con comportamenti ai confini della legalità.
Mi pare che lo sguardo del papa sia mutato dal giorno della sua prima visita ufficiale. Ricordate? Proprio a Lampedusa dopo uno degli innumerevoli naufragi di migranti. Credo che in quell’occasione papa Bergoglio, che mai aveva avuto a che fare col fenomeno migratorio così come lo viviamo noi nel mediterraneo, ha intuito la portata di questo avvenimento che sta cambiando il mondo e che domanda di essere assunto con grande serietà e responsabilità dai grandi della terra come da ciascun cittadino del mondo. Lì ha ricevuto la “visione” (immagine tanto cara alle Scritture anche di questi giorni natalizi) che accompagna la sua missione e il suo insegnamento alla Chiesa e al mondo. Una visione che, come è sempre stato nella storia, da’ fastidio ai potenti del mondo, ma anche a noi che ci sentiamo minacciati nelle nostre presunte sicurezze.
Francesco infatti ci invita a non fermarci di fronte alle difficoltà che tale fenomeno presenta per tutti, ma a la-sciarci interrogare fino in fondo sul significato di quanto sta avvenendo in tutto il mondo (perché il mediterraneo non è l’unica frontiera presa d’assalto da milioni di persone in cerca di un futuro migliore. Pensate al confine Messico - Stati Uniti, e anche al mare del sud-est asiatico) e a darci da fare per questi che sono anzitutto fratelli.
Infatti quante responsabilità sull’attuale situazione del mondo ha l’occidente industrializzato di cui facciamo parte noi! Queste responsabilità non possono essere nascoste dalle foglie di fico dei comportamenti sopra le righe o anche fuori legge di qualcuno dei migranti: cosa non abbiamo fatto e facciamo noi nei loro paesi con le coperture complici degli Erode di turno? Ad esempio il turismo sessuale, preferibilmente con minorenni; l’espi-anto illegale di organi … ad ogni costo; abbiamo dettato le leggi che regolano i prezzi dei prodotti imponendo condizioni di lavoro e di vita di milioni di uomini, donne e bambini; deteniamo la produzione e il commercio delle armi e, in barba alle carte costituzionali dove ‘ripu-diamo la guerra’, in realtà la sosteniamo e la imponiamo a popoli che non sanno più neanche perché continuano a spararsi (ma noi lo sappiamo: il nostro PIL ne ha bisogno!)
La messa in discussione del modo di intendere il nostro posto nel mondo e quello degli altri è occasione preziosa anche in chiave “pastorale”, che è la prospettiva che più sta a cuore al papa e che dovrebbe essere da noi raccolta come indicazione preziosa per la vita della comunità cristiana nella città e nel quartiere. Perché le grandi prospettive mondiali sono servite a noi sul piatto della convivenza quotidiana con questi uomini e donne di tutto il mondo che il papa si ostina a chiamare fratelli perché questo è semplicemente il Vangelo quando ci invita a pregare dicendo “PADRE NOSTRO”. Nostro di chi? Solo dei ‘nostri’ o di ogni uomo e donna?
Sulla stessa lunghezza d’onda possiamo leggere  l’invito dell’Arcivescovo Mario a vivere il Sinodo minore, dal tema “Chiesa dalle genti”, che inizierà domenica 14 gennaio 2018 nella basilica di Sant’Ambrogio, alle 16, con una celebrazione da lui presieduta.
Raccogliamo l’invito del papa a farci animare dallo sguardo contemplativo della fede per leggere con sguardo evangelico la realtà di oggi e trasformare in cantieri di pace le nostre città riprendendo l’invito di mons. Delpini nel discorso alla città nella festa di san-t’Ambrogio a tessere nella ferialità rapporti di buon vicinato all’insegna del rispetto, della conoscenza e del-l’aiuto reciproci. 
Mentre rivolgo a tutti l’augurio per UN ANNO DI PACE, sono contento di annunciarvi e di invitarvi alla iniziativa coordinata da don Giovanni del CAMPUS DELLA PACE.

Da domenica 18 a sabato 25 febbraio si terrà infatti la terza edizione del CAMPUS DI EDUCAZIONE ALLA PACE sul tema: la parola Giustizia e i suoi significati nell’orizzonte culturale di oggi.
Sul nuovo sito del campus internazionale (ci saranno anche quest’anno giovani da diverse parti d’Europa) trovate la presentazione dell’iniziativa col programma delle giornate, coi temi e i personaggi che interverranno; la possibilità di iscriversi, collaborare, ospitare (a breve sarà sollecitata la disponibilità ad ospitare per la notte i partecipanti) e sostenere questo intensa esperienza di cantiere di costruzione di convivenza e pace.
Buon anno di pace a tutti!
don Alfredo
campusdellapace.altervista.org
ma seguiteci anche su   www.facebook.com/DueCortiliGratosoglio